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Quirinale, da Berlusconi a Draghi: ecco i possibili scenari ad una settimana dal voto
Quirinale, da Berlusconi a Draghi: ecco i possibili scenari ad una settimana dal voto
Il centrodestra vuole essere decisivo sulla scelta del nuovo presidente della Repubblica. E se Berlusconi non riuscisse a recuperare abbastanza voti si pensa ad un "piano B".
2022-01-17T19:05+0100
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Ad una settimana dall’avvio delle votazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica le trattive si infittiscono. Il centrodestra punta a recuperare fino all’ultimo voto per mandare al Colle il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Ma la strada sembra essere in salita, o perlomeno non senza ostacoli. Il Cav non ha ancora sciolto la riserva e, secondo quanto si legge sul Tempo, non sarebbe intenzionato a farlo prima dell’inizio delle votazioni. Dietro ci sarebbe una strategia ben precisa, per non togliere al centrodestra il ruolo di "king maker" nel caso di un insuccesso.Antonio Polito, sul Corriere della Sera, sostiene che a Berlusconi manchino circa sessanta voti per essere eletto alla quarta chiama. A disposizione del Cavaliere, secondo il giornalista, ci sarebbe un sostanzioso pacchetto di voti "esterni". Ma a questi vanno sottratti comunque quelli dei possibili franchi tiratori del centrodestra. Per questo, si legge nell’analisi, il leader di Forza Italia potrebbe non andare oltre le 450 preferenze.Il messaggio che arriva al centrosinistra dal vertice di sabato a Villa Grande, però, è chiaro. "Dopo decenni di nomi proposti o imposti dalla sinistra, questa volta i numeri, in Parlamento e nel Paese, offrono al centrodestra l'onore e l'onere di avanzare una proposta, quindi non accettiamo veti, esclusioni o arroganze", ha detto Matteo Salvini.Il riferimento è agli avversari politici. Gli stessi che hanno minacciato un nuovo Aventino nel caso in cui la candidatura di Berlusconi si rivelasse davvero percorribile. Il Pd, tuttavia, sembrerebbe essere tutt’altro che compatto su questo punto.Secondo il Tempo, Pd e M5S starebbero continuando a lavorare sulla carta Draghi. E lo stesso quotidiano ipotizza che a convergere sul nome dell’attuale premier potrebbero essere anche diversi esponenti di Forza Italia qualora “l’operazione Berlusconi” non andasse a buon fine. La condizione, però, è che la legislatura vada avanti fino al 2023. Sarebbe necessario, quindi, anche un accordo per Palazzo Chigi.Tra questi ci sarebbero quello della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, o di Letizia Moratti. Il rischio, infatti, secondo i commentatori, è che se Berlusconi non superasse la prova delle urne il centrodestra non potrà “tornare in gioco” e dovrà lasciare il timone in mano al centrosinistra.Anche Denis Verdini, in una lettera che avrebbe inviato a Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri, citata dal Sole 24 Ore, incalza Berlusconi. “Deve permettere a Salvini (il gruppo di grandi elettori più grande) di portare a termine l'obiettivo di eleggere un presidente di centrodestra, fornendogli tutto il suo appoggio”, scrive il “suocero” del leader leghista. E mette in guardia su eventuali patti con Letta e Renzi per “Draghi, Amato o chissà chi altro”. In questo caso, a saltare, avverte Verdini, sarebbe il centrodestra.
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Quirinale, da Berlusconi a Draghi: ecco i possibili scenari ad una settimana dal voto
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Il centrodestra vuole essere decisivo sulla scelta del nuovo presidente della Repubblica. E se Berlusconi non riuscisse a recuperare abbastanza voti si pensa ad un "piano B".
Ad una settimana dall’avvio delle votazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica le trattive si infittiscono. Il centrodestra punta a recuperare fino all’ultimo voto per mandare al Colle il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Ma la strada sembra essere in salita, o perlomeno non senza ostacoli.
Il Cav non ha ancora sciolto la riserva e,
secondo quanto si legge sul Tempo, non sarebbe intenzionato a farlo prima dell’inizio delle votazioni. Dietro ci sarebbe una strategia ben precisa, per non togliere al centrodestra il ruolo di "king maker" nel caso di un insuccesso.
Antonio Polito,
sul Corriere della Sera, sostiene che a Berlusconi manchino circa sessanta voti per essere eletto alla quarta chiama. A disposizione del Cavaliere, secondo il giornalista, ci sarebbe un sostanzioso pacchetto di voti "esterni". Ma a questi vanno sottratti comunque quelli dei possibili franchi tiratori del centrodestra. Per questo, si legge nell’analisi, il leader di Forza Italia potrebbe non andare oltre le 450 preferenze.
Il messaggio che arriva al centrosinistra dal vertice di sabato a Villa Grande, però, è chiaro. "Dopo decenni di nomi proposti o imposti dalla sinistra, questa volta i numeri, in Parlamento e nel Paese, offrono al centrodestra l'onore e l'onere di avanzare una proposta, quindi non accettiamo veti, esclusioni o arroganze", ha detto Matteo Salvini.
Il riferimento è agli avversari politici. Gli stessi che hanno minacciato un nuovo Aventino nel caso in cui la candidatura di Berlusconi si rivelasse davvero percorribile. Il Pd, tuttavia, sembrerebbe essere tutt’altro che compatto su questo punto.
Secondo il Tempo, Pd e M5S starebbero continuando a lavorare sulla carta Draghi. E lo stesso quotidiano ipotizza che a convergere sul nome dell’attuale premier potrebbero essere anche diversi esponenti di Forza Italia qualora “l’operazione Berlusconi” non andasse a buon fine. La condizione, però, è che la legislatura vada avanti fino al 2023. Sarebbe necessario, quindi, anche un accordo per Palazzo Chigi.
Intanto, il retroscena pubblicato sul Corriere, rivela che Lega e Fratelli d’Italia avrebbero altri nomi pronti ad essere messi sul tavolo se alla vigilia delle votazioni ci si rendesse conto di non avere i numeri per eleggere il Cavaliere.
Tra questi ci sarebbero quello della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, o di Letizia Moratti.
Il rischio, infatti, secondo i commentatori, è che se Berlusconi non superasse la prova delle urne il centrodestra non potrà “tornare in gioco” e dovrà lasciare il timone in mano al centrosinistra.
Secondo Polito, in estrema sintesi: “Se Silvio va al voto, può uscirne Draghi, se si ferma prima, può uscirne un altro di centrodestra”.
Anche Denis Verdini, in una lettera che avrebbe inviato a Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri,
citata dal Sole 24 Ore, incalza Berlusconi. “Deve permettere a Salvini (il gruppo di grandi elettori più grande) di portare a termine l'obiettivo di eleggere un presidente di centrodestra, fornendogli tutto il suo appoggio”, scrive il “suocero” del leader leghista.
E mette in guardia su eventuali patti con Letta e Renzi per “Draghi, Amato o chissà chi altro”. In questo caso, a saltare, avverte Verdini, sarebbe il centrodestra.