Fine vita, dalla Camera il primo sì alla legge: al Senato sarà battaglia
© Foto : Presidenza della RepubblicaIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell'Aula di Montecitorio in occasione della cerimonia di giuramento

Si teme che il testo faccia la fine del ddl Zan, perché i numeri del centrosinistra sono risicati. Precondizioni molto rigide per accedere e obiezione di coscienza per i sanitari.
Dopo la bocciatura del quesito referendario sull’eutanasia da parte della Corte Costituzionale, il via libera della Camera, che ieri ha approvato il testo della legge sul fine vita, è un sospiro di sollievo per il fronte che aveva portato avanti la battaglia, raccogliendo 1,2 milioni di firme.
Adesso perà lo scoglio è quello del Senato, dove i numeri del fronte giallorosso sono meno ampi e si rischia che il testo faccia la fine del ddl Zan.
La legge è stata approvata con 253 sì e 117 no: molte le assenze, soprattutto nel centrodestra, dove il 56% dei leghisti e il 59% dei forzisti non si sono presentati in Aula.
A favore si sono schierati anche sei deputati FI e cinque di Coraggio Italia.
Le condizioni rigide
Il testo approvato ricalca le richieste della Corte costituzionale nella sentenza sul caso Cappato-Dj Fabo, ed equipara la “morte volontaria medicalmente assistita” alla morte naturale.
Accede a questa fattispecie, però, prevede delle precise condizioni:
può accedervi, purché sia maggiorenne e in grado di intendere e di volere, solo la “persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta”;
o una persona “portatrice di una condizione clinica irreversibile che cagioni sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili”, la cui sopravvivenza dipende da “trattamenti sanitari di sostegno vitale”;
il paziente deve avere avuto accesso alle cure palliative;
la patologia deve essere certificata da un medico, che potrà intervenire anche a casa per aiutare a staccare la spina.
Nel testo, durante la lunga trattativa tra i partiti, è stata introdotta l’obiezione di coscienza per i sanitari e la non punibilità dei medici, cui viene applicata una “sanatoria” retroattiva anche per condanne passate in giudicato.