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L’Italia in pole position per la successione a Stoltenberg alla guida della Nato
L’Italia in pole position per la successione a Stoltenberg alla guida della Nato
Il governo dovrà decidere velocemente il suo candidato per non cedere il passo a Spagna o Regno Unito, possibili avversari. 07.02.2022, Sputnik Italia
2022-02-07T21:49+0100
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Al summit dei ministri della Difesa della Nato, in programma la prossima settimana, oltre alla crisi in Ucraina si discuterà della successione del segretario generale Jens Stoltenberg, che guiderà l’Alleanza fino a settembre.Il suo successore, però, sarà scelto già a fine giugno al vertice di Madrid e l’Italia è tra i favoriti. Adesso, però, per non farsi battere dalla concorrenza di Spagna e Regno Unito, il governo Draghi deve scegliere il suo candidato e lavorare per portare a casa la poltrona.Gli Usa chiedono un ex premier, ma potrebbe essere un ministroGli Stati uniti che hanno promesso il loro appoggio a Roma, dopo la bocciatura di Franco Frattini nel 2014, vorrebbero che il nuovo segretario generale della Nato fosse un ex premier, ma su questo fronte i candidati italiani non sono disponibili.Sia Enrico Letta che Paolo Gentiloni, possibili candidati, non vogliono lasciare il loro posto alla guida del Pd uno e alla Commissione europea in una direzione di ampio interesse per l’Italia data la mole di fondi da spendere con il Pnrr l’altro.Matteo Renzi si è tirato fuori facendo sapere adatto al ruolo.L'Italia quindi deve trovare un profilo tra i ministri della Difesa o degli Esteri. L’opzione femminile avrebbe un suo seguito, perché sarebbe la prima donna a capo della Nato nella storia dell’Alleanza.I precedenti dell’Italia nella NatoRoma ha avuto un solo segretario generale dell’Alleanza atlantica, nel 1971, fu Manlio Brosio.Nel 2014 tentò Frattini, superato dal danese Rasmussen. In quell’occasione l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano se ne lamentò con Barack Obama che promise di sostenere l’§Italia in futuro.
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L’Italia in pole position per la successione a Stoltenberg alla guida della Nato
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Il governo dovrà decidere velocemente il suo candidato per non cedere il passo a Spagna o Regno Unito, possibili avversari.
Al summit dei ministri della Difesa della Nato, in programma la prossima settimana, oltre alla crisi in Ucraina si discuterà della successione del segretario generale Jens Stoltenberg, che guiderà l’Alleanza fino a settembre.
Il suo successore, però, sarà scelto già a fine giugno al vertice di Madrid e l’Italia è tra i favoriti. Adesso, però, per non farsi battere dalla concorrenza di Spagna e Regno Unito, il governo Draghi deve scegliere il suo candidato e lavorare per portare a casa la poltrona.
Gli Usa chiedono un ex premier, ma potrebbe essere un ministro
Gli Stati uniti che hanno promesso il loro appoggio a Roma, dopo la bocciatura di Franco Frattini nel 2014, vorrebbero che il nuovo segretario generale della Nato fosse un ex premier, ma su questo fronte i candidati italiani non sono disponibili.
Sia Enrico Letta che Paolo Gentiloni, possibili candidati, non vogliono lasciare il loro posto alla guida del Pd uno e alla Commissione europea in una direzione di ampio interesse per l’Italia data la mole di fondi da spendere con il Pnrr l’altro.
Matteo Renzi si è tirato fuori facendo sapere adatto al ruolo.
L'Italia quindi deve trovare un profilo tra i ministri della Difesa o degli Esteri.
Le alternative contemplano in questo caso la ex ministra degli Esteri ed ex Alta Rappresentante dell'Ue, Federica Mogherini, l'ex ministra della Difesa, Roberta Pinotti, e il ministro in carica, Lorenzo Guerini.
L’opzione femminile avrebbe un suo seguito, perché sarebbe la prima donna a capo della Nato nella storia dell’Alleanza.
I precedenti dell’Italia nella Nato
Roma ha avuto un solo segretario generale dell’Alleanza atlantica, nel 1971, fu Manlio Brosio.
Da allora un paio di tentativi sono andati a vuoto. Il primo durante il governo Berlusconi quando il segretario alla Difesa Usa Donald Rumsfield offrì all'Italia il posto: all’epoca l’ex ministro degli Esteri e della Difesa Antonio Martino rifiutò per i troppi carichi di lavoro.
Nel 2014 tentò Frattini, superato dal danese Rasmussen. In quell’occasione l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano se ne lamentò con Barack Obama che promise di sostenere l’§Italia in futuro.