Il presidente Putin parla alla nazione e annuncia il riconoscimento della sovranità delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk - Sputnik Italia

Discorso di Putin alla nazione

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Il presidente russo Vladimir Putin rivolgerà un messaggio alla nazione: lo ha annunciato il segretario Dmitry Peskov.
Al termine della seduta di emergenza del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, il presidente Putin riguardo al riconoscimento della sovranità delle repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk aveva detto:
"La decisione sarà presa oggi, da me"
Il testo intergrale del discorso:
Cari cittadini russi! Cari amici!
L'argomento del mio intervento saranno gli eventi in Ucraina e il motivo per cui è così importante per noi, per la Russia. Naturalmente, il mio appello è rivolto anche ai nostri connazionali in Ucraina. Devo parlarne in maniera dettagliata.
La questione è molto seria. La situazione nel Donbas ha nuovamente preso un carattere critico, acuto. E oggi mi rivolgo a voi direttamente non solo per valutare quanto sta accadendo, ma anche per informarvi sulle decisioni che vengono prese, sui possibili ulteriori passi in questa direzione.
Vorrei sottolineare ancora una volta che l'Ucraina per noi non è solo un paese vicino. È una parte integrante della nostra storia, cultura, spazio spirituale. Sono i nostri compagni, parenti, tra i quali non ci sono solo colleghi, amici, compagni d’armi, ma anche parenti, persone legate a noi dal sangue, legami familiari. Fin dall’intichità gli abitanti delle terre storiche del sud-ovest della Russia antica si chiamarono russi e ortodossi. Così fu fino al XVII secolo, quando parte di questi territori fu riunita allo Stato russo, e anche dopo. Ci sembra che, in linea di principio, lo sappiamo tutti, che si tratta di fatti noti a tutti.
Allo stesso tempo, per capire cosa sta accadendo oggi, per spiegare i motivi delle azioni della Russia e gli obiettivi che ci poniamo, è necessario spendere almeno qualche parola sulla storia della questione. Allora, inizierò con il fatto che l'Ucraina moderna è stata interamente e completamente creata dalla Russia, più precisamente, dai bolscevichi, dalla Russia comunista. Questo processo iniziò quasi subito dopo la rivoluzione del 1917, e Lenin e i suoi soci lo fecero in modo molto grossolano nei confronti della Russia stessa, separandole, strappandole parte dei suoi stessi territori storici.
Naturalmente, nessuno ha chiesto nulla ai milioni di persone che vivevano lì. Poi, prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale, Stalin annesse all'URSS e trasferì all'Ucraina alcune terre che appartenevano a Polonia, Romania e Ungheria. Allo stesso tempo, come una sorta di compensazione, Stalin dotò la Polonia di parte dei territori tedeschi originari e nel 1954 Khruschev per qualche motivo portò via anche la Crimea dalla Russia e la regalò all'Ucraina. In realtà, è così che si è formato il territorio dell'Ucraina sovietica. Però ora vorrei prestare particolare attenzione al periodo iniziale della fondazione dell'URSS. Penso che questo sia estremamente importante per noi. Si deve partire, come si suol dire, da lontano.
Vi ricordo che dopo la Rivoluzione d'Ottobre del 1917 e la successiva Guerra Civile, i bolscevichi iniziarono a costruire una nuova statualità e tra loro sorsero discordie piuttosto aspre. Stalin, che nel 1922 unì gli incarichi di Segretario Generale del Comitato Centrale del Partito comunista russo (bolscevico) e di Commissario del popolo per le nazionalità, propose di costruire il paese sui principi dell'autonomizzazione, ovvero presentare alle repubbliche - le unità amministrativo-territoriali - ampi poteri quando si uniscono a un unico stato. Lenin ha criticato questo piano e ha proposto di fare concessioni ai nazionalisti, come li chiamava allora - "indipendentisti". Furono queste idee leninistiche, infatti, un sistema statale confederato e lo slogan sul diritto delle nazioni all'autodeterminazione fino alla dissoluzione, a costituire la base della statualità sovietica: prima, nel 1922, furono sancite nella Dichiarazione sulla Formazione dell'URSS, e poi, dopo la morte di Lenin, e nella Costituzione dell'URSS nel 1924.
Molte domande sorgono immediatamente qui. E il primo, anzi il principale: perché era necessario soddisfare le ambizioni nazionaliste in continuo aumento alla periferia dell'ex impero? Concedere alle unità amministrative nuovamente formate, e spesso ad arbitrio, le repubbliche dell’Unione, vasti territori che spesso non hanno nulla a che fare con esse. Ripeto, per trasmetterli insieme alla popolazione della Russia storica. Inoltre, infatti, a queste unità ammistrative è stato conferito lo status e la forma di enti statali nazionali.
Ancora una volta mi chiedo: perché è stato necessario fare regali così generosi, che i nazionalisti più ardenti non avevano mai nemmeno sognato prima, e persino dare alle repubbliche il diritto di separarsi dallo stato unito senza alcuna condizione? A prima vista, non è affatto comprensibile, è una sorta di follia. Ma questo è solo a prima vista. C'è una spiegazione. Dopo la rivoluzione, il compito principale dei bolscevichi era rimanere al potere ad ogni costo, proprio ad ogni costo. A tal fine, hanno fatto di tutto: hanno sia accettato le condizioni umilianti della pace di Brest, nel momento in cui l'imperatore tedesco e i suoi alleati si trovavano in una difficile situazione militare ed economica, e l'esito della prima guerra mondiale era in realtà una conclusione scontata, che qualsiasi richiesta, qualsiasi desiderio dei nazionalisti esterni all'interno del paese. Dal punto di vista del destino storico della Russia e dei suoi popoli, i principi leninisti della costruzione dello stato si sono rivelati non solo un errore, è stato molto peggio di un errore. Dopo il crollo dell'URSS nel 1991, questo è diventato assolutamente ovvio.
Certo che non si può tornare al passato, ma bisogna almeno parlarne direttamente e onestamente, senza riserve e senza sfumature politiche. Posso solo aggiungere a mio nome che le considerazioni sull'attuale congiuntura politica, per quanto spettacolare possano sembrare vincenti in un determinato momento, in nessun caso devono e non possono essere assunte come base dei principi di base della statualità.
Adesso non accuso nessuno di niente, la situazione nel Paese in quel momento e dopo la Guerra Civile, prima, era incredibilmente difficile, critica. Oggi voglio solo dire che era esattamente così. Questo è un fatto storico. In realtà, come ho già detto, grazie alla politica bolscevica sorse l'Ucraina Sovietica, che ancora oggi può essere chiamata per un valido motivo "l'Ucraina di Vladimir Ilyich Lenin". Ne è autore e architetto. Ciò è pienamente confermato dai documenti d'archivio, comprese le dure direttive di Lenin sul Donbass, che è stato letteralmente trascinato in Ucraina.
E ora i "discendenti grati" hanno demolito i monumenti a Lenin in Ucraina. Questo è ciò che chiamano decomunizzazione. Volete la decomunizzazione? Bene, questo ci sta benissimo. Ma bisogna, come si suol dire, non fermarsi a metà strada. Siamo pronti a mostrarvi cosa significa la vera decomunizzazione per l'Ucraina.
Tornando alla storia della questione, ripeto che nel 1922 venne fondato l'URSS sul territorio dell'ex Impero Russo. Però la vita stessa dimostrò subito che era semplicemente impossibile preservare un territorio così vasto e complesso, o gestirlo sulla base dei proposti principi amorfi, appunto, confederali. Erano completamente separati sia dalla realtà che dalla tradizione storica. È naturale che il Terrore Rosso e il rapido passaggio alla dittatura stalinista, il predominio dell'ideologia comunista e il monopolio del Partito Comunista sul potere, la nazionalizzazione e il sistema dei piani dell'economia nazionale - tutto questo si sia di fatto trasformato in una semplice dichiarazione, in una formalità, i principi dichiarati, ma non funzionanti del sistema statale. In realtà le repubbliche dell'Unione non avevano alcun diritto sovrano, semplicemente non esistevano. Ma in pratica si è creato uno Stato rigorosamente centralizzato, assolutamente unitario.
Stalin, infatti, realizzò pienamente in pratica non le idee di Lenin, ma le sue stesse idee sulla forma di Stato. Ma non ha apportato le modifiche corrispondenti ai documenti di formazione del sistema, alla Costituzione del paese, non ha rivisto formalmente i proclamati principi leninisti della costruzione dell'URSS. Sì, a quanto pare, sembrava che non ce ne fosse bisogno: nelle condizioni di un regime totalitario, tutto funzionava comunque e all'esterno sembrava bello, attraente e persino superdemocratico. Eppure, è un peccato che dalle fondamenta di base, formalmente legali su cui è stata costruita la nostra intera statualità, le fantasie odiose, utopiche, ispirate dalla rivoluzione, ma assolutamente distruttive per qualsiasi paese normale, non siano state ripulite in maniera tempestiva.
Nessuno pensava al futuro, come spesso capitava a noi prima. I dirigenti del Partito Comunista sembravano convinti di essere riusciti a formare un solido sistema di governo, di aver finalmente risolto con la loro politica la questione nazionale. Ma la falsificazione, la sostituzione di concetti, la manipolazione della coscienza pubblica e l'inganno sono costosi. Il bacillo delle ambizioni nazionaliste non è scomparso e la mina inizialmente deposta, che mina l'immunità statale contro l'infezione del nazionalismo, stava solo aspettando dietro le quinte. Una tale mina, lo ripeto, era il diritto all'uscita dall'URSS. A metà degli anni '80, alla luce di crescenti problemi socioeconomici, l'evidente crisi del sistema di pianificazione economica, la questione nazionale, la cui essenza non erano alcune aspettative e aspirazioni disattese dei popoli dell'Unione, ma principalmente i crescenti appetiti delle élite locali, si aggravava.
Tuttavia, invece di un'analisi approfondita della situazione, adottando misure adeguate, principalmente nell'economia, nonché una trasformazione graduale, ponderata ed equilibrata del sistema politico e della struttura statale, la dirigenza del PCUS si è limitata a una vera e propria verbosità sul ripristino del principio leninista dell'autodeterminazione nazionale. Inoltre, nel corso della lotta per il potere in corso all'interno dello stesso Partito Comunista, ciascuna delle parti in guerra, al fine di ampliare la base di appoggio, ha iniziato a stimolare, incoraggiare sconsideratamente i sentimenti nazionalisti, a giocarci su, promettendo ai loro potenziali sostenitori qualsiasi cosa essi desiderano.
Sullo sfondo di chiacchiere superficiali e populiste sulla democrazia e un futuro radioso costruito sulla base di un mercato o di un'economia pianificata, ma in condizioni di reale impoverimento delle persone e di totale carenza di alimentari, nessuno di coloro che avevano il potere non ha nemmeno pensato alle inevitabili tragiche conseguenze per il Paese. E poi hanno seguito completamente la strada battuta all'alba della creazione dell'URSS per soddisfare le ambizioni delle élite nazionaliste cresciute nelle proprie file di partito, dimenticando che il PCUS non ha più nelle sue mani, e grazie a Dio, tale strumenti per mantenere il potere e il paese stesso come dittatura del terrore di stato di tipo stalinista. E che anche il famigerato ruolo del partito, come la nebbia mattutina, scompare senza lasciare traccia proprio davanti ai loro occhi. E nel settembre 1989, al plenum del Comitato centrale del PCUS, fu adottato un documento essenzialmente fatale: la cosiddetta politica nazionale del partito in condizioni moderne, la piattaforma del PCUS. Conteneva le seguenti disposizioni: "Le Repubbliche dell'Unione hanno tutti i diritti corrispondenti al loro status di Stati socialisti sovrani".
Un altro punto: "Le più alte autorità rappresentative delle repubbliche dell’Unione possono contestare e sospendere le decisioni e gli ordini del governo dell'Unione sul loro territorio". E poi: "Ogni repubblica dell'Unione ha la sua cittadinanza, che vale per tutti i suoi abitanti". Non era ovvio a cosa avrebbero portato tali formulazioni e decisioni? Ora non è il momento, nè il luogo per entrare in questioni di diritto statale o costituzionale, per definire il concetto stesso di cittadinanza. Ma comunque sorge la domanda: perché, in quelle condizioni già difficili, è stato necessario scuotere ancora di più il Paese in questo modo? Il fatto resta quello. Due anni prima del crollo dell'URSS, il suo destino era in realtà già deciso. Ora sono i radicali e i nazionalisti, anche e soprattutto in Ucraina, che si attribuiscono il merito di aver ottenuto l'indipendenza.
Come possiamo vedere, non è affatto così. Gli errori storici e strategici dei leader dei bolscevichi, l'amministrazione del PCUS, commessi in periodi diversi nella costruzione dello stato, nella politica economica e nazionale, hanno portato alla dissoluzione del nostro paese unito. Il crollo della Russia storica sotto il nome di URSS è sulla loro coscienza. Nonostante tutte queste ingiustizie, inganni e rapine esplicite alla Russia, il nostro popolo, proprio il popolo, ha riconosciuto le nuove realtà geopolitiche comparse dopo il crollo dell'URSS, ha riconosciuto i nuovi stati indipendenti. E non solo lo ha ammesso: la stessa Russia, trovandosi in quel momento in una situazione difficile, ha aiutato i suoi partner nella CSI, compresi i colleghi ucraini, dai quali, proprio dal momento dell'indipendenza, sono arrivate numerose richieste di sostegno materiale. E il nostro Paese ha fornito tale sostegno nel rispetto della dignità e della sovranità dell'Ucraina.
Secondo le stime degli esperti, che sono confermate da un semplice calcolo dei nostri prezzi dell'energia, dal volume dei prestiti agevolati, dalle preferenze economiche e commerciali che la Russia ha fornito all'Ucraina, il beneficio totale per il bilancio ucraino per il periodo dal 1991 al 2013 è stato di circa 250 miliardi di dollari. Ma questo non è tutto. Entro la fine del 1991, le obbligazioni di debito dell'URSS verso stati esteri e fondi internazionali ammontavano a circa 100 miliardi di dollari. E inizialmente si presumeva che questi prestiti sarebbero stati distribuiti tra tutte le repubbliche dell'ex URSS in modo solidale, in proporzione al loro potenziale economico.
Tuttavia, la Russia si è fatta carico del rimborso dell'intero debito sovietico e lo ha saldato per intero. Questo processo è giunto al termine nel 2017. In cambio, i nuovi stati indipendenti avrebbero dovuto rinunciare alla loro quota di attività estere sovietiche e nel dicembre 1994 furono raggiunti accordi corrispondenti con l'Ucraina. Tuttavia, Kiev non ha ratificato questi accordi e in seguito si è semplicemente rifiutato di implementarli, avanzando rivendicazioni sul fondo dei diamanti, sulle riserve auree, nonché su proprietà e altri beni dell'ex URSS all'estero.
Eppure, nonostante i noti problemi, la Russia ha sempre collaborato con l'Ucraina in modo aperto, onesto e, ripeto, nel rispetto dei suoi interessi, i nostri legami si sono sviluppati in vari campi. Pertanto, nel 2011 il fatturato commerciale bilaterale ha superato i 50 miliardi di dollari. Prendo atto che il volume degli scambi dell'Ucraina con tutti i paesi dell'UE nel 2019, cioè anche prima della pandemia, era inferiore a questo dato. Allo stesso tempo, era evidente che le autorità ucraine preferivano agire in modo tale da avere tutti i diritti e i vantaggi nelle relazioni con la Russia, ma non avere alcun obbligo. Invece della collaborazione, iniziò a prevalere la dipendenza, che da parte delle autorità di Kiev a volte aveva un carattere assolutamente disinvolto. Basti ricordare il ricatto permanente nel campo del transito energetico e il banale furto del gas. Aggiungo che Kiev ha cercato di usare il dialogo con la Russia come pretesto per negoziare con l'Occidente, l'ha ricattato minacciando il riavvicinamento a Mosca, chiedendo le preferenze per se stessa: dicevano, altrimenti sarebbe cresciuta l'influenza russa sull'Ucraina.
Allo stesso tempo, inizialmente le autorità ucraine, voglio sottolinearlo, è stato fin dai primi passi che hanno iniziato a costruire la loro statualità sul rifiuto di tutto ciò che ci unisce, hanno cercato di distorcere la coscienza, la memoria storica di milioni di persone, di intere generazioni che vivono in Ucraina.
Non sorprende che la società ucraina abbia dovuto affrontare l'ascesa del nazionalismo estremo, che ha rapidamente assunto la forma di russofobia e neonazismo aggressivi. Da qui la partecipazione di nazionalisti e neonazisti ucraini a bande terroristiche nel Caucaso settentrionale e le rivendicazioni territoriali sempre più forti contro la Russia. Anche le forze esterne hanno svolto il loro ruolo, che, con l'aiuto di una vasta rete di ONG e servizi speciali, hanno accresciuto la loro clientela in Ucraina e promosso i suoi rappresentanti al potere.
È anche importante capire che l'Ucraina, in effetti, non ha mai avuto una tradizione stabile della sua vera statualità. E a partire dal 1991 ha intrapreso la strada della copia meccanica di modelli altrui, tagliata fuori sia dalla storia che dalla realtà ucraina. Le istituzioni statali politiche furono costantemente rimodellate per adattarsi ai clan formatisi rapidamente con i propri interessi egoistici, che non avevano nulla a che fare con gli interessi del popolo ucraino.
Il punto centrale della cosiddetta scelta di civiltà filo-occidentale del governo oligarchico ucraino era e non è quello di creare condizioni migliori per il benessere delle persone, ma di rendere ossequiosamente servizi ai rivali geopolitici della Russia, per risparmiare miliardi di dollari rubati agli ucraini e nascosti dagli oligarchi nei conti delle banche occidentali. Alcuni gruppi finanziari industriali, da loro presi per il mantenimento del partito e della politica, si affidarono inizialmente a nazionalisti e radicali. Altri hanno sostenuto con le parole buone relazioni con la Russia, la diversità culturale e linguistica, e sono saliti al potere con l'aiuto dei voti di cittadini che hanno sinceramente sostenuto tali aspirazioni, inclusi milioni di residenti del sud-est. Ma, dopo aver ricevuto incarichi, posti, hanno immediatamente tradito i loro elettori, rinunciato alle loro promesse elettorali e condotto una vera politica sotto il diktat dei radicali, a volte perseguitando i loro alleati di ieri, quelle organizzazioni pubbliche che sostenevano il bilinguismo, per la cooperazione con la Russia. Approfittavano del fatto che le persone che li sostenevano, di regola, erano rispettosi della legge, di vedute moderate, abituate a fidarsi delle autorità; a differenza dei radicali, non mostravano aggressività né ricorrevano ad azioni illegali. A loro volta, i radicali sono diventati sfacciati, le loro pretese sono cresciute anno dopo anno. Si è rivelato facile per loro imporre più e più volte la propria volontà a un governo debole, che a sua volta è stato infettato dal virus del nazionalismo e della corruzione e ha abilmente sostituito i veri interessi culturali, economici, sociali del popolo, la vera sovranità dell'Ucraina con vari tipi di speculazioni sul suolo nazionale e accessori etnografici esterni.
Uno stato stabile in Ucraina non si è sviluppato e le procedure elettorali politiche servono solo da copertura, da schermo per la ridistribuzione del potere e della proprietà tra i vari clan oligarchici. La corruzione, che sicuramente è una sfida e un problema per molti paesi, compresa la Russia, in Ucraina ha assunto un certo carattere particolare. Ha letteralmente assorbito e consumato la statalità ucraina, il suo sitema, tutti i rami del potere. I radicali hanno approfittato del giusto malcontento delle persone, hanno sellato una protesta e nel 2014 hanno portato il Maidan al colpo di stato. Inoltre hanno ricevuto il consenso diretto degli stati stranieri. Secondo i dati in nostro possesso, il sostegno materiale del cosiddetto campo delle proteste in piazza dell'Indipendenza a Kiev da parte degli USA è stata di un milione di dollari al giorno. Conseguenti grandi somme di denaro venivano sfacciatamente inviate direttamente sui conti bancari dei leader d'opposizione. E parliamo di decine di milioni di dollari. E quanto hanno ricevuto alla fine le persone che soffrivano veramente, le famiglie di coloro morti negli scontri provocati per le strade e piazze di Kiev e di altre città? Meglio non chiederselo.
I radicali che hanno preso il potere hanno perseguitato, fatto puro terrorismo, coloro che si opponevano alle azioni non costituzionali. Si sono presi gioco di politici, giornalisti, figure pubbliche, li hanno umiliati pubblicamente. Un'ondata di devastazione e violenza ha investito le città ucraine, una serie di omicidi importanti rimasti impuniti. Non è possibile ripensare alla tragedia di Odessa senza sussultare, quando i partecipanti ad una manifestazione pacifica sono stati brutalmente uccisi, bruciati vivi nella Casa dei sindacati. I criminali che hanno commesso questi atti rimangono impuniti e nessuno li cerca. Ma noi conosciamo i loro nomi e faremo di tutto per trovarli e portarli in tribunale. Il Maidan non ha avvicinato l'Ucraina alla democrazia e al progresso. Con il golpe, i nazionalisti e le forze politiche che li supportavano hanno definitivamente guidato la situazione in un vicolo cieco, hanno portato l'Ucraina sull'orlo della guerra civile. 8 anni più tardi il paese e in pezzi.
L'Ucraina sta affrontando una seria crisi sociale ed economica. Secondo le organizzazioni internazionali, nel 2019 quasi sei milioni di ucraini, sottolineo che si tratta di circa il 15 per cento, non di cittadini adatti al lavoro, ma dell'intera popolazione del Paese, sono stati costretti ad andare all'estero in cerca di lavoro. E spesso solo per guadagnarsi qualcosa facendo lavoretti non qualificati. Anche il seguente dato è indicativo: dal 2020 oltre 60.000 medici e altri operatori sanitari hanno lasciato il Paese durante la pandemia. Dal 2014 le tariffe per l'approvvigionamento idrico sono aumentate di quasi un terzo, per l'elettricità di parecchie volte, per il gas nelle abitazioni di decine di volte. Molte persone semplicemente non hanno soldi per pagare le utenze, devono letteralmente sopravvivere. Cos'è successo? Perché sta succedendo tutto ciò? La risposta è ovvia: perché la dote, ricevuta non solo dall'era sovietica, ma anche dall'impero russo, è stata sperperata e messa in tasca. Decine e centinaia di migliaia di posti di lavoro sono andati perduti, che, grazie, tra l'altro, alla stretta collaborazione con la Russia, davano alle persone un reddito stabile e facevano entrare le tasse al Tesoro.
I settori quali l'ingegneria meccanica, la strumentazione, l'elettronica, la costruzione navale e la costruzione di aeromobili sono sfiancate o completamente distrutte, eppure un tempo erano l'orgoglio non solo dell'Ucraina, ma dell'intera Unione Sovietica. Nel 2021 è stato liquidato lo stabilimento di costruzione navale Chernomorsky a Nikolaev, dove furono stabiliti i primi cantieri navali sotto Caterina II. La famosa azienda Antonov non ha prodotto un solo aereo di serie dal 2016 e lo stabilimento di Yuzhmash, specializzato nella produzione di tecnologia spaziale e missilistica, era sull'orlo del fallimento, come l'acciaieria di Kremenchug. Questa triste lista potrebbe continuare a lungo. Per quanto riguarda il sistema di trasporto del gas, creato dall'intera Unione Sovietica, è così fatiscente che il suo funzionamento è associato a grandi rischi e costi ambientali.
E a questo proposito, sorge la domanda: la povertà, la disperazione, la perdita di potenziale industriale e tecnologico, è questa la famosa scelta di civiltà parecchio filo-occidentale con la quale da anni ingannano e instupidiscono milioni di persone, promettendo loro il paradiso? In effetti, tutto si è ridotto al fatto che il crollo dell'economia ucraina è accompagnato da una vera e propria rapina ai cittadini del Paese e che la stessa Ucraina è semplicemente finita sotto il controllo dall'esterno. Questo avviene non solo per volere delle capitali occidentali, ma anche, come si suol dire, direttamente sul posto, attraverso un'intera rete di consulenti esteri, ONG e altre istituzioni schierate in Ucraina.
Queste hanno un impatto diretto su tutte le decisioni chiave più importanti, su tutti i rami e livelli di governo: da quello centrale e persino municipale, basandosi sulle principali società statali, tra cui Naftogaz, Ukrenergo, Ferrovie ucraine, Ukroboronprom, Ukrposhta e l'amministrazione dei porti marittimi dell'Ucraina. Semplicemente, non esiste un tribunale indipendente in Ucraina. Su richiesta dell'Occidente, le autorità di Kiev hanno concesso ai rappresentanti delle organizzazioni internazionali il diritto di selezionare i membri dei più alti organi giudiziari: il Consiglio di giustizia e la Commissione di qualificazione dei giudici.
Inoltre, l'Ambasciata degli Stati Uniti controlla direttamente l'Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione, l'Ufficio nazionale anticorruzione, l'Ufficio del procuratore specializzato per l'anticorruzione e la Corte suprema anticorruzione. Tutto ciò con un pretesto plausibile: aumentare l'efficacia della lotta alla corruzione. Va bene, ma dove sono i risultati? La corruzione è sbocciata rigogliosa e fiorisce più che mai. Gli stessi ucraini sono consapevoli di tutti questi metodi manageriali? Capiscono che il loro Paese non è nemmeno sotto un protettorato politico ed economico, ma ridotto al livello di una colonia con un regime fantoccio? La privatizzazione dello Stato ha portato al fatto che il governo, che si definisce il "potere dei patrioti", ha perso il suo carattere nazionale e si sta costantemente muovendo verso la completa desovranizzazione del Paese.
Continua il percorso verso la derussificazione e l'assimilazione forzata. La Verkhovna Rada emette costantemente nuovi atti discriminatori ed è già in vigore la legge sui cosiddetti popoli indigeni. Alle persone che si considerano russe e vorrebbero preservare la propria identità, lingua, cultura, è stato fatto capire di essere estranee all'Ucraina. In accordo con le leggi sull'istruzione e sul funzionamento della lingua ucraina come lingua di Stato, il russo viene espulso dalle scuole, da tutte le sfere pubbliche, fino ai comuni negozi.
La legge sulla cosiddetta lustrazione, la "pulizia" del potere, permetteva di occuparsi dei funzionari scomodi. Vengono prorogati atti che danno alle forze dell'ordine ucraine motivo per reprimere la libertà di parola e il dissenso e perseguire l'opposizione. Il mondo conosce la triste pratica delle sanzioni unilaterali illegittime contro altri stati, persone fisiche straniere e persone giuridiche.
In Ucraina hanno superato i loro curatori occidentali e hanno inventato uno strumento come le sanzioni contro i propri cittadini, imprese, canali TV, altri media e persino deputati del parlamento. A Kiev continuano a preparare rappresaglie contro la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. E questa non è una valutazione emotiva, questo è testimoniato da decisioni e documenti specifici. Le autorità ucraine hanno cinicamente trasformato la tragedia dello scisma ecclesiastico in uno strumento di politica statale. L'attuale leadership del Paese non risponde alle richieste dei cittadini ucraini di abrogare le leggi che violano i diritti dei credenti. Inoltre, la Rada ha registrato nuovi progetti di legge diretti contro il clero e milioni di parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca.
Separatamente, parlerò della Crimea. Gli abitanti della penisola hanno fatto la loro libera scelta: stare insieme alla Russia. Le autorità di Kiev non possono opporsi a questa volontà chiara del popolo, quindi fanno affidamento su azioni aggressive, sull'attivazione di cellule estremiste, comprese le organizzazioni islamiche radicali, sull'infiltrazione di gruppi di sabotaggio per commettere atti terroristici in infrastrutture importanti, per rapire cittadini russi. Abbiamo prove dirette che tali azioni aggressive vengono eseguite con il supporto dei servizi di intelligence stranieri.
Nel marzo 2021, l'Ucraina ha adottato una nuova strategia militare. Questo documento è quasi interamente dedicato al confronto con la Russia, mira a trascinare stati stranieri in un conflitto con il nostro Paese. La strategia propone l'organizzazione nella Crimea russa e nel territorio del Donbass, di fatto, di un gruppo terroristico clandestino. Descrive anche i contorni della guerra programmata, che dovrebbe finire, come pensano gli strateghi di Kiev di oggi, citerò: "con l'assistenza della comunità internazionale a condizioni favorevoli per l'Ucraina". E inoltre, come si dice oggi a Kiev, cito anche qui, ascoltate attentamente, per favore: "con il supporto militare della comunità mondiale nel confronto geopolitico con la Federazione Russa". In realtà, questo non è altro che una preparazione alle ostilità contro il nostro paese, contro la Russia.
Sappiamo anche che ci sono già state dichiarazioni secondo cui l'Ucraina creerà proprie armi nucleari, e questa non è un qualcosa campato lì. In effetti, l'Ucraina ha ancora tecnologie nucleari sovietiche e mezzi per consegnare tali armi, inclusa l'aviazione, nonché missili tattici operativi Tochka-U, anch'essi di progettazione sovietica, con una portata di oltre 100 chilometri. Ma faranno di più, è solo questione di tempo. Ci sono gli avanzi dall'era sovietica. Pertanto, sarà molto più facile per l'Ucraina acquisire armi nucleari tattiche rispetto ad altri stati, non li nominerò ora, che effettivamente conducono tali sviluppi, specialmente nel caso del supporto tecnologico dall'estero. E non dobbiamo escludere nemmeno questo.
Con la comparsa delle armi di distruzione di massa in Ucraina, la situazione nel mondo, in Europa, soprattutto per noi, per la Russia, cambierà nel modo più radicale. Non possiamo non reagire a questo pericolo reale, in particolare, lo ripeto, che i mecenati occidentali possano contribuire alla comparsa di tali armi in Ucraina per creare un'altra minaccia per il nostro Paese. Vediamo con quanta persistenza viene esercitato l'arricchimento militare del regime di Kiev. Dal 2014, solo gli Stati Uniti hanno stanziato miliardi di dollari per questi scopi, compresa la fornitura di armi, attrezzature e formazione di specialisti. Negli ultimi mesi, le armi occidentali sono arrivate in Ucraina in flusso continuo, con aria di sfida, davanti agli occhi del mondo intero.
Le attività delle forze armate e dei servizi speciali dell'Ucraina sono guidate da consulenti stranieri, lo sappiamo molto bene. Negli ultimi anni, con il pretesto di esercitazioni, contingenti militari dei paesi della NATO, sono stati quasi costantemente presenti sul territorio dell'Ucraina. Il sistema di comando e controllo delle truppe ucraine è già integrato con quelli della NATO. Ciò significa che il comando delle forze armate ucraine, anche di singole unità e subunità, può essere esercitato direttamente dal quartier generale della NATO. Gli Stati Uniti e la NATO hanno iniziato spudoratamente a sviluppare il territorio dell'Ucraina come teatro di potenziali operazioni militari.
Gli esercizi articolari regolari hanno un chiaro focus anti-russo. Solo l'anno scorso vi hanno preso parte più di 23.000 militari e oltre mille pezzi di equipaggiamento. È già stata adottata una legge sull'ammissione nel 2022 delle forze armate di altri stati nel territorio dell'Ucraina per partecipare ad esercitazioni multinazionali. È chiaro che stiamo parlando principalmente di truppe NATO. E nel prossimo anno sono previste almeno dieci di queste manovre congiunte. È ovvio che tali eventi servono da copertura per la rapida costituzione del raggruppamento militare della NATO sul territorio dell'Ucraina. Inoltre, la rete di aeroporti modernizzata con l'aiuto degli americani - Boryspil, Ivano-Frankivsk, Chuguev, Odessa e così via - è in grado di garantire il trasferimento di unità militari nel più breve tempo possibile.
Lo spazio aereo dell'Ucraina è aperto ai voli di aerei strategici e da ricognizione statunitensi, droni utilizzati per monitorare il territorio della Russia. Aggiungo che il Centro operativo navale di Ochakovo, costruito dagli americani, consente di garantire le azioni delle navi della NATO, compreso l'uso di armi ad alta precisione da parte loro contro la flotta russa del Mar Nero e le nostre infrastrutture lungo l'intero territorio della costa.
Un tempo, gli Stati Uniti intendevano creare strutture simili in Crimea, ma gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli hanno sventato questi piani. Lo ricorderemo sempre. Ripeto, oggi un tale centro è stato schierato, è già stato schierato a Ochakovo. Lascia che vi rammenti che nel 18° secolo i soldati di Alexander Suvorov combatterono per questa città. Grazie al loro coraggio, entrò a far parte della Russia. Poi, nel 18° secolo, le terre della regione del Mar Nero, annesse alla Russia a seguito delle guerre con l'Impero Ottomano, furono chiamate Novorossiya.
Ora stanno cercando di consegnare all'oblio queste pietre miliari della storia, così come i nomi delle figure militari statali dell'Impero russo, senza il cui lavoro l'Ucraina moderna non avrebbe molte grandi città e nemmeno l'uscita stessa sul Mar Nero. Di recente, a Poltava è stato demolito un monumento ad Alexander Suvorov. Cosa si può dire? Rinunciare al proprio passato? Alla cosiddetta eredità coloniale dell'Impero russo? Bene, allora bisogna essere coerenti. Andiamo avanti. Prendo atto che l'articolo 17 della Costituzione dell'Ucraina non consente lo spiegamento di basi militari straniere sul suo territorio. Ma si è scoperto che questa è solo una convenzione che può essere facilmente aggirata.
Le missioni di addestramento dei paesi della NATO sono dispiegate in Ucraina. Queste, infatti, sono già basi militari straniere. Hanno semplicemente chiamato la base una missione e il gioco è fatto. Kiev ha da tempo proclamato un percorso strategico verso l'adesione alla NATO. Sì, certo, ogni paese ha il diritto di scegliere il proprio sistema di sicurezza e di concludere alleanze militari. E tutto sembra essere così, se non per un "ma".
I documenti internazionali affermano espressamente il principio della sicurezza uguale e indivisibile, che, come sapete, include l'obbligo di non rafforzare la propria sicurezza a scapito della sicurezza di altri stati. Posso anche fare riferimento qui alla Carta OSCE per la sicurezza europea del 1999, adottata a Istanbul, e alla Dichiarazione OSCE di Astana del 2010. In altre parole, la scelta dei modi per garantire la sicurezza non dovrebbe rappresentare una minaccia per altri stati e l'ingresso dell'Ucraina nella NATO è una minaccia diretta alla sicurezza della Russia. Permettetemi di ricordarvi che nell'aprile 2008, al vertice di Bucarest dell'Alleanza del Nord Atlantico, gli Stati Uniti hanno approvato la decisione che l'Ucraina e, tra l'altro, la Georgia sarebbero diventate membri della NATO.
Molti alleati europei degli Stati Uniti erano già ben consapevoli di tutti i rischi di una simile prospettiva, ma sono stati costretti a fare i conti con la volontà del loro partner principale. Gli americani li usarono semplicemente per portare avanti una pronunciata politica antirussa. Numerosi Stati membri dell'Alleanza sono ancora molto scettici sull'entrata dell'Ucraina nella NATO. Allo stesso tempo, riceviamo un segnale da alcune capitali europee, che dicono "di cosa ti preoccupi? Questo non accadrà proprio domani". In effetti, anche i nostri partner americani parlano di questo. "Ebbene", rispondiamo, "se non domani, allora dopodomani.
Cosa cambia nella prospettiva storica? In effetti, niente". Inoltre, conosciamo la posizione e le parole della leadership degli Stati Uniti, secondo cui le ostilità attive nell'Ucraina orientale non escludono la possibilità che questo paese aderisca alla NATO, se può soddisfare i criteri dell'Alleanza Nord Atlantica e sconfiggere la corruzione. Allo stesso tempo, cercano di convincerci più e più volte che la NATO è un'alleanza amante della pace e puramente difensiva. Ad esempio, non ci sono minacce per la Russia. E nuovamente propongono di credere sulla parola. Ma conosciamo il vero valore di tali parole.
Nel 1990, quando fu discussa la questione dell'unificazione tedesca, gli Stati Uniti promisero alla leadership sovietica che non ci sarebbe stata alcuna estensione della giurisdizione della NATO o della presenza militare di un solo pollice a est. E che l'unificazione della Germania non avrebbe portato alla diffusione dell'organizzazione militare della NATO a est. Questa è una citazione. Hanno parlato, dato assicurazioni verbali e il tutto si è rivelato essere parole vuote. Successivamente, hanno cominciato ad assicurarci che l'adesione alla NATO dei paesi dell'Europa centrale e orientale non avrebbe fatto altro che migliorare le relazioni con Mosca, avrebbe sollevato questi paesi dai timori di una pesante eredità storica e persino, inoltre, avrebbe creato una cintura di stati amici in Russia. Tutto si è rivelato essere esattamente il contrario.
Le autorità di alcuni paesi dell'Europa orientale, commerciando in russofobia, hanno portato i loro complessi e stereotipi sulla minaccia russa all'Alleanza, hanno insistito per costruire potenziali di difesa collettiva, che dovrebbero essere schierati principalmente contro la Russia. Inoltre, ciò è accaduto negli anni '90 e nei primi anni 2000, quando, grazie all'apertura e alla nostra buona volontà, le relazioni tra Russia e Occidente erano di alto livello. La Russia ha adempiuto a tutti i suoi obblighi, compreso il ritiro delle truppe dalla Germania, dagli stati dell'Europa centrale e orientale, e ha così dato un enorme contributo al superamento dell'eredità della Guerra Fredda.
Abbiamo costantemente proposto varie opzioni di cooperazione, anche nel formato del Consiglio Russia-NATO e dell'OSCE. Inoltre, dirò ora quello che non ho mai detto pubblicamente, lo dirò per la prima volta. Nel 2000, durante una visita a Mosca del presidente uscente degli Stati Uniti Bill Clinton, gli chiesi: "Come si sentirebbe l'America ad accettare la Russia nella NATO?" Non rivelerò tutti i dettagli di quella conversazione, ma la reazione alla mia domanda sembrava, diciamo, molto contenuta, e come gli americani hanno davvero reagito a questa opportunità può essere visto nei loro passi pratici verso il nostro paese. Vale a dire il sostegno aperto ai terroristi nel Caucaso settentrionale, il disprezzo per le nostre richieste e le preoccupazioni per la sicurezza nell'espansione della NATO, il ritiro dal Trattato ABM e così via.
Ci si vuole chiedere: perché, perché tutto questo, per cosa? Bene, non vuoi vederci come amici e alleati, ma perché farci diventare un nemico? C'è solo una risposta: non si tratta del nostro regime politico, non si tratta di qualcos'altro, semplicemente non hanno bisogno di un paese così grande e indipendente come la Russia. Questa è la risposta a tutte le domande. Questa è la fonte della tradizionale politica americana nei confronti della Russia. Da qui l'atteggiamento verso tutte le nostre proposte nel campo della sicurezza. Oggi basta uno sguardo alla mappa per vedere come i paesi occidentali abbiano "mantenuto" la loro promessa di impedire l'avanzata della NATO verso est. Hanno solo preso in giro.
Abbiamo ricevuto cinque ondate di espansione della NATO, una dopo l'altra. Nel 1999 Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria sono state ammesse all'Alleanza, nel 2004 - Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia, nel 2009 - Albania e Croazia, nel 2017 - Montenegro, nel 2020 - Macedonia del Nord . Di conseguenza, l'Alleanza e la sua infrastruttura militare sono arrivate direttamente ai confini della Russia.
Questa è diventata una delle cause principali della crisi della sicurezza europea e ha avuto l'impatto più negativo sull'intero sistema delle relazioni internazionali e ha portato alla perdita della fiducia reciproca. La situazione continua a deteriorarsi, anche in ambito strategico. Pertanto, in Romania e Polonia, nell'ambito del progetto statunitense per la creazione di un sistema di difesa missilistica globale, vengono dispiegate aree di posizionamento antimissile.
È noto che i lanciatori situati qui possono essere utilizzati per i missili da crociera Tomahawk: colpiscono i sistemi offensivi. Inoltre, gli Stati Uniti stanno sviluppando il missile universale Standard-6, che, oltre a risolvere i problemi della difesa aerea e della difesa antimissilistica, può colpire sia bersagli di terra che di superficie. Cioè, il presunto sistema di difesa missilistico statunitense si sta espandendo e stanno emergendo nuove capacità offensive.
Le informazioni di cui disponiamo ci danno tutte le ragioni per ritenere che l'ingresso dell'Ucraina nella NATO e il successivo dispiegamento delle strutture della NATO qui sia una conclusione scontata, è una questione di tempo. Comprendiamo chiaramente che in uno scenario del genere, il livello delle minacce militari alla Russia aumenterà notevolmente, molte volte. E, prestando particolare attenzione, il pericolo di un attacco improvviso contro il nostro Paese aumenterà di molte volte. Mi spiego meglio, i documenti di pianificazione strategica (documenti!) americani contengono la possibilità di un cosiddetto attacco preventivo contro i sistemi missilistici nemici. E sappiamo anche chi è il principale nemico per gli Stati Uniti e la NATO. È la Russia.
I documenti della NATO dichiarano ufficialmente il nostro Paese la principale minaccia alla sicurezza euro-atlantica. E l'Ucraina servirà da trampolino di lancio per un simile attacco. Se i nostri antenati ne avessero sentito parlare, probabilmente semplicemente non ci avrebbero creduto. E oggi non ci vogliamo credere, ma è vero. Voglio che questo sia compreso sia in Russia che in Ucraina.
Molti aeroporti ucraini si trovano vicino ai nostri confini. L'aviazione tattica della NATO di stanza qui, compresi i vettori di armi ad alta precisione, sarà in grado di colpire il nostro territorio fino alla profondità della linea Volgograd-Kazan-Samara-Astrakhan. Il dispiegamento di mezzi di ricognizione radar sul territorio dell'Ucraina consentirà alla NATO di controllare strettamente lo spazio aereo della Russia fino agli Urali.
Infine, dopo che gli Stati Uniti hanno infranto il Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio, il Pentagono sta già sviluppando apertamente un'intera gamma di armi da attacco terrestre, inclusi missili balistici in grado di raggiungere obiettivi a una distanza di fino a 5.500 chilometri.
Se tali sistemi vengono schierati in Ucraina, saranno in grado di colpire oggetti in tutto il territorio europeo della Russia, nonché oltre gli Urali. Il tempo di volo per Mosca per i missili da crociera Tomahawk sarà inferiore a 35 minuti, per i missili balistici dalla regione di Kharkov - 7-8 minuti e per le armi d'attacco ipersoniche - 4-5 minuti. Questo è chiamato, puntare "un coltello alla gola".
E senza dubbio si aspettano di realizzare questi piani, proprio come hanno fatto ripetutamente negli anni passati, espandendo la NATO verso est, spingendo le infrastrutture e le attrezzature militari ai confini russi, ignorando completamente le nostre preoccupazioni, proteste e avvertimenti. Scusatemi, se ne solo semplicemente fregati e hanno fatto quello che volevano, quello che ritenevano opportuno. E, naturalmente, intendono continuare a comportarsi allo stesso modo, secondo il noto detto: "Il cane abbaia, ma la carovana va avanti".
Dirò subito che non siamo stati d'accordo su questo e non saremo mai d'accordo. Allo stesso tempo, la Russia ha sempre sostenuto e sostiene che i problemi più difficili vengano risolti con metodi politici e diplomatici, al tavolo dei negoziati. Siamo ben consapevoli della nostra colossale responsabilità per la stabilità regionale e globale. Già nel 2008, la Russia ha presentato un'iniziativa per concludere un Trattato di sicurezza europeo.
Il suo significato era che non un singolo stato e non una singola organizzazione internazionale nell'Euro-Atlantico avrebbe potuto rafforzare la propria sicurezza a spese della sicurezza degli altri. Tuttavia, la nostra proposta è stata respinta di punto in bianco: è impossibile, dicono, consentire alla Russia di limitare le attività della NATO. Inoltre, ci è stato detto esplicitamente che solo i membri dell'Alleanza del Nord Atlantico possono avere garanzie di sicurezza giuridicamente vincolanti.
Lo scorso dicembre abbiamo consegnato ai nostri partner occidentali un progetto di trattato tra la Federazione Russa e gli Stati Uniti d'America sulle garanzie di sicurezza, nonché un progetto di accordo sulle misure per garantire la sicurezza della Federazione Russa e degli Stati membri della NATO. Come risposta ci sono stati discorsi molto generali da parte degli Stati Uniti e della NATO. C'era un nocciolo razionale, ma riguardava punti secondari e sembrava un tentativo di deviare il discorso.
Abbiamo risposto a ciò in modo appropriato, sottolineando che siamo pronti a seguire la via dei negoziati, tuttavia, a condizione che tutte le questioni siano considerate in un pacchetto complesso, senza separarci dalle principali proposte russe di base. E contengono tre punti chiave. Il primo è impedire un'ulteriore espansione della NATO. Il secondo è il rifiuto dell'Alleanza di dispiegare sistemi di armi d'attacco ai confini russi. E infine, il ritorno del potenziale militare e delle infrastrutture del blocco in Europa allo stato del 1997, quando è stato firmato l'Atto istitutivo Russia-NATO. Sono proprio queste nostre proposte fondamentali ad esser state ignorate.
I partner occidentali, lo ripeto, hanno espresso ancora una volta dotte formule secondo cui ogni stato ha il diritto di scegliere liberamente i modi per garantire la propria sicurezza e di entrare in qualsiasi alleanza e alleanza militare. Cioè, nulla è cambiato nella loro posizione, si sentono gli stessi riferimenti alla famigerata politica della "porta aperta" della NATO.
Inoltre, stanno ancora cercando di ricattarci, stanno ancora minacciando sanzioni, che, tra l'altro, introdurranno ancora, man mano che la sovranità della Russia si rafforza e cresce il potere delle nostre forze armate. E un pretesto per un altro attacco sanzionatorio sarà sempre trovato o semplicemente inventato, indipendentemente dalla situazione in Ucraina. C'è solo un obiettivo: frenare lo sviluppo della Russia. E lo faranno, come hanno fatto prima, anche senza alcun pretesto formale, solo perché esistiamo e non comprometteremo mai la nostra sovranità, gli interessi nazionali e i nostri valori.
Vorrei dirlo in modo chiaro e diretto: nella situazione attuale, quando le nostre proposte per un dialogo paritario su questioni fondamentali sono state di fatto lasciate senza risposta da parte di Stati Uniti e NATO, quando il livello delle minacce al nostro Paese sta crescendo in modo significativo, la Russia ha ogni diritto di adottare misure di ritorsione per garantire la propria sicurezza. Questo è esattamente ciò che faremo.
Per quanto riguarda la situazione nel Donbass, notiamo che i vertici del governo di Kiev, continuamente e pubblicamente, dichiarano di non aver intenzione di rispettare la serie di misure accordate a Minsk per regolare il conflitto, non sono interessati ad una soluzione pacifica. Al contrario, cercano nuovamente di organizzare una guerra lampo nel Donbass, come già successo nel 2014 e nel 2015. Come sono andate a finire queste iniziative all'epoca ce lo ricordiamo.
Ora non passa praticamente giorno senza che i centri abitati del Donbass vengano bombardati. Il gruppo militare formatosi utilizza costantemente droni d'attacco, tecnica pesante, razzi, artiglieria e sistemi lanciarazzi. Omicidii di civili, assedi, maltrattamenti alle persone, compresi bambini, donne, anziani, non hanno fine. Come si dice da noi, non se ne vede la fine. E il cosidetto mondo civilizzato, di cui i nostri colleghi occidentali si sono auto-definiti gli unici rappresentanti, preferisce non notare tutto ciò, come se non ci fosse tutto questo orrore, genocidio, che colpisce circa 4 milioni di persone, e solo perchè queste persone non sono d'accordo con il golpe in Ucraina del 2014 appoggiato dell'Occidente e si sono opposti all'aggressivo e preistorico nei modi nazionalismo e neonazismo, eletto a movimento governativo. E lottano per i loro diritti fondamentali: vivere sul proprio territorio, parlare la propria lingua, mantenere la propria cultura e tradizioni. Quanto può protrarsi oltre questa tragedia? Quanto si può ancora aver pazienza?
La Russia ha fatto di tutto per mantenere l'integrità territoriale della Russia, tutti questi anni insistentemente e pazientemente ha spinto per rispettare le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU 2202 del 17 febbraio 2015, che rafforzava gli accordi di Minsk del 12 febbraio 2015 per regolare la situazione nel Donbass. Tutto accuratamente.
Cambiano i presidenti, cambiano i deputati della Rada (parlamento ucraino - ndr), ma non cambia il nocciolo della questione, il carattere aggressivo e nazionalista del regime stesso che ha preso il potere a Kiev, che è totalmente frutto del golpe di stato del 2014 e di coloro che hanno intrapreso la strada della violenza, dello spargimento di sangue, dei fuorilegge e non hanno riconosciuto e non riconoscono nessuna altra soluzione alla questione del Donbass, se non quella militare. Per questo ritengo necessario prendere una decisione maturata da tempo: riconoscere immediatamente l'indipendenza e la sovranità della Repubblica Popolare di Donetsk e della Repubblica Popolare di Lugansk.
Chiedo all'Assamblea Federale (la camera alta del governo russo - ndr) della Federazione Russa di sostenere questa decisione e poi ratificare i Trattati di amicizia e supporto con entrambe le repubbliche. Questi due documenti saranno preparati e firmati al più presto. E da chi ha preso il potere e lo mantiene a Kiev chiediamo di cessare immediatamente le azioni militari. In caso contrario, tutta la responsabilità per il possibile protrarsi degli spargimenti di sangue sarà completamente sulla coscienza del regime al potere a Kiev. Nel riferire le decisioni prese oggi, sono sicuro del supporto dei cittadini russi, di tutte le forze patriottiche del Paese.
Grazie per l'attenzione.
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