Ma se non è l’uomo che viene descritto le occasioni per sbagliare e ritrovarsi messo alla porta di certo non gli mancheranno.
L’aspetto più sorprendente dell’incognita Mario Draghi sono le certezze di chi ci racconta cosa farà o come governerà. L’unica fondamenta di queste certezze è il passato. Remoto o recente che sia. Chi vuole descrivercelo come un servo del grande capitale pronto ad affossare gli italiani cita le sue escursioni sul Britannia e i suoi trascorsi da numero due di Goldman Sachs.
Siamo certi che un vero leader si giudichi dalle sue scelte passate? “Noi diamo forma alle nostre dimore - diceva Winston Churchill - ma poi sono quelle a modellare noi” (We shape our dwellings, and afterwards our dwellings shape us).
Ogni uomo insomma cerca di costruirsi una casa a sua immagine e piacimento, ma poi quella casa finisce con il plasmare pure lui. Lo stesso vale per le missioni umane. Chi le porta a termine cambia lo stato delle cose, ma al termine dell’impresa neppure lui è più quello di prima. Questo perché la differenza tra un uomo e una macchina è la capacità d’adattarsi agli obbiettivi. Ed un vero leader è un uomo capace d’ adattarsi al meglio alle nuove sfide.
Guidare un paese dovendo riparare agli errori di una classe politica dimostratasi largamente incapace è estremamente diverso dal sedersi al volante d’una macchina seppur complessa come la Banca d’Italia o la Bce. Significa addentrarsi in una giungla senza regole e affrontare una serie incommensurabile di varianti.
A cominciare da quelle determinate dagli errori di chi ti ha preceduto. Senza dimenticare che una nazione non è solo economia e finanza. E’ rapporto quotidiano con un opinione pubblica di 60 milioni di persone capaci di non approvare le scelte migliori. O spingerti a errori grossolani nella convinzione che il desiderio dei più sia il meglio per il paese.
E’ lotta quotidiana con alleati e nemici internazionali per garantirsi un ruolo. Nella consapevolezza che i migliori parametri economici saranno inutili se mancherà la rilevanza indispensabile per scegliere il proprio destino e il proprio modello di sviluppo. Per non parlare di una lotta alla pandemia in cui neppure la scienza e i suoi uomini di punta sono oggi in grado d’indicare la via migliore.
Mario Draghi queste cose le sa perfettamente E in cuor suo ha probabilmente molte meno certezze di quelle offertegli nei colloqui di questi giorni dai rappresentanti di una classe politica italiana che ha, fin, qui inanellato solo fallimenti. Per questo fa sorridere chi scommette sulle sue scelte.
Insomma di una cosa possiamo essere sicuri. Se è un vero leader ed ha a cuore la propria missione non farà “whatever it takes” (tutto il possibile) per accontentare chi l’ha preceduto. Anzi cercherà di stargli il più alla larga possibile nella consapevolezza che ben pochi avranno il coraggio di sfiduciarlo al buio.
Dunque giudichiamolo per quello che farà, non per quello che pensiamo sia. Anche perché una cosa è certa. Vista la complessità della missione le occasioni per dimostrarsi inadeguato o per fallire di certo non gli mancheranno.