Lo si afferma in un comunicato stampa pubblicato sul sito web di EurekAlert.
I ricercatori hanno analizzato i dati di 445.765 persone della banca dati biologica britannica, di età media di 57,2 anni. Il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 è stato stimato in base a 6,9 milioni di geni e all'indice di massa corporea (BMI). I partecipanti sono stati divisi in cinque gruppi in base alla predisposizione genetica e in cinque gruppi in base al rischio correlato al peso.
I volontari sono stati seguiti fino a un'età media di 65,2 anni. Durante questo periodo, 31.298 persone hanno sviluppato il diabete di tipo 2. Inoltre i partecipanti al gruppo con il più alto indice di massa corporea avevano un rischio di diabete 11 volte superiore rispetto a quelli del gruppo con l'indice più basso.
Questo rapporto persisteva indipendentemente dal livello di rischio genetico; pertanto, il peso corporeo si è rivelato un fattore più forte nello sviluppo del diabete rispetto alla predisposizione genetica.
La maggior parte dei casi di diabete può essere evitata mantenendo il BMI al di sotto di una soglia che causa una glicemia anormale, dicono gli scienziati. Per determinarla occorre valutare regolarmente il rapporto tra peso corporeo e altezza e livelli di zucchero nel sangue. È anche possibile debellare il diabete perdendo peso nelle prime fasi prima che si verifichi un danno permanente, osserva lo studio anglo-italiano.
In precedenza era stato riferito che i ricercatori americani avevano creato le prime cellule umane capaci di curare il diabete