Tuttavia, la Russia ha dovuto anche affrontare critiche provenienti da società e Paesi occidentali, in particolare da quelli impegnati nello sviluppo di vaccini propri, spesso basati su tecnologie le cui sicurezza ed efficacia sono ancora da provare come l’mRNA o le piattaforme vettoriali adenovirali delle scimmie. Dopo la pubblicazione su The Lancet dei risultati della Fase 1 e della Fase 2 dei test clinici di Sputnik V, vorremmo riportare le risposte a queste domande e porne alcune di nostro interesse.
Domanda 1: Avete rubato il vaccino?
No, non l’abbiamo rubato. Il vaccino utilizza una tecnologia bivettoriale adenovirale umana unica nel suo genere e che nessuno al mondo sta utilizzando per il Covid-19. I vettori sono virus ingegnerizzati, incapaci di riprodursi, i quali trasportano materiale genetico dagli spuntoni del coronavirus. La nostra tecnologia sfrutta 2 diversi vettori adenovirali umani, Ad5 e Ad26, per la prima e la seconda inoculazione. Questa tecnologia consente di superare la immunità preesistente agli adenovirus. La Russia è riuscita a trarre vantaggi dalla modificazione in ottica Covid-19 di una piattaforma vaccinale bivettoriale già esistente, sviluppata nel 2015 per l’Ebola, che aveva superato tutte le fasi di test clinici ed era stata impiegata per debellare l’epidemia di Ebola in Africa nel 2017.
Com’è noto, dopo un certo clamore iniziale la questione si è rivelata priva di fondamento nonostante le dure critiche mosse nei confronti della Russia. Ma vale la pena sottolineare questo punto perché abbiamo visto soggetti che hanno tentato di attribuire al vaccino russo tutti i mali del mondo ancor prima che venisse registrato.
Domanda 2: Quando saranno pubblicati i risultati dei test clinici di Fase 1 e 2?
Sono stati pubblicati lo scorso 4 settembre sulla rivista The Lancet, una delle più antiche e rinomate pubblicazioni mediche al mondo dopo aver superato un meticoloso processo di revisione tra pari. Questo è solo l’inizio di una serie di pubblicazioni. Nell’articolo i punti fondamentali sono:
- I test clinici di Fase 1 e 2 del vaccino Sputnik V non hanno dimostrato nessun effetto collaterale grave (SAE, Grade 3) per nessuno dei criteri considerati, mentre l’incidenza di effetti collaterali gravi in altri vaccini candidati ha registrato valori compresi tra 1 e 25%.
- Nel 100% dei partecipanti ai test clinici Sputnik V ha generato una risposta immunitaria cellulare e umorale stabile. I livelli di anticorpi finalizzati alla neutralizzazione del virus nei volontari vaccinati con lo Sputnik V sono stati di 1,5 volte superiori rispetto ai livelli di anticorpi di alcuni pazienti guariti dal Covid-19. Di converso, la casa farmaceutica britannica AstraZeneca ha registrato livelli di anticorpi nei propri partecipanti volontari che sono di fatto analoghi ai livelli di anticorpi dei soggetti guariti dal Covid-19. L’immunità da cellule T con entrambe le tipologie di cellule speciali CD4+ e CD8+ si è creata in tutti i volontari che hanno partecipato ai test clinici del vaccino Sputnik V. Queste cellule speciali sono in grado di riconoscere e distruggere le cellule infettate dal SARS-CoV-2 e di creare la base per un'immunità a lungo termine.
- Gli esperti del Centro nazionale russo di ricerca epidemiologica e microbiologica Gamaleya sono riusciti a provare l’efficacia della piattaforma vettoriale adenovirale umana nonostante le preoccupazioni circa il fatto che i soggetti vaccinati potessero presentare una immunità preesistente agli adenovirus umani. È stato individuato il dosaggio più sicuro possibile che consente di raggiungere una risposta immunitaria efficace nel 100% dei soggetti vaccinati sottopostisi ai test, persino in coloro che avevano registrato di recente una infezione da adenovirus. Le preoccupazioni in merito alla immunità preesistente da infezioni adenovirali erano le ragioni principali dell’emergenza di trovare metodi alternativi quali le piattaforme vettoriali adenovirali delle sciemmie o l’mRNA che non sono state studiate né testate nel corso degli anni. L’efficacia comprovata dello Sputnik V riduce il bisogno di sviluppare frettolosamente piattaforme di questo tipologia a discapito della sicurezza.
- Mediante l’utilizzo di due diversi vettori (basati sui sierotipi di adenovirus umano Ad5 e Ad26) somministrati in due inoculazioni diverse, è possibile ottenere una risposta immunitaria più efficace. Mentre utilizzando il medesimo vettore anche nel secondo richiamo, il sistema immunitario innesca meccanismi difensivi e comincia a rigettare il vaccino durante la seconda inoculazione. Dunque, il ricorso a due diversi vettori nel vaccino Sputnik V consente di evitare un possibile effetto neutralizzante e innesca una risposta immunitaria più forte e duratura.
Domanda 3: I partecipanti alle Fasi 1 e 2 dei test su Sputnik V erano troppo pochi?
Di primo acchito i test su Sputnik V con 76 partecipanti possono sembrare più modesti per dimensioni rispetto ai 1.077 soggetti dei test di AstraZeneca, ad esempio. Tuttavia, la tipologia di test su Sputnik V si è rivelata più efficace e basata su punti di partenza migliori. AstraZeneca ha condotto il proprio test sin dall’inizio basandosi sul modello a una inoculazione ma si trattava di un presupposto errato perché solamente un modello a doppia inoculazione può garantire un’immunità di lungo periodo come del resto ha ammesso AstraZeneca dopo i test. In esito a presupposti iniziali errati, AstraZeneca ha testato il modello a doppia inoculazione soltanto su 10 soggetti dei 1.077 iniziali. Nel complesso il numero di soggetti a cui sono state somministrate 2 iniezioni durante i test dello Sputnik V è di 4 volte superiore a quello di AstraZeneca. Molti media non hanno riportato questo punto.
Domanda 4: Vi saranno test clinici su più persone?
Gli studi successivi alla registrazione del vaccino che coinvolgono circa 40.000 soggetti hanno preso avvio in Russia il 26 agosto prima che AstraZeneca cominciasse la sua Fase 3 negli USA con 30.000 partecipanti. I test clinici in Arabia Saudita, negli UAE, nelle Filippine, in India e Brasile cominceranno questo mese. I risultati preliminari della Fase 3 saranno pubblicati tra ottobre e novembre 2020.
Domanda 5: Perché il vaccino Sputnik V ha potuto essere registrato per l’utilizzo in caso di emergenza?
Gli scienziati hanno fornito dati convincenti in merito alla sicurezza nell’utilizzo di vaccini adenovirali umani e di farmaci in base a studi effettuati a livello mondiale sin dal 1953. Stando ai dati più di 10 milioni di soldati statunitensi si sono sottoposti a inoculazioni di vaccini adenovirali umani sin dal 1971. Un farmaco per la cura del cancro, Gendicine, basato su vettori adenovirali umani è stato somministrato a oltre 30.000 soggetti in Cina nell’arco di 15 anni. I test clinici di vaccini basati sulla tecnologia vettoriale adenovirale umana come quella su cui si basa lo Sputnik V hanno coinvolto oltre 25.000 persone in tutto il mondo. A partire dal 2015 a oltre 3.000 soggetti sono stati somministrati vaccini vettoriali adenovirali umani contro l’Ebola e la MERS creati presso il Centro Gamaleya.
Dunque, la Russia ha registrato il vaccino perché era già stato approvato in precedenza e si era dimostrato una piattaforma adenovirale umana sicura ed efficiente per altre patologie. Dal momento in cui lo Sputnik V è stato registrato in Russia, altri Paesi hanno annunciato piani finalizzati a replicare il modello russo di registrazione per utilizzo in caso di emergenza. Il vaccino di Sinovac Biotech è stato accolto in maniera analoga in Cina. Il governo britannico e il direttore dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense Stephen Hahn hanno segnalato la possibilità di una procedura di registrazione accelerata per case farmaceutiche rispettivamente britanniche e statunitensi nonostante le loro precedenti riserve.
Domanda 6: Qualcun altro utilizza una tecnologia simile per i propri vaccini?
Alcune altre società stanno utilizzando piattaforme vettoriali adenovirali umane per i loro vaccini contro il Covid-19. Ad esempio, Johnson&Johnson utilizza solamente il vettore Ad26 e la cinese CanSino solo l’Ad5 mentre lo Sputnik V sfrutta entrambi questi vettori. I lavori di Johnson&Johnson e di CanSino non solo validano l’approccio russo ma dimostrano anche il vantaggio competitivo dello Sputnik V in quanto gli studi hanno dimostrato che due vettori diversi generano risultati migliori che uno solo.
Le nostre domande
Alla luce di tutto ciò, la Russia, in quanto evidente leader consolidato nella ricerca vaccinale e nello sviluppo del vaccino anti-Covid-19 più sicuro ed efficace, ha anch’essa alcune domande per le case farmaceutiche occidentali che utilizzano tecnologie vettoriali adenovirali da scimmie. Ora possiamo chiedere ai critici: “Perché prima togliete la pagliuzza dall’occhio di vostro fratello, ma non prestate attenzione alla trave che c’è nel vostro occhio?”
Domanda 1: Vi erano forse studi di lunga data in merito agli effetti cancerogeni e all’impatto sulla fertilità di mRNA e delle tecnologie vettoriali adenovirali da scimmie? (Suggerimento: non ce ne sono)
Domanda 2: È possibile forse che la loro assenza sia la ragione per cui alcune delle maggiori case farmaceutiche impegnate nello sviluppo di vaccini anti-Covid-19 basati su queste tecnologie abbiano spinto i rispettivi Paesi a comprare i loro vaccini per poi tutelarsi completamente da eventuali azioni legali intentate nei loro confronti qualora qualcosa vada storto?
Domanda 3: Perché i media occidentali non stanno riferendo della carenza di studi di lunga dirata sull’mRNA e sui vaccini vettoriali adenovirali delle scimmie?
Vaccino umano o vaccino delle scimmie
I vaccini basati sull’adenovirus delle scimmie e sull’mRNA non sono mai stati usati né approvati prima e le ricerche su di essi sono rimaste indietro di almeno 20 anni rispetto a quelle sulle piattaforme vettoriali adenovirali umane. Tuttavia, le società impegnate su quelle tecnologie si sono già assicurate contratti di fornitura per miliardi di dollari con i governi occidentali e potrebbero in linea teorica tentare di avviare la procedura di registrazione accelerata che consente loro di acquisire la totale immunità sulla questione. Sono molti i vantaggi costituiti dalla tecnologia basata sull’mRNA e questo potrebbe svolgere un ruolo di punta in futuro, ma tra questi vantaggi non figurano al momento i controlli di sicurezza sul lungo periodo. Il difetto principale dei vaccini basati sull’mRNA e di quelli vettoriali adenovirali delle scimmie è che nemmeno i test di Fase 3 riescono a rispondere ai dubbi in merito ai rischi di lungo periodo rappresentati da questi vaccini mentre le stesse questioni relative ai vaccini vettoriali adenovirali umani hanno trovato risposta.
Almeno, però, alcuni dirigenti aziendali sono sinceri sul punto. Ruud Dobber, dirigente di alto livello di AstraZeneca, l’ha definita “una situazione unica per la quale noi come azienda non possiamo prenderci il rischio nel caso in cui fra 4 anni il vaccino mostrasse effetti collaterali. Nei contratti che abbiamo stilato, chiediamo un completo scarico di responsabilità”.
Crediamo che sia importante sensibilizzare le persone sui rischi legati all’approvazione di soluzioni nuove e non ancora testate come l’mRNA e le piattaforme vettoriali adenovirali da scimmie. Accogliamo con favore “l’impegno in materia di sicurezza” assunto dalle case farmaceutiche e che dovrà essere annunciato a breve. Speriamo comunque che ci si impegni non soltanto a garantire risultati di breve periodo ma anche a far sì che i loro vaccini non presentino maggiori rischi di lungo periodo di sviluppare patologie oncologiche o infertilità. Queste informazioni permetteranno di salvaguardare la salute delle persone e di avere una visione di lungo periodo.
Non tutte le piattaforme vaccinali sono uguali
In conclusione, non tutte le piattaforme vaccinali sono state create allo stesso modo. Finché i test successivi alla registrazione non sono completati, lo Sputnik V viene messo a punto sfruttando la piattaforma più sicura e comprovata possibile e ha ottenuto la registrazione d’uso in caso di emergenza nel completo rispetto delle leggi e delle prassi della Federazione Russa. Anche alcuni player occidentali stanno considerando una procedura accelerata di registrazione d’emergenza ma per vaccini basati su approcci nuovi e non comprovati.
Speriamo che le nostre domande sui rischi di lungo periodo trovino risposta così come eventuali domande che possano sorgere in futuro in merito a piattaforme vaccinali non comprovate. La peggiore pandemia del secolo ci ha costretti a cercare soluzioni in maniera tempestiva. Ma vorremmo che chi ci critica adottasse a casa propria gli stessi standard di rigore, sicurezza e trasparenza che impone a noi. Dopotutto, stiamo tutti contrastando questa epidemia insieme dimostrando completa trasparenza e nessuna faziosità.