Corte Costituzionale, è giorno di referendum: dall’eutanasia alla giustizia
© AP Photo / Luca BrunoMarco Cappato

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Sono otto i quesiti referendari al vaglio dei 15 giudici che dovranno decidere sulla legittimità. Il voto, in caso di via libera, si svolgerà in primavera.
Da oggi i giudici della Corte costituzionale si riuniscono per decidere sull’ammissibilità degli otto quesiti referendari presentati nei mesi scorsi: si va dai sei temi legati alla giustizia a quello sull’eutanasia, fino alla cannabis.
Se la Consulta dovesse decidere per il via libera, si voterebbe tra aprile e maggio.
La seduta dei 15 giudici è stata sollecitata dal neo presidente Giuliano Amato, che ha sottolineato come la Corte “decide di decidere” sull’ammissibilità solo dopo aver sentito anche i protagonisti dei referendum, i Comitati promotori.
Una novità che, nelle intenzione di Amato, vuole “consentire, il più possibile, il voto popolare”.
Alla seduta a porte chiuse prendono parte 15 giudici, sette dei quali sono relatori, che ascolteranno gli avvocati e chi ha partecipato attivamente alla nascita dei referendum.
La decisione potrebbe essere annunciata entro giovedì.
I temi degli otto referenda
Uno dei temi caldi è quello legato all’articolo 579 del codice penale, che affronta “l’omicidio del consenziente”, cioè l’eutanasia.
In aula, per difendere le ragioni del referendum, anche Marco Cappato e Mina Welby, dell’Associazione Luca Coscioni.
Cappato su Twitter ha scritto: “Dopo tre anni di attesa, la legge sul fine vita va in discussione in Parlamento proprio nel giorno in cui la Corte costituzionale discute l'ammissibilità del Referendum sull’eutanasia”.
Dopo tre anni di attesa, la legge sul fine vita va in discussione in Parlamento proprio nel giorno in cui la Corte costituzionale discute l'ammissibilità del #ReferendumEutanasia. Il messaggio è: bocciate pure il quesito che poi ci pensiamo noi. Pronti a fare come sul #ddlzan.
— Marco Cappato (@marcocappato) February 14, 2022
Per i quesiti sulla giustizia ci saranno i rappresentanti dei nove consigli regionali, tutti in mano al centrodestra, che hanno presentato le firme per la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei giudici, l’abrogazione della legge Severino e la stretta della custodia cautelare.