Nella conferenza stampa a margine dei colloqui con il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha espresso preoccupazione per l'escalation militare nella regione contesa del Nagorno-Karabakh e ribadito la necessità di una soluzione negoziata per risolvere l'annoso conflitto tra armeni e azeri.
"Con Cavosuglu abbiamo parlato anche della ripresa delle ostilità tra Armenia e Azerbaigian, ho espresso la preoccupazione per gli scontri, con il rischio di una escalation militare, lo status quo non è sostenibile ma solo una situazione negoziata può essere la soluzione", le parole di Di Maio.
A sua volta il ministro degli Esteri turco ha ribadito il concetto espresso ieri dal presidente Erdogan, che attribuisce sostanzialmente le responsabilità dell'escalation alla parte armena.
"Abbiamo discusso dell'Armenia, l'Azerbaigian finora si è mostrato molto paziente, ma non è stata trovata una soluzione. Vediamo che le istituzioni non sono imparziali, considerare allo stesso modo Armenia e Azerbaigian è sbagliato. Bisogna risolvere questo problema", ha detto Cavusoglu.
Cooperazione tra Italia e Turchia sulla Libia "essenziale"
Il capo della Farnesina ha sottolineato l'importanza della cooperazione tra Roma e Ankara per normalizzare la situazione in Libia.
"In Libia una stretta cooperazione tra Italia a Turchia è essenziale, si profila una finestra per progressi per la stabilizzazione".
Di Maio ha aggiunto che sul piano militare l'Italia spinge per "un cessate il fuoco duraturo e sostenibile, creando una zona smilitarizzata", mentre in ambito economico Roma lavora per la ripresa dell'export petrolifero libico.
Dialogo più largo tra Ankara e Ue
L'Italia "promuove un più ampio dialogo tra Turchia e Ue" ha aggiunto il ministro Di Maio, sottolineando come Roma considera la Turchia "un interlocutore chiave della Ue sul fronte della sicurezza e del fenomeno migratorio".
Di recente i rapporti tra Bruxelles e Ankara si erano notevolmente raffreddati per i piani della Turchia di esplorazione dei fondali del Mediterraneo orientale alla ricerca di idrocarburi in zone rivendicate da Grecia e Cipro.