L’aumento di contagi all’interno della struttura per la mancanza di volontà da parte degli ospiti a rispettare le norme di quarantena e le frequenti rivolte contro le forze dell’ordine hanno, di fatto, sommato all’emergenza sanitaria anche un’emergenza di ordine pubblico.
La città che aveva già raggiunto il livello Covid-free, a causa del degenerare della situazione all’interno del centro d’accoglienza lamenta ora la presenza, seppur circoscritta alla sola struttura, di un grande focolaio d’infezione da Covid-19; un esito inaccettabile per la popolazione e per l’amministrazione comunale, che va a inficiare i duri sacrifici del lockdown dei mesi scorsi e che inizia a mostrare le sue conseguenze negative sul settore turistico appena ripartito e sull’immagine della città.

— Signor sindaco com’è ora la situazione nell’ex-caserma Serena adibita a centro d’accoglienza per migranti? Da poco al suo interno si è scatenata una rivolta da parte degli ospiti maldisposti ad osservare le misure di quarantena.
— La situazione attuale è che all’interno della struttura ci sono 256 positivi su 300 ospiti, più 11 operatori; in queste ore stiamo comunque facendo tamponi per vedere se ci sono dei negativizzati, il dato quindi è in aggiornamento. Ad ogni modo si tratta di una bomba sanitaria all’interno dell’ex-caserma Serena, una struttura gestita dal Ministero degli Interni. Va ricordato che ad agosto c’è stata la seconda rivolta poiché un mese prima ce n’era già stata un’altra, dove, addirittura queste persone si sono permesse la libertà di sequestrare personale dell’Azienda Sanitaria che era li in loco per far loro i tamponi. Mentre la nostra comunità lavora per mettere questi migranti in sicurezza e per mettere in sicurezza l’intera comunità, questi si prendono la libertà di sequestrare il personale, di conseguenza obbligare le forze dell’ordine a presidiare la struttura. Tra l’altro, loro non collaborano: si sono rifiutati di permettere la separazioni tra positivi e negativi nonostante la struttura lo consenta, ed è per questo che è triplicato il numero dei positivi. Ora dovremo aspettare che tutti si negativizzino con le conseguenze del caso, quindi obbligarli a stare all’interno della struttura con tutte le tensioni conseguenti. Oltre a ciò, ora si parla di Treviso come del maggior focolaio-Covid d’Italia anche se, in realtà, il focolaio è tutto rinchiuso all’interno di questa struttura gestita dal Ministero.
— La struttura è attiva dall’allora governo Renzi, col ministro Alfano che arrivò ad inserirvi all’interno più di 800 persone, con un progetto che era già fallimentare in condizioni normali e che lo è ancor di più oggi che c’è questa emergenza coronavirus. Sottolineo come il ministro Salvini quando prese in mano questa struttura con 800 persone all’interno incominciò un lento, graduale processo di svuotamento fino ad arrivare a 270 ospiti. La storia del ministro, poi, la conosciamo tutti, tuttavia con l’interruzione del servizio di Salvini si è interrotto anche il processo di svuotamento. Quindi siamo rimasti con una struttura che ospita 300 persone nel momento del coronavirus: una bomba sanitaria e sociale incredibile da gestire, tant’è vero che la sua gestione è completamente sfuggita di mano.
L’atteggiamento del governo
— Personalmente in occasione delle prime tensioni, molto gravi perché sequestrarono dei medici all’interno della struttura che riuscimmo a tirar fuori, tra l’altro sotto shock, solo grazie all’intervento della Polizia, avevo chiesto al ministro Lamorgese un appuntamento, una verifica, un incontro, che venisse a vedere, però nessun segnale è mai arrivato dal governo. Ovviamente sono stati costretti a rafforzare le forze dell’ordine fuori dalla struttura, ma niente di concreto è stato fatto per andare a risolvere il problema reale, legato anche agli aspetti sanitari. Aggiungo che i rapporti col prefetto, che in questo momento per ovvi motivi si sono un po’ irrigiditi: il prefetto deve difendere la linea del governo, anche se indifendibile, io invece difendo e proteggo la mia comunità, in realtà sono sempre stati buoni e collaborativi.
— Il 3 giugno il governatore Zaia aveva dichiarato il Veneto “Covid- free” ora la tendenza è capovolta. La cittadinanza cosa ne pensa? Non è intimorita dalla possibilità di contrarre l’infezione da parte dei migranti positivi ospitati nella centro?
Un duro colpo all’immagine della città
— Sappiamo che Treviso è anche un’importante località turistica, a causa della situazione attuale c’è stata un’ulteriore perdita in questo settore già in crisi a causa della pandemia?
— Con l’ultima ordinanza del ministro della salute Speranza che ritorna a “punire” tutti gli italiani costringendoli ad una specie di “coprifuoco da mascherina obbligatoria all’aperto” dalle sei di sera alle sei di mattina, si può sostenere che almeno nella città di Treviso il nuovo focolaio d’infezione non dipende dai trevigiani amanti della movida?
— Assolutamente si! Tant’è vero che ai giornali locali ho comunicato che non ci sarà un aumento dei controlli perché non abbiamo riscontrato alcuna criticità. Noi abbiamo fatto un percorso di sensibilizzazione e di educazione soprattutto con i locali (bar e ristoranti) creando una sinergia straordinaria tra amministrazione comunale, locali e cittadini e in città non c’è stata alcuna situazione di pericolo. Ancora una volta l’indecisione, l’impreparazione e il ritardo di questo governo rischiano di penalizzare i virtuosi.