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Giorgetti: “Basta drogare l’edilizia con il Superbonus, serve una politica industriale”
Giorgetti: “Basta drogare l’edilizia con il Superbonus, serve una politica industriale”
Per salvare milioni di posti di lavoro nell’automotive che rischia il contraccolpo dalla transizione verso l’auto verde. La “febbre dell’elettrico” ci farà... 13.02.2022, Sputnik Italia
2022-02-13T09:00+0100
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Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti difende la tutela del clima e la lotta ai cambiamenti climatici ma questa battaglia va fatta tenendo d’occhio l’impatto sull’occupazione della trasformazione energetica, tecnologica e industriale: “Non posso accettare che il prezzo siano milioni di disoccupati, con conseguenze sociali e quindi politiche molto serie”.Parlando al Corriere della Sera, Giorgetti fa “nomi e cognomi” degli indiziati responsabili di questi gravi rischi. Il primo è il Superbonus, che drena risorse mentre in Italia c’è bisogno di una politica industriale.Fondi che potrebbero essere impiegati per rispondere “allo choc che investe l’automotive, che deve uscire dai modelli endotermici tradizionali. Invece diamo soldi ai miliardari per ristrutturare le loro quinte case delle vacanze. Ride tutto il mondo”.La febbre dell’auto elettricaGiorgetti è preoccupato da una dilagante disoccupazione nell’automotive, “spiazzato dall’imposizione del passaggio all’auto elettrica entro il 2035”.Per il titolare del Mise, se da una parte va abbattuta la Co2, dall’altra è necessario tenere in considerazione la necessità di una “valutazione industriale, sulla sovranità tecnologica e l’autonomia strategica dell’Europa". L’alternativa esiste, ci sono le tecnologie legate all’idrogeno, e “in Italia abbiamo brevetti fra i più avanzati nei biocarburanti” e “anche l’auto ibrida, che ora non piace, può avere un ruolo”.Più fondi per riconvertire il settore dell’autoGiorgetti ragiona sulle pagine del Corriere su conseguenze e ricette per ridurre gli impatti. Da un lato incentivi per i veicoli ecocompatibili, non solo elettrici, poi, la nuova Gigafactory di Termoli, “la la nuova filiera elettrica richiederà comunque metà della manodopera oggi impiegata da quella tradizionale”.E quindi, “le imprese dell’automotive vanno aiutate a riconvertirsi, rendendo disponibili gli accordi di programma e i contratti di sviluppo”.E servono fondi da investire, “lo abbiamo già chiesto al ministero dell’Economia” per “incentivi ad aggregarsi, ingresso nelle filiere a monte e a valle dell’elettrico. Per esempio, nel riciclaggio delle batterie. O nella produzione di bus verdi in Italia, altrimenti i quattro miliardi che abbiamo su questo nel Pnrr finiremo per spedirli in Cina”.
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giancarlo giorgetti, ministero dello sviluppo economico, auto, auto elettrica
Giorgetti: “Basta drogare l’edilizia con il Superbonus, serve una politica industriale”
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Per salvare milioni di posti di lavoro nell’automotive che rischia il contraccolpo dalla transizione verso l’auto verde. La “febbre dell’elettrico” ci farà dipendere dalla Cina.
Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti difende la tutela del clima e la lotta ai cambiamenti climatici ma questa battaglia va fatta tenendo d’occhio l’impatto sull’occupazione della trasformazione energetica, tecnologica e industriale: “Non posso accettare che il prezzo siano milioni di disoccupati, con conseguenze sociali e quindi politiche molto serie”.
Parlando
al Corriere della Sera, Giorgetti fa “nomi e cognomi” degli indiziati responsabili di questi gravi rischi. Il primo è il Superbonus, che drena risorse mentre in Italia c’è bisogno di una politica industriale.
“In legge di Bilancio il governo aveva cercato di limitarlo, poi il Parlamento ha deciso di allargare le maglie, anche troppo. Ora costerà moltissimo” e “droghiamo un settore in cui l’offerta di imprese e manodopera è limitata. Stiamo facendo salire i prezzi e contribuiamo all’inflazione”.
Fondi che potrebbero essere impiegati per rispondere “allo choc che investe l’automotive, che deve uscire dai modelli endotermici tradizionali. Invece diamo soldi ai miliardari per ristrutturare le loro quinte case delle vacanze. Ride tutto il mondo”.
La febbre dell’auto elettrica
Giorgetti è preoccupato da una dilagante disoccupazione nell’automotive, “spiazzato dall’imposizione del passaggio all’auto elettrica entro il 2035”.
Per il titolare del Mise, se da una parte va abbattuta la Co2, dall’altra è necessario tenere in considerazione la necessità di una “valutazione industriale, sulla sovranità tecnologica e l’autonomia strategica dell’Europa".
"In tutta questa febbre per l’auto elettrica, chi fornisce le materie prime è la Cina” e quindi “significa mettere il primo settore manifatturiero d’Europa in mano ad altri, lontano da noi. Possibile che nessuno ci pensi?”
L’alternativa esiste, ci sono le tecnologie legate all’idrogeno, e “in Italia abbiamo brevetti fra i più avanzati nei biocarburanti” e “anche l’auto ibrida, che ora non piace, può avere un ruolo”.
“Con questa furia per l’elettrico ideologica, etica, rischiamo l’autogol”.
Più fondi per riconvertire il settore dell’auto
Giorgetti ragiona sulle pagine del Corriere su conseguenze e ricette per ridurre gli impatti. Da un lato incentivi per i veicoli ecocompatibili, non solo elettrici, poi, la nuova Gigafactory di Termoli, “la la nuova filiera elettrica richiederà comunque metà della manodopera oggi impiegata da quella tradizionale”.
E quindi, “le imprese dell’automotive vanno aiutate a riconvertirsi, rendendo disponibili gli accordi di programma e i contratti di sviluppo”.
E servono fondi da investire, “lo abbiamo già chiesto al ministero dell’Economia” per “incentivi ad aggregarsi, ingresso nelle filiere a monte e a valle dell’elettrico. Per esempio, nel riciclaggio delle batterie. O nella produzione di bus verdi in Italia, altrimenti i quattro miliardi che abbiamo su questo nel Pnrr finiremo per spedirli in Cina”.