“Innovazioni”, quale politico nei suoi discorsi in campagna elettorale non ha evocato questa tema, ma nei fatti non si è mai investito nelle innovazioni e nel digitale. Se già da prima della crisi dovuta al Covid i giovani erano una questione quasi ignorata nel dibattito politico, oggi sembrano dimenticati da tutti.
“I giovani sono il motore trainante del futuro dell’Italia e del mondo. Portare avanti un piano di investimenti che sia mirato alla loro valorizzazione e alla loro crescita è fondamentale”, ha sottolineato in un’intervista a Sputnik Italia Gabriele Ferrieri, presidente di ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori).
— Gabriele Ferrieri, possiamo dire che gli effetti della crisi economica hanno colpito soprattutto i giovani lavorativamente parlando?
— Sicuramente la crisi economica ha messo i giovani in primis in una condizione di avere una visione pessimistica del proprio futuro. Molti di loro non hanno potuto tornare a scuola, all’università, molti non hanno potuto trovare un lavoro né portare avanti il proprio percorso di crescita professionale o imprenditoriale. All’interno del Recovery Plan per andare ad ottimizzare le risorse europee che arriveranno all’Italia, uno dei maggiori beneficiari, il tema giovani è stato toccato solo marginalmente.
— Che cosa serve per rilanciare l’Italia? È il momento giusto per puntare sulle innovazioni?
— Per il rilancio dell’Italia e per una veloce ripresa del sistema economico nazionale ritengo prioritario avviare una serie di riforme strutturali che mettano al centro i giovani, le innovazioni, la trasformazione tecnologica digitale. Vanno sbloccati i nuovi fondi a sostegno delle imprese tradizionali che in questo momento hanno molte difficoltà.
— “Innovazione”, questa parola è sulla bocca di tutti i politici, ma alla fine non si fa nulla di concreto. Che cosa chiedete nello specifico alla politica?
— Noi vorremmo presentare dei progetti che mirino all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, che portino avanti la digitalizzazione all’interno delle scuole e delle università per colmare il digital divide, soprattutto fra le regioni del Nord e del Sud, dando pari opportunità di formazione e lavoro ai giovani e alle donne con la possibilità di carriera anche per gli studenti più brillanti. Altri Paesi come Spagna, Germania e Francia, hanno investito miliardi da questo punto di vista per creare nuovi posti di lavoro e misure per incentivare l’occupazione giovanile. Il punto fondamentale sono la formazione e soprattutto il sostegno dei giovani nel mercato del lavoro.
— Dopo questa crisi i giovani hanno perso tutte le speranze, sono stanchi. Lei è fiducioso, un giorno le nuove generazioni occuperanno un posto centrale nell’agenda politica?
— Per natura sono ottimista. Occorre un sacrificio da parte di tutti gli attori che possa in primis salvaguardare l’interesse dei cittadini, soprattutto dei giovani. Ci sono grandi trend che gli altri Paesi stanno abbracciando nel mondo digitale dall’internet of things alla blockchain. Sono trend che valorizzano al meglio il comparto economico e sociale.
Per l’Italia può essere l’ultimo treno e l’ultima spiaggia, i soldi del Recovery Fund non torneranno. Una parte delle risorse sono a fondo perduto, una parte sono debito, ma comunque permetteranno all’Italia di riprendersi. Il nostro Paese vive una crisi senza precedenti.
I giovani sono sfiduciati e preferiscono cercar fortuna all’estero. Non è un caso che molti talenti italiani ricoprano ruoli di alto livello in altri Paesi, perché noi formiamo delle giovani menti di eccellenza che si integrano benissimo in altri Paesi. Noi non riusciamo purtroppo ad ottenere questo.