https://it.sputniknews.com/20220220/tragedia-famiglia-californiana-morta-di-sete-su-sentieri-nevada-insegna-come-non-si-va-in-montagna-15205361.html
Tragedia famiglia californiana morta di sete su sentieri Nevada, insegna come non si va in montagna
Tragedia famiglia californiana morta di sete su sentieri Nevada, insegna come non si va in montagna
La tragica storia della famiglia di Jonathan Gerrish di 45 anni, della moglie Ellen di 35 anni e della loro figlia di un anno Miju risale al 15 agosto scorso... 20.02.2022, Sputnik Italia
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Oggi però sappiamo che la famiglia che voleva concedersi una escursione lungo il sentiero Savage Lundy Trail in Sierra Nevada, è morta di sete.Le autorità hanno ricostruito che con molta probabilità avevano con loro soltanto 2,5 litri d’acqua in tre, il 15 agosto a 40 gradi e in un contesto dove non vi erano molti alberi a garantire una copertura dal grande caldo.Grazie all’analisi postuma del cellulare di Jonathan Gerrish, lo Sceriffo ha ricostruito la storia di questa famigliola morta di sete sulle montagne del Sierra Nevada.La loro escursione inizia presto, alle 7.44 del mattino sono già sul sentiero e girano un video. Tutto apparentemente procede bene, scattano altre foto, alle 9.00 passano accanto ad un fiume e lo fotografano e alle ore 10.29, ha ricostruito lo Sceriffo, come riportato dal Corriere, passano accanto ad un torrente d’acqua.Fin qui tutto bene, ma la tragedia inizia intorno alle 11.00 – 11.30. Dal cellulare di Jonathan la prima richiesta d'aiuto parte alle 11.56 con un messaggio in cui scrive:“…puoi aiutarci. Siamo sul Savage Lundy Trail diretti verso Hites trail. No acqua. Molto calore, con la bambina”.Il messaggio, come le telefonate delle ore successive non partono perché nell’area non c’è campo.L’uomo proverà fino alle 12.36 a fare telefonate e pare che non abbia mai chiamato il 911 (il numero di emergenza nazionale negli USA). Nessuna delle telefonate, comunque, partirà perché spesso in montagna non c’è campo, e in alcuni contesti neppure il GPS dello smartphone è in grado di collegarsi con i satelliti.Li hanno trovati due giorni dopo morti. La bimba abbracciata al padre e la madre poco più in là.Molte le domande che si pongono. Una in particolare. Perché, se alle 10.29 incontrano l’ultima sorgente d’acqua non vi ritornano per attingere acqua? Anche se potenzialmente poteva essere acqua non sicura, si trattava di una situazione di emergenza oggettiva.Una risposta non l’avremo mai, ma è ipotizzabile che il sole intenso e il calore assorbito dai loro corpi non idratati dall'acqua, abbiano iniziato ben presto ad annebbiare i loro pensieri. I colpi di calore e le insolazioni, infatti, portano anche alla perdita di lucidità e al disorientamento.
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La tragica storia della famiglia di Jonathan Gerrish di 45 anni, della moglie Ellen di 35 anni e della loro figlia di un anno Miju risale al 15 agosto scorso, ma le indagini ci hanno messo inspiegabilmente settimane per ricostruire la vicenda.
Oggi però sappiamo che la famiglia che voleva concedersi una escursione lungo il sentiero Savage Lundy Trail in Sierra Nevada, è morta di sete.
Le autorità hanno ricostruito che con molta probabilità avevano con loro soltanto 2,5 litri d’acqua in tre, il 15 agosto a 40 gradi e in un contesto dove non vi erano molti alberi a garantire una copertura dal grande caldo.
Grazie all’analisi postuma del cellulare di Jonathan Gerrish, lo Sceriffo ha ricostruito la storia di questa famigliola morta di sete sulle montagne del Sierra Nevada.
La loro escursione inizia presto, alle 7.44 del mattino sono già sul sentiero e girano un video. Tutto apparentemente procede bene, scattano altre foto, alle 9.00 passano accanto ad un fiume e lo fotografano e alle ore 10.29, ha ricostruito lo Sceriffo, come
riportato dal Corriere, passano accanto ad un torrente d’acqua.
Fin qui tutto bene, ma la tragedia inizia intorno alle 11.00 – 11.30. Dal cellulare di Jonathan la prima richiesta d'aiuto parte alle 11.56 con un messaggio in cui scrive:
“…puoi aiutarci. Siamo sul Savage Lundy Trail diretti verso Hites trail. No acqua. Molto calore, con la bambina”.
Il messaggio, come le telefonate delle ore successive non partono perché nell’area non c’è campo.
L’uomo proverà fino alle 12.36 a fare telefonate e pare che non abbia mai chiamato il 911 (il numero di emergenza nazionale negli USA). Nessuna delle telefonate, comunque, partirà perché spesso
in montagna non c’è campo, e in alcuni contesti neppure il GPS dello smartphone è in grado di collegarsi con i satelliti.
Li hanno trovati due giorni dopo morti. La bimba abbracciata al padre e la madre poco più in là.
Molte le domande che si pongono. Una in particolare. Perché, se alle 10.29 incontrano l’ultima sorgente d’acqua non vi ritornano per attingere acqua? Anche se potenzialmente poteva essere acqua non sicura, si trattava di una situazione di emergenza oggettiva.
Una risposta non l’avremo mai, ma è ipotizzabile che il sole intenso e il calore assorbito dai loro corpi non idratati dall'acqua, abbiano iniziato ben presto ad annebbiare i loro pensieri. I colpi di calore e le insolazioni, infatti, portano anche alla perdita di lucidità e al disorientamento.