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Ora i Savoia rivogliono i gioielli della corona, l'ultimatum: "Restituiteli entro 10 giorni"
Ora i Savoia rivogliono i gioielli della corona, l'ultimatum: "Restituiteli entro 10 giorni"
I gioielli, dal valore che sfiora i 500 milioni di euro, sono custoditi nei caveau della Banca d'Italia. Ora i reali ne chiedono la restituzione allo Stato e sono pronti a fare causa al governo.
2022-01-26T14:24+0100
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Diademi, collier, orecchini, spille, impreziositi da 6.732 brillanti e 2mila perle di varie dimensioni. È una parte del patrimonio di casa Savoia. I gioielli della Corona valgono fino a 500 milioni di euro e sono custoditi nei caveau della Banca d’Italia.Ora gli eredi della casa piemontese hanno lanciato un ultimatum al governo italiano per chiedere la restituzione dei beni.“Voglia cortesemente la Banca d’Italia, in persona del suo governatore, provvedere, entro dieci giorni dal ricevimento della presente, alla restituzione di quanto sopra indicato, concedendone, altresì, la contestuale visione, avendone gli eredi stessi il pieno diritto”, è la richiesta messa nero su bianco in un messaggio di posta certificata da Sergio Orlandi, avvocato del principe Vittorio Emanuele e delle principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice.La mail è stata recapitata alla casella postale della presidenza del Consiglio, al ministero dell’Economia e alla Banca d’Italia.La casa piemontese ha tentato una mediazione con i legali della Banca d’Italia. Ma il colloquio, durato circa quaranta minuti, si è concluso con un nulla di fatto. L’istituzione finanziaria, come riferisce il Corriere della Sera, sostiene di non avere la “disponibilità di decidere come utilizzare il bene”, ma di avere soltanto mandato di custodirlo. La presidenza del Consiglio e il ministero dell’Economia, invece, non si sono presentati.E così, i Savoia ora pensano a fare causa allo Stato, per dipanare la matassa davanti al giudice civile.Il resto del "tesoro" della corona, infatti, dopo il referendum del 2 giugno del 1946, diventò di proprietà della Repubblica Italiana, che nelle disposizioni transitorie e finali della Costituzione stabilì che i beni “degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi” fossero “avocati allo Stato”. I gioielli della famiglia reale, però, non furono mai confiscati.Oggi, il principe Vittorio Emanuele definisce “ridicolo” che rimangano “chiusi in un caveau della Banca D’Italia”. “Se li riotterremo, - è la promessa - li faremo esporre”.
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I gioielli, dal valore che sfiora i 500 milioni di euro, sono custoditi nei caveau della Banca d'Italia. Ora i reali ne chiedono la restituzione allo Stato e sono pronti a fare causa al governo.
Diademi, collier, orecchini, spille, impreziositi da 6.732 brillanti e 2mila perle di varie dimensioni. È una parte del patrimonio di casa Savoia. I gioielli della Corona valgono fino a 500 milioni di euro e sono custoditi nei caveau della Banca d’Italia.
Ora gli eredi della casa piemontese hanno lanciato un ultimatum al governo italiano per chiedere la restituzione dei beni.
“Voglia cortesemente la Banca d’Italia, in persona del suo governatore, provvedere, entro dieci giorni dal ricevimento della presente, alla restituzione di quanto sopra indicato, concedendone, altresì, la contestuale visione, avendone gli eredi stessi il pieno diritto”, è la richiesta messa nero su bianco in un messaggio di posta certificata da Sergio Orlandi, avvocato del principe Vittorio Emanuele e delle principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice.
La mail è stata recapitata alla casella postale della presidenza del Consiglio, al ministero dell’Economia e alla Banca d’Italia.
I gioielli, sostiene la famiglia, sono stati depositati dal Re Umberto II, “affinché venisse assicuratala custodia e garantita la vigilanza necessaria per la conservazione”, proprio “ai fini della restituzione”.
La casa piemontese ha tentato una mediazione con i legali della Banca d’Italia. Ma il colloquio, durato circa quaranta minuti, si è concluso con un nulla di fatto. L’istituzione finanziaria,
come riferisce il Corriere della Sera, sostiene di non avere la “disponibilità di decidere come utilizzare il bene”, ma di avere soltanto mandato di custodirlo. La presidenza del Consiglio e il ministero dell’Economia, invece, non si sono presentati.
E così, i Savoia ora pensano a fare causa allo Stato, per dipanare la matassa davanti al giudice civile.
La tesi dei reali è che, a differenza del resto del patrimonio, questi beni non siano “mai stati confiscati”.
Il resto del "tesoro" della corona, infatti, dopo il referendum del 2 giugno del 1946, diventò di proprietà della Repubblica Italiana, che nelle disposizioni transitorie e finali della Costituzione stabilì che i beni “degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi” fossero “avocati allo Stato”. I gioielli della famiglia reale, però, non furono mai confiscati.
Oggi, il principe Vittorio Emanuele definisce “ridicolo” che rimangano “chiusi in un caveau della Banca D’Italia”. “Se li riotterremo, - è la promessa - li faremo esporre”.