E non tanto perché sulle coste coreane fra 10 anni saranno in servizio una ventina di caccia F-35B, ma perché Seul ha dimostrato apertamente la sua intenzione di entrare nel gruppo delle nazioni con una flotta militare avanzata. La presenza di una portaerei, seppur leggera, in un Paese che fino a poco tempo fa era solamente motivo di scontro degli interessi di nazioni vicine potrebbe cambiare l’assetto geopolitico della regione.
Secondo Park Won Gon, docente presso la facoltà di Studi internazionali della Handong Global University, dietro ai piani del governo sudcoreano di dotarsi di una portaerei vi è anzitutto l’idea per cui in breve tempo gli USA concederanno a Seul il diritto di comandare il proprio esercito (al momento nel caso in cui prendano avvio delle operazioni militari la direzione generale viene affidata al Comando delle truppe congiunte sudcoreano-statunitensi guidato dal comandante delle forze armate statunitensi in Corea, NdR). E in tal caso l’esercito sudcoreano avrebbe la responsabilità di garantire la sicurezza nella penisola.
“Questo potrebbe chiaramente portare a uno squilibrio geopolitico nella regione. In passato la nostra posizione era che per difendere la Corea del Sud e l’intera penisola coreana non ci servissero portaerei. Ora, invece, dichiariamo che ci doteremo di una portaerei leggera. Inoltre, è altamente probabile che i sommergibili menzionati nel piano di sicurezza per gli anni 2021-2025 saranno unità navali nucleari o perlomeno è questo che il governo sta promuovendo attivamente. Pertanto, nel complesso ciò denota il desiderio del governo sudcoreano di superare i confini della difesa di corto raggio ed estendere la portata delle proprie operazioni difensive a tutta l’Asia nordorientale”, afferma Park Won Gon.
“Per la Cina, ad esempio, particolarmente sensibile non è tanto il rafforzamento della potenza militare della Corea del Sud, quanto l’incremento del potenziale militare dell’alleanza sudcoreano-statunitense. Se questo porterà a un rafforzamento dell’alleanza, considerati anche gli sforzi degli USA per il contenimento della Cina, questi mutamenti potrebbero rappresentare un problema. Ma Pechino capisce perfettamente che in realtà ci si sta muovendo nella direzione opposta, pertanto questa evoluzione non creerà particolari problemi”, spiega il professore.
“Non disponiamo di mezzi di ricognizione a sufficienza e, a parer mio, alla luce di questo la costruzione prioritaria di una portaerei è del tutto insensata. Inoltre, l’F-35B è una versione modificata che presenta prestazioni inferiori in combattimento. Se si dispone di un’aeronautica militare ben nutrita, questi caccia possono anche passare inosservati, ma su una portaerei gli F-35B saranno troppo esposti e rappresenteranno un bersaglio facile per Cina e Giappone. Se non disponiamo di mezzi di tracciamento avanzati, non saremo in grado di difenderci nemmeno da un solo missile. Pertanto, anche se la Corea del Nord si doterà di una portaerei propria, saremo costretti a fare affidamento sui sistemi di ricognizione statunitensi. Ma in tal caso è difficile definire sudcoreana una portaerei del genere. Sarà piuttosto una portaerei statunitense”, dichiara Park Jong Chol, docente della Gyeongsang National University.
A suo avviso, la flotta militare sudcoreana presenta numerose altre necessità e dovrebbe tentare di incrementare la propria potenza, ad esempio, mediante i cacciatorpedinieri dotati del sistema Aegis o ancora con dei sommergibili. Per quanto riguarda i caccia, Seul al momento ritiene più importante acquistare non tanto aeromobili a decollo corto e atterraggio verticale, quanto incrementare il numero di caccia di quinta generazione F-35A che la Corea del Sud possiede in numero molto inferiore rispetto al Giappone.
“Considerato che tutto questo è legato al passaggio dei diritti di comando in tempo di guerra, la percezione è che queste portaerei le stiamo sì pagando ma non ci servono realmente. Il piano del Ministero della Difesa, a mio avviso, rispecchia più che altro le posizioni degli USA i quali promuovono l’idea della cessione dei diritti di comando in cambio dell’acquisto di armamenti americani. Queste stesse intenzioni si percepiscono anche quando si discute della questione della ripartizione delle spese per la difesa comune o ancora la questione della denuclearizzazione della Corea del Nord. Pertanto, l’annuncio dei progetti in merito alla portaerei leggera non è tanto una strategia militare quanto piuttosto la volontà del governo sudcoreano di mantenere la pace nella penisola coreana ad ogni costo. Persino, se necessario, spendendo a vuoto fondi statali per comprare armamenti americani alla vigilia delle elezioni negli USA”, ritiene Park Jong Chol.
Ad ogni modo, il docente non è convinto che la costruzione della portaerei sarà un’attività realizzabile a breve termine. Dopotutto, non appena passeranno le elezioni americane e la Corea del Sud stessa entrerà in campagna elettorale, si comincerà a parlare di altro. La popolazione vorrà che le cose vengano fatte come si deve e non che si costruisca un obiettivo galleggiante assai costoso come una portaerei. Pertanto, il destino della prima portaerei sudcoreana dipenderà dal futuro ospite della Casa Blu.