E' di oltre un miliardo di euro l'impatto della pirateria audiovisiva sul sistema economico italiano, con danni per 500 milioni al Pil del Paese e altri 200 milioni di mancati introiti per l'erario e almeno 5.900 posti di lavoro andati persi.
Lo rivela un'indagine effettuata dall'Ipsos per la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali e relativa al solo anno 2019.
Tale fenomeno ha visto una netta impennata nel corso del periodo di quarantena, con il numero dei pirati che è cresciuto di tre punti percentuali, passando dal 37% al 40% e gli atti illeciti di pirateria cresciuti da 69 milioni del bimestre medio del 2019 a 243 milioni.
Il trend, stabile rispetto all'anno precedente, si stima che abbia portato a una perdita da 591 milioni di euro netti in un anno con 96 milioni di fruizioni perse.
Il contenuto maggiormente ricercato, come è lecito aspettarsi, rimangono i film (84% dei casi), sebbene si registri un netto calo del numero degli atti (-34%).
Seguono serie e fiction (63%) e programmi (46%), mentre si registrano in forte aumento anche gli eventi sportivi live (27%).
Nuove modalità di fruizione illegale
Stando a quanto riferito da Ipsos, il nuovo anno ha portato un cambiamento nelle modalità di fruizione illegale: pur rimanendo stabilmente al primo posto lo streaming, si è tuttavia assistito ad una brusca impennata riguardante l'accesso alle Iptv illegali, per un incidenza pari al 10%.
Si rileva inoltre un utilizzo intensivo di applicazioni di messaggistica istantanea e dei social network come piattaforme di riferimento per il reperimento di contenuti piratati.