"Signor Gurría, faccia la storia, acquisti i brevetti del vaccino COVID-19 e li doni a tutti i paesi poveri del mondo, se non ora quando?". Questo il drammatico appello che Beppe Grillo rivolge al segretario generale dell'OCSE, Ángel Gurría, in una lettera aperta pubblicata sul Blog delle Stelle.
Il garante del Movimento 5 stelle parte dalla considerazione che la proprietà privata dei brevetti dei vaccini ne impedisce la distribuzione universale.
Ricordando l'esempio di Albert Sabin, che rifiutò di brevettare il suo vaccino antipolio, considerandolo il suo regalo per "tutti i bambini del mondo", Grillo chiede a Gurría di "fare la storia".
"Come organizzazione di paesi ricchi, l’OCSE acquisti i brevetti del vaccino COVID-19 e li dono a tutti i paesi poveri del mondo". Questa la proposta del garante del M5S al segretario generale.
Grillo ipotizza l'introduzione di una tassa umana, evidenziata nella lettera dall'uso di un hashtag, da devolvere alla Banca Mondiale per l'acquisto dei brevetti.
"Le aziende private esistono per promuovere il proprio bene, non il bene comune. Giusto o sbagliato, questo è il capitalismo. Ma i governi e le istituzioni come l’OCSE esistono invece per promuovere il bene comune. Giusto o sbagliato, questa è la democrazia", si legge nella lettera.
L'invito ad agire adesso e subito è sintetizzato dallo slogan "Se non ora quando?" con cui Grillo conclude la sua epistola, perché "la pandemia di COVID-19 non può essere eliminata vaccinando solo le popolazioni più ricche del mondo.
La distribuzione dei vaccini ai Paesi in via di sviluppo
L'appello che arriva da Beppe Grillo fa eco all'allarme lanciato poco dopo l'inizio della campagna di vaccinazione dal Segretario Generale dell'Oms. Tedros Adhanom Ghebreyesus lo scorso gennaio aveva lanciato un pesante monito ai Paesi più ricchi avvertendo che il mondo era sull'orlo di un "catastrofico fallimento morale" a causa dell'iniqua distribuzione dei vaccini.
A poco più di un mese dall'inoculazione del primo vaccino nel Regno Unito e a venti giorni dall'inizio della campagna vaccinale in Europa, mentre i 49 Paesi a reddito più alto avevano già somministrato 39 milioni di dosi, le dosi inoculate nei Paesi più poveri erano solo 25. Questo gap nella distribuzione dei vaccini non rappresenta un problema solo per i Paesi in via di sviluppo, ma è di carattere globale perché non consente l'eradicazione del virus.
"Queste azioni non faranno che prolungare la pandemia, le restrizioni necessarie per contenerla e la sofferenza umana ed economica", ha detto Tedros, aggiungendo che "l'equità del vaccino non è solo un imperativo morale, è un imperativo strategico ed economico".
L'iniziativa Covax
I Paesi a reddito medio o basso che vedranno i loro vaccini pagati da un fondo sponsorizzato dai donatori sono circa 92.
Al 6 marzo sono 20 milioni le dosi di vaccino consegnate a 20 Paesi poveri nella prima settimana di attuazione del programma Covax.