“Chi aveva il compito e l’obbligo di fornire informazioni accurate, tempestive ed indipendenti per dare importanti raccomandazioni e prendere decisioni sulla salute pubblica, ovvero l’Oms – nella persona del direttore dell’agenzia Tedros Adhanom Ghebreyesus, potrebbe avere avuto invece possibili responsabilità contribuendo alla diffusione dell'epidemia all'origine, impedendo di salvare migliaia di vite e creando danni economici in tutto il mondo” – scrive il Codacons nella denuncia.
Perché il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori accusa l’Oms in malagestione della pandemia? Per maggiori informazioni Sputnik Italia si è rivolto al Presidente di Codacons Carlo Rienzi.
— Prof. Rienzi, potrebbe spiegarci le vostre motivazioni? Perché il Codacons ha deciso di denunciare l’Oms?
— Nella nostra denuncia abbiamo raccolto tutte le voci critiche sul comportamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in questa vicenda. In particolare, il direttore generale dell'agenzia Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dato la sensazione di voler nascondere la reale dimensione del problema sia dando scorrette informazioni, sia soprattutto ritardando le informazioni doverose che sarebbero potute servire per avviare delle procedure di protezione e di prevenzione molto tempo prima.
— In quale maniera, a Suo avvio, le linee guidate errate dell’Oms hanno influenzato le scelte delle autorità e degli scienziati italiani? Potrebbe fare qualche esempio concreto?
— Innanzitutto, l’uso delle mascherine - non si capiva se erano necessarie o meno. Prima dicevano che servivano solo per chi era ammalato e poi hanno cambiato idea. Questa posizione ambigua ha portato grandissimi problemi anche in Italia…
Il 6 gennaio l’Oms dichiara emergenza ma non raccomanda di evitare i viaggi, il commercio e il movimento della popolazione. Anche questo passo sbagliato potrebbe aver contribuito ad alimentare la diffusione del virus in tutto il mondo.
E poi all’inizio ci hanno assicurato che si tratta di una epidemia limitata. La pandemia globale è stata dichiarata solo l’11 marzo, quando erano ormai già 100 mila casi in tutto il mondo e oltre 100 paesi colpiti. È stato perso troppo tempo. Come dicevo prima, al centro di questa inchiesta è il direttore generale dell’Oms che è responsabile per la maggior parte degli errori commessi dall’agenzia durante questa epidemia globale. È un politico, non è un medico che si è dimostrato più spaventato dell’ira di Pechino, che di quella di Washington che ha recentemente tolto il sostegno economico all’Oms.
E poi a febbraio l’Oms diceva “raro che asintomatici trasmettono il virus” ma invece, abbiamo visto, che pure questa posizione era sbagliata. Se si fossero occupati fin dall’inizio anche dei casi degli asintomatici, probabilmente sarebbero bloccati molti focolai di contagio.
Dicevano anche che il virus non è pericoloso per i giovani, che a rischio sono solo le persone di over 60... Insomma, sono tutti gli errori gravissimi!
— A che punto sono in questo momento le indagini? Quali sono le Sue aspettative?
— Non sono le indagini facili, la magistratura deve sentire le persone di altissimo livello. Abbiamo, per esempio, incluso nell’elenco un Premio Nobel. Dipenderà quindi dalla capacità del Pubblico Ministero che ha in assegnazione questo fascicolo.
— Avete avuto qualche riscontro da parte dell’Organizzazione?
— No, non si da riscontro a chi ti denuncia. Lo si odia e basta! Quindi non ci aspettiamo baci o mazzi di fiori. Noi non abbiamo i rapporti con i soggetti che siamo costretti a denunciare contro la nostra volontà, perché commettono presumibilmente delle illegalità.
— Pensate anche di azioni risarcitorie contro l’Oms?
— Per il momento abbiamo iniziato una causa civile contro la Repubblica Popolare Cinese e non abbiamo ancora avviato un’azione contro l’Oms. Se il processo penale arriva a un avviso di garanzia contro il responsabile, faremo costituire in massa tutti gli italiani come parti offese in questo procedimento.