Fino a ieri era il Santo Graal del Movimento 5 Stelle, l’Arca inviolabile capace non solo di orientarne scelte e decisioni con imperscrutabili votazioni elettroniche, ma anche di custodire le finanze del gruppo e i dati dei suoi iscritti. Ora però rischia di trasformarsi in un buco nero, inghiottire i 5 Stelle e risputarli nel nulla. All’origine di tutto vi è la guerra per bande che da mesi infiamma il movimento contrapponendo non solo l’erede Davide Casaleggio al santone Beppe Grillo, ma anche il premier Giuseppe Conte e il ministro degli esteri Luigi di Maio. Quella guerra lambisce ormai il “sancta sanctorum” dell’organizzazione ovvero quella piattaforma Rousseau attivata alla morte del fondatore Gianroberto Casaleggio e affidata alle cure del figlio Davide.
Nonostante il nome ispirato all’illuminista svizzero la piattaforma è, infatti, uno strumento di potere progettato per gestire non solo la struttura politica del movimento, ma anche le sue finanze, i suoi militanti e le sue scelte politiche. Progettata e messa a punto da un Gianroberto Casaleggio ormai morente questa funzionale cabina di regia è stata essenziale per consentire al figlio Davide di raccoglierne l’eredità. Usando le sue capacità persuasive, un pizzico di furbizia e una discreta capacità informatica Casaleggio-senior convinse Beppe Grillo a trasferire sulla piattaforma le funzioni di voto elettronico svolte originariamente dal blog del comico. Ma il voto esige il controllo dei dati di chi lo esercita e dunque la Rousseau è diventata il deposito informatico di tutti gli elenchi degli iscritti a 5 Stelle.
Ma la Rousseau rappresenta anche una rilevante fonte d’entrate. In cambio del rigoroso controllo sui propri versamenti - e dell’attività di comunicazione svolta sulla piattaforma - ciascun senatore, deputato o consigliere regionale è tenuto a versare 300 euro al mese. Moltiplicando i 300 euro per i 418 eletti chiamati a pagarli (295 parlamentari, 14 eurodeputati e 109 consiglieri regionali) si arriva ad oltre un milione e mezzo di euro all'anno. Quel dato basta a far capire perché tanti parlamentari grillini puntino a strapparla ad una Casaleggio Associati accusata di lucrare sulla loro attività politica.
Conclusa la metamorfosi di un M5S diventato partito come gli altri i vari Di Maio, Conte e Grillo non avranno più bisogno né di consultare un elettorato online sempre più striminzito né - tantomeno - di affidarsi ai controlli di una Casaleggio ed Associati finanziata con i loro proventi. Ma quel passaggio rischia di segnare anche la fine di un movimento che una volta inghiottito dal buco nero della politica potrebbe, in breve, scomparire dalla scena.