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Bologna, estorsioni per casa di riposo: chiusa inchiesta per 23 persone
Bologna, estorsioni per casa di riposo: chiusa inchiesta per 23 persone
L'indagine 'Ragnatela' a Bologna sulle estorsioni a una casa di risposo era partita ad ottobre con due arresti. 25.02.2022, Sputnik Italia
2022-02-25T19:05+0100
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La Procura di Bologna ha inviato 23 avvisi di fine indagine ad altrettante persone, le quali sono accusate a vario titolo di estorsione aggravata dal metodo mafioso, bancarotta e altri reati fiscali e tributari nell'operazione di polizia 'Ragnatela', condotta congiuntamente dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza.L’operazione, a fine ottobre, aveva portato a due arresti, nei confronti di due crotonesi e a un sequestro preventivo di beni e asset nelle loro disponibilità.Il gruppo era subentrato nella gestione di un casa di riposo sull'Appennino bolognese, ad Alto Reno Terme, e secondo l'accusa avevano svuotato le casse della precedente attività della liquidità.In questo modo hanno condotto l’impresa al dissesto e quindi al fallimento nel 2016 col fine di creare una nuova cooperativa. Per tutte queste attività, il gruppo aveva utilizzato alcuni prestanome.Alcuni indagati, inoltre, avrebbero minacciato e intimidito i dipendenti della struttura, con "modalità tipicamente mafiose", secondo gli investigatori, allo scopo di farli prima dimettere e poi riassumerli nella nuova cooperativa nata dal fallimento indotto.A vessare i dipendenti sarebbero stati i nuovi titolari della struttura che, secondo le indagini di carabinieri e finanza, avevano l'unico scopo di prosciugare il patrimonio dell'impresa, causandone il dissesto con false fatture per lavori inesistenti.Invece, con quei soldi hanno acquistato beni personali, e messo le mani sull'immobile storico che ospitava la casa di riposo. L'inchiesta è stata coordinata dal pm della Dda di Bologna, Roberto Ceroni.Attualmente in carcere si trova Francesco Zuccalà, di 59 anni, e con lui l'altro arrestato, Fiore Moliterni, di anni 61, che però si trova ai domiciliari.
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La Procura di Bologna ha inviato 23 avvisi di fine indagine ad altrettante persone, le quali sono accusate a vario titolo di estorsione aggravata dal metodo mafioso, bancarotta e altri reati fiscali e tributari nell'operazione di polizia 'Ragnatela', condotta congiuntamente dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza.
L’operazione, a fine ottobre, aveva portato a due arresti, nei confronti di due crotonesi e a un sequestro preventivo di beni e asset nelle loro disponibilità.
Il gruppo era subentrato nella gestione di un casa di riposo sull'Appennino bolognese, ad Alto Reno Terme, e secondo l'accusa avevano svuotato le casse della precedente attività della liquidità.
In questo modo hanno condotto l’impresa al dissesto e quindi al fallimento nel 2016 col fine di creare una nuova cooperativa. Per tutte queste attività, il gruppo aveva utilizzato alcuni prestanome.
Alcuni indagati, inoltre, avrebbero minacciato e intimidito i dipendenti della struttura, con "modalità tipicamente mafiose", secondo gli investigatori, allo scopo di farli prima dimettere e poi riassumerli nella nuova cooperativa nata dal fallimento indotto.
A vessare i dipendenti sarebbero stati i nuovi titolari della struttura che, secondo le indagini di carabinieri e finanza, avevano l'unico scopo di prosciugare il patrimonio dell'impresa, causandone il dissesto con false fatture per lavori inesistenti.
Invece, con quei soldi hanno acquistato beni personali, e messo le mani sull'immobile storico che ospitava
la casa di riposo. L'inchiesta è stata coordinata dal pm della Dda di Bologna, Roberto Ceroni.
Attualmente in carcere si trova Francesco Zuccalà, di 59 anni, e con lui l'altro arrestato, Fiore Moliterni, di anni 61, che però si trova ai domiciliari.