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Vaccini, lo studio del Bambino Gesù sulla terza dose: "Indispensabile per gli immunodepressi"
Vaccini, lo studio del Bambino Gesù sulla terza dose: "Indispensabile per gli immunodepressi"
Tre studi del Bambino Gesù di Roma sui soggetti vulnerabili, come trapiantati e immunodespressi, mostrano come un paziente fragile su tre non sviluppa gli anticorpi dopo il completamento del ciclo vaccinale.
2021-10-04T20:30+0200
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Dopo il via libera del Cts alla somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid ai soggetti fragili, oggi l’Agenzia europea del farmaco si è pronunciata sull’opportunità di somministrare il “booster” di anticorpi contro il coronavirus sia alle persone immunodepresse, sia alla popolazione dai 18 anni in su dopo almeno sei mesi dalla somministrazione della seconda dose.Nel frattempo uno studio dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha evidenziato come per i pazienti immunodepressi la terza dose di vaccino diventi una vera e propria necessità. Per questo, sottolinea Paolo Palma, responsabile della Immunologia clinica e Vaccinologia del Bambino Gesù, “è indispensabile proteggere le categorie più fragili somministrando la terza dose di vaccino, calibrando i dosaggi o ricorrendo a nuove formulazioni vaccinali adiuvate in grado di potenziare la risposta immunitaria al virus e mantenerla nel tempo”. Lo studio è stato portato avanti su 3 diverse categorie di pazienti vulnerabili: un gruppo di 21 persone affette da immunodeficienza primitiva, un secondo gruppo di 34 persone sottoposte a trapianto di cuore o polmone e un terzo gruppo di 45 ragazzi con trapianto di fegato o rene.I risultati delle analisi effettuate sono state poi confrontati con quelli di un gruppo di controllo di persone sane, vaccinate nello stesso periodo.Nei giovani trapiantati di cuore e polmone invece, il 31 per cento non ha sviluppato gli anticorpi, mentre nei pazienti che hanno subito il trapianto di fegato e rene ha risposto positivamente rispettivamente l’83 e il 58 per cento. La diversità nella risposta “sembra correlata al tipo di immunosoppressori somministrati”. “Alcuni farmaci più di altri, infatti, - ha spiegato il dott. Luca Dello Strologo, responsabile della struttura di Follow-up Trapianto renale del Bambino Gesù - interferiscono sulla capacità dell’organismo di attivare la risposta immunitaria a seguito di uno stimolo immunogeno”.
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Vaccini, lo studio del Bambino Gesù sulla terza dose: "Indispensabile per gli immunodepressi"
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Tre studi del Bambino Gesù di Roma sui soggetti vulnerabili, come trapiantati e immunodespressi, mostrano come un paziente fragile su tre non sviluppa gli anticorpi dopo il completamento del ciclo vaccinale.
Dopo il via libera del Cts alla somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid
ai soggetti fragili, oggi l’Agenzia europea del farmaco si è pronunciata sull’opportunità di somministrare il “booster” di anticorpi contro il coronavirus sia alle persone immunodepresse, sia alla popolazione dai 18 anni in su dopo almeno sei mesi dalla somministrazione della seconda dose.
Nel frattempo uno studio dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha evidenziato come per i pazienti immunodepressi la terza dose di vaccino diventi una vera e propria necessità.
Da tre diverse ricerche basate sull’analisi della risposta sierologica e cellulare (sulla presenza di linfociti T e B contro il Sars-Cov-2) al vaccino è emerso come almeno 3 soggetti immunodepressi su 10 non sviluppano gli anticorpi contro il Covid dopo il completamento del ciclo vaccinale, mentre la restante parte, il 70 per cento, li sviluppa in misura inferiore ad un soggetto sano.
Per questo, sottolinea Paolo Palma, responsabile della Immunologia clinica e Vaccinologia del Bambino Gesù, “è indispensabile proteggere le categorie più fragili somministrando la terza dose di vaccino, calibrando i dosaggi o ricorrendo a nuove formulazioni vaccinali adiuvate in grado di potenziare la risposta immunitaria al virus e mantenerla nel tempo”.
Ma non basta. “È necessario – ha aggiunto il professore - raggiungere una copertura vaccinale quanto più estesa possibile”. “Il rischio di infezione – ha spiegato, infatti - è maggiore tra i bambini e i ragazzi immunodepressi. Ognuno di noi, con il proprio vaccino, è responsabile anche della loro salute”.
Lo studio è stato portato avanti su 3 diverse categorie di pazienti vulnerabili: un gruppo di 21 persone affette da immunodeficienza primitiva, un secondo gruppo di 34 persone sottoposte a trapianto di cuore o polmone e un terzo gruppo di 45 ragazzi con trapianto di fegato o rene.
I risultati delle analisi effettuate sono state poi confrontati con quelli di un gruppo di controllo di persone sane, vaccinate nello stesso periodo.
Nel primo gruppo di pazienti, affetti da immunodeficienza primitiva, l’86 per cento ha sviluppato anticorpi, ma in misura inferiore rispetto al gruppo di controllo, mentre nel 24 per cento dei soggetti è stata registrata l’assenza di linfociti T.
Nei giovani trapiantati di cuore e polmone invece, il 31 per cento non ha sviluppato gli anticorpi, mentre nei pazienti che hanno subito il trapianto di fegato e rene ha risposto positivamente rispettivamente l’83 e il 58 per cento. La diversità nella risposta “sembra correlata al tipo di immunosoppressori somministrati”.
“Alcuni farmaci più di altri, infatti, - ha spiegato il dott. Luca Dello Strologo, responsabile della struttura di Follow-up Trapianto renale del Bambino Gesù - interferiscono sulla capacità dell’organismo di attivare la risposta immunitaria a seguito di uno stimolo immunogeno”.
Tutti gli studi effettuati, infine, hanno confermato la sicurezza del vaccino anche in queste categorie di pazienti. Dopo la somministrazione, infatti, gli effetti collaterali sono stati tutti lievi e transitori.