Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiamato il nuovo coronavirus come "kung flu" durante il suo primo intervento per la campagna elettorale dopo mesi.
"Ha più nomi di qualsiasi malattia nella storia. Posso nominare "kung-flu". Posso nominare 19 diverse versioni di nomi", ha detto Trump sabato ai sostenitori a Tulsa, in Oklahoma (flu in inglese significa influenza).
Al comizio elettorale a Tulsa Trump ha affermato di aver ordinato ai funzionari sanitari di "rallentare i test" in modo che le statistiche sul coronavirus non sembrino così gravi. La Casa Bianca ha dichiarato successivamente che Trump faceva “chiaramente ironia per richiamare l'assurda copertura mediatica” della pandemia.
Gli Stati Uniti sono il Paese più colpito del mondo, con 2,25 milioni di casi confermati e oltre 120mila morti e proprio l'amministrazione Trump è stata criticata per la gestione dell'epidemia.
A marzo, il reporter della CBS Weijia Juang si è lamentata del fatto che un funzionario della Casa Bianca ha definito il virus "kung flu". Sebbene l'amministrazione abbia negato l'affermazione, la consigliera di Trump Kellyanne Conway ha definito l'osservazione "altamente offensiva".
Dall'inizio della pandemia, Donald Trump ha ripetutamente usato il termine "virus cinese", attirandosi le accuse degli attivisti per i diritti civili, secondo cui queste espressioni alimentano la xenofobia nel Paese.
"L'uso deliberato di termini come "virus cinese" ha definitivamente alimentato le fiamme del razzismo nei confronti degli americani asiatici in questo Paese", ha dichiarato a marzo John C. Yang, presidente dell'organizzazione americana senza fini di lucro per la promozione dei diritti civili.
Trump ha negato al momento che le sue osservazioni sul "virus cinese" fossero offensive per gli americani asiatici. "Penso che probabilmente loro sarebbero d'accordo al 100%. Viene dalla Cina. Non c'è nulla per cui non essere d'accordo", ha affermato.
In precedenza il presidente americano in più di un'occasione non aveva risparmiato critiche al governo cinese per la gestione del coronavirus, in particolare per non aver fermato la diffusione dell'infezione COVID-19 dalla città di Wuhan e per aver segnalato la malattia troppo tardi all'Organizzazione Mondiale della Sanità, anch'essa finita nel mirino di Trump in quanto ritenuta troppo vicina a Pechino e per questo non meritevole di avere relazioni con gli Stati Uniti.