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Miozzo: “All’inizio della pandemia abbiamo preso decisioni drammatiche al buio”
Miozzo: “All’inizio della pandemia abbiamo preso decisioni drammatiche al buio”
L’ex coordinatore del Cts ripercorre le prime fasi dell’emergenza, in cui mancavano le informazioni e nessuno aveva lanciato una vera allerta. “Criticare a... 23.02.2022, Sputnik Italia
2022-02-23T15:28+0100
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coronavirus in italia
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Il primo Comitato tecnico scientifico, nominato il 7 febbraio del 2020, all’inizio della pandemia di coronavirus, si è riunito nel primo mese 164 volte, l’attuale soltanto 62 volte, dice Agostino Miozzo, ex coordinatore del Cts, per spiegare a bocce ferme le differenze di operatività dall’inizio dell’emergenza ad oggi, dopo le critiche e le ammissioni di errori di altri componenti come Giuseppe Remuzzi.Parlando al Corriere della Sera, Miozzo ammette che ci sono stati dei ritardi, ma ricorda che “nei primi giorni del 2020 le uniche informazioni arrivavano dalla Cina” e soltanto l’11 marzo “l’Oms ha annunciato ufficialmente l’avvio della pandemia”.Fino a quel momento, nessun organismo extra nazionale “ha condiviso comunicazioni di allarme fornendo istruzioni di comportamento”.L’Italia ha chiuso, ma era già tardiMiozzo sottolinea che, nonostante la mancanza di indicazioni, l’Italia fu il primo paese a chiudere gli scali ai voli dalla Cina, “purtroppo nessun altro governo europeo ci ha seguiti. Tutti hanno sottovalutato”.La decisione sul lockdown fu difficile e contrastata: “Alla fine ha vinto il virus: i casi galoppavano e bisognava fermarlo”, “se avessimo anticipato al 20 febbraio la diffusione sarebbe stata diversa. Mancavano i presupposti per deciderlo”.
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L’ex coordinatore del Cts ripercorre le prime fasi dell’emergenza, in cui mancavano le informazioni e nessuno aveva lanciato una vera allerta. “Criticare a fuochi spenti è facile, non c’erano certezze”.
Il primo Comitato tecnico scientifico, nominato il 7 febbraio del 2020, all’inizio della pandemia di coronavirus, si è riunito nel primo mese 164 volte, l’attuale soltanto 62 volte, dice Agostino Miozzo, ex coordinatore del Cts, per spiegare a bocce ferme le differenze di operatività dall’inizio dell’emergenza ad oggi, dopo le critiche e le ammissioni di errori di altri componenti come Giuseppe Remuzzi.
“La gestione di qualsiasi emergenza è zeppa di errori. Pensiamo al contesto in cui ci siamo mossi: abbiamo dovuto prendere decisioni drammatiche, praticamente al buio. Senza informazioni, senza elementi di certezza, senza una guida da parte degli organismi internazionali”.
Parlando al
Corriere della Sera, Miozzo ammette che ci sono stati dei ritardi, ma ricorda che “nei primi giorni del 2020 le uniche informazioni arrivavano dalla Cina” e soltanto l’11 marzo “l’Oms ha annunciato ufficialmente l’avvio della pandemia”.
Fino a quel momento, nessun organismo extra nazionale “ha condiviso comunicazioni di allarme fornendo istruzioni di comportamento”.
L’Italia ha chiuso, ma era già tardi
Miozzo sottolinea che, nonostante la mancanza di indicazioni, l’Italia fu il primo paese a chiudere gli scali ai voli dalla Cina, “purtroppo nessun altro governo europeo ci ha seguiti. Tutti hanno sottovalutato”.
Il virus, però, era già sbarcato e “criticare a fuochi spenti le nostre scelte è facile”.
La decisione sul lockdown fu difficile e contrastata: “Alla fine ha vinto il virus: i casi galoppavano e bisognava fermarlo”, “se avessimo anticipato al 20 febbraio la diffusione sarebbe stata diversa. Mancavano i presupposti per deciderlo”.