"Il 19 novembre 2020, altri 1.235 rifugiati sono tornati nel Nagorno-Karabakh dal territorio della Repubblica di Armenia. Ventisette autobus, accompagnati dalle pattuglie del contingente di pace russo e dalla polizia militare, sono partiti da Yerevan alla volta della piazza principale di Stepanakert", si legge nel comunicato del dicastero militare russo.
Si nota che la garanzia della sicurezza del ritorno dei rifugiati e del movimento dei civili attraverso la linea di contatto per tornare alle loro case è organizzata e gestita dal Centro interdipartimentale per la risposta umanitaria. Dal 14 novembre circa 4mila residenti, che in precedenza avevano lasciato le loro case, sono già tornati a Stepanakert.
"La sicurezza del movimento degli autobus lungo la linea di contatto per il ritorno dei civili alle loro case a Stepanakert è stata assicurata dai militari russi", si aggiunge nella nota.
Tregua nel Nagorno-Karabakh con mediazione russa
In precedenza i leader di Russia, Armenia e Azerbaigian avevano adottato una dichiarazione congiunta sul cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh. Secondo quanto affermato dal presidente russo Vladimir Putin, da martedì 10 novembre è iniziato un cessate il fuoco totale nel Nagorno-Karabakh, l'Azerbaigian e l'Armenia hanno promesso di arrestarsi sulle posizioni occupate e hanno acconsentito ad uno scambio di prigionieri di guerra.
E' stato inoltre stabilito che nel Nagorno-Karabakh sarà schierato un contingente di forze di pace della Federazione Russa costituito da 1.960 militari, 90 veicoli corazzati da trasporto e 380 unità di equipaggiamento militare.
Il premier armeno Nikol Pashinyan ha osservato nella sua dichiarazione su Facebook che questo accordo è stata una decisione estremamente difficile per lui. A sua volta il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev ha definito la firma del documento come una resa dell'Armenia.