Erevan impiegherà i sistemi missilistici Iskander se la Turchia utilizzerà i caccia F-16 nel Nagorno-Karabakh, mentre per l'abbattimento dei droni turchi sono sufficienti i sistemi di difesa aerea a disposizione, ha dichiarato Vardan Toganyan, ambasciatore armeno in Russia.
Nel 2016, l’Armenia è diventato il primo paese straniero ad ottenere dalla Russia il sistema Iskander con missili tattico-operativi.
"I vertici militari hanno più volte dichiarato che se la spada di Damocle sotto forma di F-16 turchi incomberà sul popolo del Nagorno-Karabakh, saranno adottate tutte le misure, compresi gli Iskander. Quindi le forze armate armene saranno costrette ad utilizzare tutto il loro arsenale per garantire la propria sicurezza", ha affermato Toganyan a Sputnik.
Tuttavia, l’ambasciatore ha fatto notare che per tali misure non è ancora arrivato il momento, in quanto attualmente per abbattimento dei droni turchi e azeri vengono utilizzati sistemi di difesa aerea.
“Per ora i nostri sistemi sono sufficienti”, ha detto il diplomatico.
L'escalation nel Nagorno-Karabakh
Nella mattinata di domenica si è assistito ad un'escalation di violenza sulla linea del fronte nella regione contesa del Nagorno Karabakh. Nella autoproclamata Repubblica è stato annunciato che le forze armate dell'Azerbaigian avevano aperto il fuoco, bersagliando anche la capitale Stepanakert, facendo anche diverse vittime tra la popolazione civile.
Azerbaigian e Armenia si sono vicendevolmente accusate della responsabilità dell'inasprimento della situazione. Il Ministero della Difesa azero ha affermato che ad iniziare i bombardamenti sarebbero stati i militari armeni.
A loro volta, i vertici delle forze armate di Yerevan hanno sostenuto che il territorio del Karabakh è stato sottoposto a pesanti bombardamenti missilistici da parte dell'esercito di Baku. Tutti gli attori del conflitto hanno annunciato la mobilitazione, parziale o totale e lo stato di guerra.
Il Ministero degli Esteri russo ha invitato ambedue gli schieramenti a cessare immediatamente le ostilità e a riprendere la strada del negoziato e della diplomazia.