In un articolo apparso ieri sull'edizione domenicale del principale foglio economico britannico, vengono citati documenti interni alla Commissione e risalenti al febbraio 2013, quando l'allora commissario all'Ambiente Janez Potocnik aveva scritto al commissario per l'Industria Antonio Tajani.
"Ci sono preoccupazioni diffuse sul fatto che le prestazioni siano state adattate per rispettare i cicli di test, nonostante un drammatico aumento delle emissioni al di fuori di tale contesto".
Così lo sloveno Potocnik al collega italiano sui motori incriminati. Il giornale britannico ospita poi un'intervista all'ex commissario UE all'Ambiente, la danese Ida Auken, la quale ha confermato le circostanze che portarono alla proroga al 2017 della revisione dei test per le emissioni.
"C'erano abbastanza problemi, non era il caso di crearne di nuovi".
Questa la versione che la stessa Auken ha raccontato al Financial Times a proposito dell'atteggiamento dei suoi colleghi della Commissione alle sue richieste di intervento, sostenendo che Bruxelles aveva all'epoca un diverso ordine di priorità: la crisi economica ed il rilancio del settore automobilistico non andavano insomma disturbate.
Una conferma di quanto affermato nel precedente articolo del FT. In quella occasione il quotidiano parlò di prove del coinvolgimento delle istituzioni europee, rivelando una serie di test che la stessa Commissione nel 2013 commissionò al centro di ricerche dell'Ue sulle emissioni dei motori diesel. I risultati portarono, già due anni prima della scoperta dello scandalo Volkswagen, a stabilire che i test effettuati in laboratorio davano risultati eccezionalmente differenti da quelli effettuati su strada, suggerendo un cambio delle procedure, sostanzialmente ignorato dalla Commissione.
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