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Caso Open: il Senato sta con Renzi, ma la maggioranza si divide
Caso Open: il Senato sta con Renzi, ma la maggioranza si divide
Via libera al conflitto di attribuzioni alla Consulta per i magistrati che hanno indagato sul leader di Italia viva, che si è difeso in Aula accusando giudici... 23.02.2022, Sputnik Italia
2022-02-23T13:10+0100
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Il Senato ha dato il via libera a maggioranza assoluta, con 167 sì e 76 no, al conflitto di attribuzioni presso la Consulta contro i magistrati che hanno indagato Matteo Renzi per finanziamento illecito nel caso Open.Il leader di Italia viva ha accolto il risultato con un post su Facebook: “Una bella giornata”.La difesa di Renzi: “Fare politica non è un reato”Nel corso della discussione in Senato, l’ex premier ha difeso le sue posizioni, ricordando anche le sentenze della Cassazione sul caso.Così si è espresso e ha rincarato: “Siamo tutti uguali davanti alla legge, l’impunità non è consentita a nessuno, nemmeno ai pm”.Sulla richiesta del conflitto di attribuzioni ha spiegato, riferendosi alla Cassazione: “Non lo dico io, lo dicono altri giudici, quindi è un fatto pacifico, i pm di Firenze non hanno seguito le regole”.Renzi ha anche parlato della rivelazione della lettera del padre da parte della stampa.“La mia vita privata è stata data in pasto a una clamorosa campagna, non solo di stampa. Non è consentito a nessuno violentare la vita delle persone”.Il caso OpenRenzi e il “giglio magico” sono stati indagati sui presunti finanziamenti illeciti ricevuti dalla Fondazione Open dai pm di Firenze.La bocciatura riguarda la tesi principale avanzata dai pm fiorentini a sostegno della loro accusa: l’equiparazione tra la Fondazione Open e un’articolazione di partito, equiparazione indispensabile per ipotizzare la violazione della legge sul finanziamento ai partiti (in questo caso alla corrente renziana).
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Caso Open: il Senato sta con Renzi, ma la maggioranza si divide
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Via libera al conflitto di attribuzioni alla Consulta per i magistrati che hanno indagato sul leader di Italia viva, che si è difeso in Aula accusando giudici e pm di voler fare un processo alle modalità con cui si fa la politica.
Il Senato ha dato il via libera a maggioranza assoluta, con 167 sì e 76 no, al conflitto di attribuzioni presso la Consulta contro i magistrati che hanno indagato Matteo Renzi per finanziamento illecito nel caso Open.
Sulla votazione, però, la maggioranza si è divisa, e in particolare la cosiddetta coalizione giallorossa: da una parte M5S e Leu, che hanno votato contro, dall’altra il Pd, che ha votato a favore.
Il leader di Italia viva ha accolto il risultato con un post su Facebook: “Una bella giornata”.
La difesa di Renzi: “Fare politica non è un reato”
Nel corso della discussione in Senato, l’ex premier ha difeso le sue posizioni, ricordando anche le sentenze della Cassazione sul caso.
“Fare politica non è reato. E nelle democrazie non è un giudice che definisce cosa sia un partito o una corrente. È saltata la separazione dei poteri. I pm pensano di fare un processo alle modalità con cui si fa politica. E vogliono fare anche i padri costituenti”.
Così si è espresso e ha rincarato: “Siamo tutti uguali davanti alla legge, l’impunità non è consentita a nessuno, nemmeno ai pm”.
Poi un messaggio al M5S: “Si vergogni chi pensa che attacchiamo la magistratura. Mi auguro che non vi accada quello che è accaduto a me”.
Sulla richiesta del conflitto di attribuzioni ha spiegato, riferendosi alla Cassazione: “Non lo dico io, lo dicono altri giudici, quindi è un fatto pacifico, i pm di Firenze non hanno seguito le regole”.
Renzi ha anche parlato della rivelazione della lettera del padre da parte della stampa.
“La mia vita privata è stata data in pasto a una clamorosa campagna, non solo di stampa. Non è consentito a nessuno violentare la vita delle persone”.
Il caso Open
Renzi e il “giglio magico” sono stati indagati sui presunti finanziamenti illeciti ricevuti dalla Fondazione Open dai pm di Firenze.
La Corte di cassazione ha bocciato per la quinta volta in fase cautelare l’indagine della procura fiorentina.
La bocciatura riguarda la tesi principale avanzata dai pm fiorentini a sostegno della loro accusa: l’equiparazione tra la Fondazione Open e un’articolazione di partito, equiparazione indispensabile per ipotizzare la violazione della legge sul finanziamento ai partiti (in questo caso alla corrente renziana).