https://it.sputniknews.com/20230611/russia-dal-cremlino-avvertono-non-vediamo-alcuna-base-per-il-dialogo-con-kiev-17291601.html
Russia, dal Cremlino avvertono: non vediamo alcuna base per il dialogo con Kiev
Russia, dal Cremlino avvertono: non vediamo alcuna base per il dialogo con Kiev
Dmitry Peskov, circa una possibile trattativa con la controparte ucraina: nessuno spiraglio al momento. 11.06.2023, Sputnik Italia
2023-06-11T13:55+0200
2023-06-11T13:55+0200
2023-06-11T13:55+0200
la situazione in ucraina
russia
mosca
cremlino
ucraina
dialogo
dichiarazioni
diplomazia
geopolitica
kiev
/html/head/meta[@name='og:title']/@content
/html/head/meta[@name='og:description']/@content
https://cdnnit1.img.sputniknews.com/img/07e5/01/1f/10066794_0:0:3178:1788_1920x0_80_0_0_0bebaf373cee9a6a989533080b251b12.jpg
"In realtà non ci sono accordi e prerequisiti per i negoziati tra Russia e Kiev ora".Così, laconico, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, circa eventuali trattative con il regime di Kiev.Le dichiarazioni del portavoce via Telegram.A seguire Peskov ha elencato alcune delle principali ragioni Peskov a causa delle quali l'Ucraina si rifiuta di risolvere pacificamente la situazione.Tra i diversi fattori che il portavoce ritiene di serio ostacolo ad aperture sul tema delle trattative ha menzionato in particolare:In Ucraina, allo stesso tempo, hanno dichiarato che "la pace può essere stabilita solo alle loro condizioni e dopo che il paese sarà tornato ai confini del 1991".Dal Cremlino si è osservato però "che un piano che non tiene conto delle realtà territoriali odierne e delle nuove regioni della Russia non può essere pacifico".Su eventuali trattative e sulla mediazione tra le parti di recente si sono avanzate proposte da più parti: è il caso del Sudafrica, ma anche del Brasile di Lula, della Cina e da ultimo da parte del Vaticano.
russia
mosca
ucraina
kiev
Sputnik Italia
feedback.it@sputniknews.com
+74956456601
MIA „Rosiya Segodnya“
2023
Sputnik Italia
feedback.it@sputniknews.com
+74956456601
MIA „Rosiya Segodnya“
Notiziario
it_IT
Sputnik Italia
feedback.it@sputniknews.com
+74956456601
MIA „Rosiya Segodnya“
https://cdnnit1.img.sputniknews.com/img/07e5/01/1f/10066794_449:0:3178:2047_1920x0_80_0_0_21178c31161177bb49354087a90ced2c.jpgSputnik Italia
feedback.it@sputniknews.com
+74956456601
MIA „Rosiya Segodnya“
russia, mosca, cremlino, ucraina, dialogo, dichiarazioni, diplomazia, geopolitica, kiev, mondo, dmitry peskov
russia, mosca, cremlino, ucraina, dialogo, dichiarazioni, diplomazia, geopolitica, kiev, mondo, dmitry peskov
Russia, dal Cremlino avvertono: non vediamo alcuna base per il dialogo con Kiev
Seguici su
Dmitry Peskov, circa una possibile trattativa con la controparte ucraina: nessuno spiraglio al momento.
"In realtà non ci sono accordi e prerequisiti per i negoziati tra Russia e Kiev ora".
Così, laconico, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, circa eventuali trattative con il regime di Kiev.
Le dichiarazioni del portavoce via Telegram.
A seguire Peskov ha elencato alcune delle principali ragioni Peskov a causa delle quali l'Ucraina si rifiuta di risolvere pacificamente la situazione.
"Ora non ci sono basi, anche fragili, per costruire almeno una sorta di dialogo", ha aggiunto.
Tra i diversi fattori che il portavoce ritiene di serio ostacolo ad aperture sul tema delle trattative ha menzionato in particolare:
"Vediamo: A - riluttanza del regime, B - impreparazione, C - inammissibilità del regime da parte dei proprietari, probabilmente si può dire senza equivoci diplomatici. Pertanto, ora non ci sono prerequisiti per i negoziati", ha sottolineato il rappresentante del Cremlino.
In Ucraina, allo stesso tempo, hanno dichiarato che "la pace può essere stabilita solo alle loro condizioni e dopo che il paese sarà tornato ai confini del 1991".
Dal Cremlino si è osservato però "che un piano che non tiene conto delle realtà territoriali odierne e delle nuove regioni della Russia non può essere pacifico".
Su eventuali trattative e sulla mediazione tra le parti di recente si sono avanzate proposte da più parti: è il caso del Sudafrica, ma anche del Brasile di Lula, della Cina e da ultimo da parte del Vaticano.