Vaticano, i retroscena del presunto piano di pace della Santa Sede

© Sputnik . Pavel Bednyakov
/ Il piano di pace annunciato da papa Bergoglio in conferenza stampa di ritorno dalla missione apostolica in Ungheria, subito smentito da Kiev e Mosca, rivela che vi possa essere una figura di mediatore da parte del Vaticano, al momento però solo in fase di bozza.
Un presunto piano di pace, capace di mettere d'accordo le parti in campo in relazione alla crisi in corso in Ucraina, era stato annunciato dallo stesso papa Bergoglio, di ritorno dal suo viaggio apostolico in quel di Ungheria.
In quella occasione il Santo Padre aveva parlato di una missione non ancora resa pubblica.
Nel frattempo, si parla di una finestra temporale di poco più di 2 settimane, sono cambiate molte cose, sia dal punto di vista della realtà sui campi di battaglia che sul piano della diplomazia internazionale.
In primis, il debutto nel gruppo di coloro che hanno proposto e propongono piani di pace, della Cina: un inviato del paese asiatico ha fatto visita a Kiev cui ha fatto seguito l'ennesimo tour in giro per l'Europa del presidente ucraino Vladimir Zelensky.
Il piano di cui parla il presidente sudafricano, Ciryl Ramaphosa, a rappresentanza di un gruppo di paesi africani, quello del presidente brasiliano Lula, tra gli altri.
Il piano di cui parla il presidente sudafricano, Ciryl Ramaphosa, a rappresentanza di un gruppo di paesi africani, quello del presidente brasiliano Lula, tra gli altri.
Ma perché, in quel frangente, di ritorno da Budapest, il Sommo Pontefice ha fatto quel riferimento ad un piano di pace del Vaticano?
Perché, secondo quanto riferisce Il Sismografo, vi era già stato uno scambio di opinioni da parte delle rappresentanze delle rispettive diplomazie che acconsentivano di massima ad una tale possibilità, con tanto di questioni poste relative al numero degli inviati e voci relative al Cardinale Matteo Zuppi e dell'Arcivescovo Claudio Gugerotti, elementi a cui si riferiva appunto il Pontefice nella conferenza in aereo dall'Ungheria.
Perché, secondo quanto riferisce Il Sismografo, vi era già stato uno scambio di opinioni da parte delle rappresentanze delle rispettive diplomazie che acconsentivano di massima ad una tale possibilità, con tanto di questioni poste relative al numero degli inviati e voci relative al Cardinale Matteo Zuppi e dell'Arcivescovo Claudio Gugerotti, elementi a cui si riferiva appunto il Pontefice nella conferenza in aereo dall'Ungheria.
Ora le ipotesi relative alla immediata smentita di parte ucraina e russa dopo le dichiarazioni di papa Bergoglio: forse che i due apparati diplomatici dei 2 Paesi non abbiano voluto mantenere il riserbo sul piano come da stessa richiesta del Vaticano?
Nel frattempo il cardinale Pietro Parolin, si legge nell'articolo, manda una serie di missive alla volta di Kiev e Mosca per dirimere la questione, sottolineando che circa il piano entrambe le rappresentanze erano state informate:
"Non sono state smentite, avevano detto di non saperne nulla ma poi ci sono stati contatti da ambo le parti dove si è chiarito che si è trattato di un misunderstanding, un equivoco".