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Inchiesta ambasciatore Attanasio, sapeva dei rischi terrorismo ma fu rassicurato dall’Agenzia Onu
Inchiesta ambasciatore Attanasio, sapeva dei rischi terrorismo ma fu rassicurato dall’Agenzia Onu
L’ambasciatore italiano Luca Attanasio, l’unico carabiniere di scorta e l’autista Mustapha Milambo, furono rassicurati dal Pam sulla sicurezza del viaggio a... 19.02.2022, Sputnik Italia
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Già in precedenti circostanze l’ambasciatore Attanasio aveva infatti annullato le missioni: “Deve aver ricevuto rassicurazioni dal Pam”, fa mettere a verbale Seddiki, come scrive IlFattoQuotidiano.Tra i sentiti dalla procura di Roma, per ricostruire le circostanze precedenti al viaggio mortale dell’ambasciatore, c’è anche il cancelliere contabile presso l’ambasciata italiana a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo.Il contabile, Saro Castellana, ha spiegato ai magistrati che Attanasio l’aveva inviato ad una riunione dei Capi missione UE pochi giorni prima del viaggio a Goma. Era il 18 febbraio, e in quella riunione si parlò di informazioni poco rassicuranti giunte dagli osservatori americani, che lanciavano una “allerta terrorismo”.Castellana riferì dell’allerta all’ambasciatore Attanasio e gli consigliò di acquisire ulteriori riscontri, ha testimoniato ai giudici che si occupano del caso.Il cancelliere contabile ha riferito anche che Attanasio si consultò con il console, dottor Russo, a Kinshasa, riguardo al suo imminente viaggio a Goma.Questa la ricostruzione dei fatti a posteriori, a cui si aggiungono le parole della moglie dell’ambasciatore italiano ucciso:Circostanza, quest’ultima, confermata dalla trascrizione di una telefonata successiva all’attentato tra l’altro carabiniere presente nell’Ambasciata italiana a Kinshasa e il titolare di un popolare ristorante di Goma, che era un punto di riferimento per gli italiani.Iacovacci l'aveva contattato sul posto, per sondare il terreno e capire come stavano le cose al di là dei canali ufficiali, ed in seguito aveva contattato il console onorario a Goma, Gianni Giusti, riferisce il ristoratore all’altro carabiniere nella telefonata.Il ristoratore ha poi aggiunto:Nella sparatoria è sopravvissuto Rocco Leone, vicepresidente dell’Agenzia Onu Pam nella Repubblica Democratica del Congo.Nell’imminenza del fatto, Leone fece pubblicare un comunicato ufficiale attraverso l’Unirc, in cui si legge:Leone è indagato per falsa dichiarazione dalla procura di Roma e per non avere avvertito i militari della missione Monusco del loro passaggio, riporta Il Manifesto di qualche giorno fa.Con lui è indagato il responsabile della sicurezza del World Food Programme, Mansour Luguru Mwagaza.Il Pam (World Food Programme) si rifiuta di farli parlare con i magistrati, invocando su di loro l’immunità diplomatica, riporta ancora Il Manifesto.
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Inchiesta ambasciatore Attanasio, sapeva dei rischi terrorismo ma fu rassicurato dall’Agenzia Onu
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L’ambasciatore italiano Luca Attanasio, l’unico carabiniere di scorta e l’autista Mustapha Milambo, furono rassicurati dal Pam sulla sicurezza del viaggio a Goma, afferma la vedova dell’ambasciatore Zakia Seddiki.
Già in precedenti circostanze l’ambasciatore Attanasio aveva infatti annullato le missioni: “Deve aver ricevuto rassicurazioni dal Pam”, fa mettere a verbale Seddiki, come
scrive IlFattoQuotidiano.
Tra i sentiti dalla procura di Roma, per ricostruire le circostanze precedenti al viaggio mortale dell’ambasciatore, c’è anche il cancelliere contabile presso l’ambasciata italiana a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo.
Il contabile, Saro Castellana, ha spiegato ai magistrati che Attanasio l’aveva inviato ad una riunione dei Capi missione UE pochi giorni prima del viaggio a Goma. Era il 18 febbraio, e in quella riunione si parlò di informazioni poco rassicuranti giunte dagli osservatori americani, che lanciavano una “allerta terrorismo”.
Castellana riferì dell’allerta all’ambasciatore Attanasio e gli consigliò di acquisire ulteriori riscontri, ha testimoniato ai giudici che si occupano del caso.
Il cancelliere contabile ha riferito anche che Attanasio si consultò con il console, dottor Russo, a Kinshasa, riguardo al suo imminente viaggio a Goma.
Questa la ricostruzione dei fatti a posteriori, a cui si aggiungono le parole della moglie dell’ambasciatore italiano ucciso:
“Senza le garanzie del Pam, Luca non sarebbe mai andato”. La signora Seddiki riferisce che anche i Carabinieri chiesero rassicurazioni sul livello di sicurezza della strada e gli era stato “riferito che il percorso era sicuro”, ha fatto mettere a verbale.
Circostanza, quest’ultima, confermata dalla trascrizione di una telefonata successiva all’attentato tra l’altro carabiniere presente nell’Ambasciata italiana a Kinshasa e il titolare di un popolare ristorante di Goma, che era un punto di riferimento per gli italiani.
Iacovacci l'aveva contattato sul posto, per sondare il terreno e capire come stavano le cose al di là dei canali ufficiali, ed in seguito aveva contattato il console onorario a Goma, Gianni Giusti, riferisce il ristoratore all’altro carabiniere nella telefonata.
Il ristoratore ha poi aggiunto:
“Non si può portare un ambasciatore lì senza avere una macchina blindata, senza informare il governatore. Cioè hanno fatto (il Pam - ndr) delle cose come dei turisti, non si fanno quelle cose. Stamattina alle 9:30, nello stesso posto, ne hanno ammazzati altri quattro”, era il 24 febbraio, due giorni dopo l’assassinio di Attanasio, Iacovaci e l’autista Milambo.
Nella sparatoria è sopravvissuto Rocco Leone, vicepresidente dell’Agenzia Onu Pam nella Repubblica Democratica del Congo.
Nell’imminenza del fatto, Leone fece pubblicare un comunicato ufficiale attraverso l’Unirc, in cui si
legge:
“Spetta a tutti e quattro noi sopravvissuti il compito di condividere quante più informazioni possibili sulla vicenda, e siamo tutti pronti a farlo”.
Leone è indagato per falsa dichiarazione dalla procura di Roma e per non avere avvertito i militari della missione Monusco del loro passaggio,
riporta Il Manifesto di qualche giorno fa.
Con lui è indagato il responsabile della sicurezza del World Food Programme, Mansour Luguru Mwagaza.
Il Pam (World Food Programme) si rifiuta di farli parlare con i magistrati, invocando su di loro l’immunità diplomatica, riporta ancora Il Manifesto.