Probabilmente con l’Homo erectus dato che il genoma di quest’ultimo non è ancora stato decifrato. Gli scienziati anche in passato hanno constatato la presenza di una specie arcaica misteriosa che avrebbe lasciato la propria traccia nel DNA dei melanesiani e degli africani contemporanei. Sputnik ha cercato di capire per voi chi sia questo ominide misterioso e che cosa abbia tramandato all’uomo contemporaneo.
Geni estranei
Nel 2016 gli esperti dell’Università del Texas in occasione della conferenza annuale della American Society of Human Genetics dichiararono che nel DNA dei melanesiani che vivono sulle isole del Pacifico erano state trovate tracce di ominidi sconosciuti alla scienza. Questa conclusione fu resa possibile grazie alla comparazione del genoma dei melanesiani con quello di Neanderthal, Denisova e africani.
Quello stesso anno a conclusioni simili, indipendentemente dagli americani, giunsero anche scienziati danesi. Analizzando alcune centinaia di genomi di abitanti della Papua Nuova Guinea e degli aborigeni australiani, rilevarono tracce di un DNA arcaico. A un primo sguardo questo DNA appariva simile a quello dei Denisova, ma ricerche più approfondite hanno consentito di determinare la sua appartenenza a un’altra specie di ominidi.
Tracce di uomini ignoti
Le ricerche del 2016 suscitarono molte domande: il genoma dell’uomo contemporaneo veniva messo a confronto dagli esperti con il DNA di coloro dai quali avrebbe potuto essere ereditato.
Tuttavia, quattro anni dopo i ricercatori della Università della California di Los Angeles proposero una nuova metodologia di ricerca delle antiche tracce di DNA nell’uomo contemporaneo. Non serviva più conoscere il genoma di colui dal quale il DNA era stato ereditato. Dunque, gli scienziati furono in grado di rilevare tracce di ibridazione dei nostri antenati con le specie estinte di Homo delle quali nulla è rimasto: né ossa né denti né utensili.
I primi su cui fu testato questo approccio innovativo furono gli Yoruba e i Mende, due popolazioni dell’Africa occidentale. Gli esperti ne hanno analizzato 405 genomi e hanno evidenziato la presenza (tra il 2 il 19%) di un DNA arcaico sinora sconosciuto. Dunque, gli antenati degli africani contemporanei si incrociarono con specie di ominidi che si distaccarono dal ceppo comune circa 652.000 anni fa, ossia prima della comparsa di Neanderthal e Denisova.
Le simulazioni demografiche hanno dimostrato che l’ibridazione sarebbe avvenuta entro 43.000 anni fa, ossia mentre in Europa i Neanderthal si incrociavano con gli Homo sapiens.
In verità, ad oggi non sappiamo ancora cosa controllino i geni ereditati da questo antenato misterioso e quale ruolo abbiano svolto nel garantire la sopravvivenza delle popolazioni dell’Africa occidentale.
Un antenato misterioso
Sei mesi dopo gli scienziati della Cornell University hanno applicato una metodologia analoga nell’analisi del genoma di due Neanderthal, un Denisova e due uomini contemporanei. Lo studio ha appurato che gli ominidi di specie diverse avevano rapporti sessuali fra loro e si scambiavano geni ogni volta che due gruppi si incrociavano nel tempo e nello spazio. Dunque, i casi di incrocio sarebbero con ogni probabilità molto più frequenti di quanto si pensi.
Ad esempio, i Neanderthal provavano attrazione sessuale non solo per i Sapiens: circa 200-300.000 anni fa si incrociarono con un’antica specie sconosciuta di ominidi ed ereditarono da questi circa il 3% del genoma.
Gli autori dello studio ipotizzano che si tratti dell’Homo erectus, antenato diretto dei Sapiens che probabilmente visse in Eurasia contemporaneamente ai primi Neanderthal e Denisova. In verità, è impossibile dimostrarlo: infatti, i ricercatori non hanno ancora ricavato né sequenziato il suo DNA.