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‘Grandi dimissioni’, allarmante anche in Italia il fenomeno dell’abbandono del lavoro: ecco i motivi
‘Grandi dimissioni’, allarmante anche in Italia il fenomeno dell’abbandono del lavoro: ecco i motivi
Il fenomeno noto con i termini inglesi ‘Great Resignation’, o grandi dimissioni, prende piede anche in Italia e accanto ai numeri del fenomeno, l’Area studi... 01.02.2022, Sputnik Italia
2022-02-01T20:40+0100
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Il fenomeno della crescita delle dimissioni dal proprio luogo di lavoro, infatti, non corrisponde a un passaggio ad altra attività lavorativa. Nella maggioranza dei casi si tratta di persone che decidono per un allontanamento permanente dal mondo del mercato del lavoro.Il rapporto di Legacoop dal titolo “Assunzioni e cessazioni: qualcosa si muove nel mercato del lavoro italiano”, citato da Teleborsa, ha rilevato che nei primi nove mesi del 2021 sono stati 1,3 milioni gli italiani che si sono licenziati volontariamente, contro il milione di licenziamenti volontari dello stesso periodo del 2020 (+31,6%).Le criticità per le impreseQuindi, da una parte le imprese si ritrovano con dipendenti che si licenziano e dall’altra con la carenza di figure professionali da inserire in organico.Una situazione da vero cortocircuito per il sistema produttivo ed economico italiano e occidentale. Il fenomeno, infatti, si osserva in molte altre nazioni cosiddette sviluppate.Perché le persone si licenziano?Cosa spinge le persone a licenziarsi? Come mai in molti preferiscono rimanere senza lavoro, ma non continuare a lavorare?E ancora. Tutta colpa della pandemia? La risposta a queste domande per ora è molto parziale, le indagini socio-economiche procedono. Una prima parziale risposta potrebbe essere individuata nei grandi cambiamenti che la pandemia ha apportato e sta apportando agli stili di vita, ma il fenomeno era già in atto prima e ora subisce una accelerazione.Sono cambiate le priorità, e il valore che si dà al tempo. Le persone stanno prendendo consapevolezza e nutrono nel presente e nel futuro “speranze” ed “obiettivi” nuovi o latenti che ora emergono.Secondo Mauro Lusetti, presidente di Legacoop, sappiamo i difetti del mercato del lavoro italiano quali sono e “questa rapida fase di ripresa li ha evidenziati”.Ciò significa che se prima ci si accontentava di lavorare, anche se sottopagati o non idoneamente valorizzati, adesso gli italiani sono sempre meno disponibili e preferiscono non lavorare.“Lo sviluppo armonico di un paese non richiede solo di mettere le persone al lavoro, ma di metterle al posto giusto; un sistema produttivo che non valorizza i propri talenti, semplicemente, non rende ciò che potrebbe”, dice Lusetti concludendo.
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‘Grandi dimissioni’, allarmante anche in Italia il fenomeno dell’abbandono del lavoro: ecco i motivi
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Il fenomeno noto con i termini inglesi ‘Great Resignation’, o grandi dimissioni, prende piede anche in Italia e accanto ai numeri del fenomeno, l’Area studi Legacoop e Prometeia si sono domandati il perché stia avvenendo.
Il fenomeno della crescita delle dimissioni dal proprio luogo di lavoro, infatti, non corrisponde a un passaggio ad altra attività lavorativa. Nella maggioranza dei casi si tratta di persone che decidono per un allontanamento permanente dal mondo del mercato del lavoro.
Il rapporto di Legacoop dal titolo “Assunzioni e cessazioni: qualcosa si muove nel mercato del lavoro italiano”,
citato da Teleborsa, ha rilevato che nei primi nove mesi del 2021 sono stati 1,3 milioni gli italiani che si sono licenziati volontariamente, contro il milione di licenziamenti volontari dello stesso periodo del 2020 (+31,6%).
Le criticità per le imprese
Quindi, da una parte le imprese si ritrovano con dipendenti che si licenziano e dall’altra con la carenza di figure professionali da inserire in organico.
Una situazione da vero cortocircuito per il sistema produttivo ed economico italiano e occidentale. Il fenomeno, infatti, si osserva in molte altre nazioni cosiddette sviluppate.
Perché le persone si licenziano?
Cosa spinge le persone a licenziarsi? Come mai in molti preferiscono rimanere senza lavoro, ma non continuare a lavorare?
E ancora. Tutta colpa della pandemia? La risposta a queste domande per ora è molto parziale, le indagini socio-economiche procedono. Una prima parziale risposta potrebbe essere individuata nei grandi cambiamenti che la pandemia ha apportato e sta apportando agli stili di vita, ma il fenomeno era già in atto prima e ora subisce una accelerazione.
Sono cambiate le priorità, e il valore che si dà al tempo. Le persone stanno prendendo consapevolezza e nutrono nel presente e nel futuro “speranze” ed “obiettivi” nuovi o latenti che ora emergono.
Secondo Mauro Lusetti, presidente di Legacoop, sappiamo i difetti del mercato del lavoro italiano quali sono e “questa rapida fase di ripresa li ha evidenziati”.
Ciò significa che se prima ci si accontentava di lavorare, anche se sottopagati o non idoneamente valorizzati, adesso gli italiani sono sempre meno disponibili e preferiscono non lavorare.
“La qualità del lavoro e della vita, il bisogno di soddisfazione, di autorealizzazione, di crescita sociale e personale”, appaiono essere i fattori alla base della Great Resignation italiana.
“Lo sviluppo armonico di un paese non richiede solo di mettere le persone al lavoro, ma di metterle al posto giusto; un sistema produttivo che non valorizza i propri talenti, semplicemente, non rende ciò che potrebbe”, dice Lusetti concludendo.