"In questo fatidico momento, siate i padroni del nostro Stato, state accanto alle forze armate e all'esercito armeno. Le autorità che hanno perso la guerra e hanno consegnato la terra devono andarsene. Questa è la garanzia della nostra rinascita nazionale", ha scritto l’ex Presidente sul suo canale Telegram.
Lo Stato Maggiore in mattinata ha chiesto le dimissioni del Primo Ministro dell'Armenia Nikol Pashinyan, affermando che la leadership politica sta portando lo Stato su un pericoloso baratro. Ciò è accaduto dopo che il capo del governo aveva licenziato il primo vicecapo di Stato Maggiore delle forze armate, il tenente generale Tiran Khachatryan, che in precedenza aveva criticato le dichiarazioni di Pashinyan sul decorso della guerra in Nagorno-Karabakh.
In risposta, il Primo ministro Pashinyan ha annunciato che sarebbero in corso i preparativi per un tentativo di colpo di Stato e ha invitato i cittadini a riunirsi in Piazza della Repubblica per "difendere la rivoluzione". Ha anche affermato di aver firmato la decisione di licenziare il capo di stato maggiore Onik Gasparyan dal suo incarico. Tuttavia, il Presidente non ha ancora firmato il documento.
Tensioni dopo il Nagorno-Karabakh
Yerevan ha assistito regolarmente a proteste a partire dal 10 novembre, quando il Primo ministro armeno e il presidente azero Ilham Aliyev hanno firmato l’accordo sul cessate il fuoco in Nagorno-Karabakh, mediato dal presidente russo Vladimir Putin.
Quell'accordo ha posto fine al conflitto armato che si era riacceso alla fine di settembre ma in base alle condizioni sottoscritte, Baku riprendeva il controllo dei territori occupati dagli armeni prima dello scoppio delle ostilità, provocando una protesta pubblica in Armenia e venendo interpretato dalle forze più nazionaliste come una severa e inaccettabile sconfitta.