Coronavirus, senza zone rosse l'Italia avrebbe rischiato 600-800 mila morti

© Sputnik . Tatiana Volobyeva / Accedi all'archivio mediaEmergenza coronavirus in Italia
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A gennaio il governo venne avvisato del rischio epidemico e venne presentato un piano contenente scenari troppo drammatici da esser rivelati alla popolazione senza scatenare il panico.

A parlare è il Direttore Generale del Ministero della Salute, Andrea Urbani, che in un'intervista al Corriere della Sera ripercorre i primi momenti in cui l'Italia si è trovata ad affrontare l'epidemia di coronavirus, quando ancora la comprensione della reale portata della stata era legate alle notizie provienti dalla Cina. 

"Con il senno di poi, sarebbe stato meglio un lockdown immediato. Ma allora c’erano solo i due cittadini cinesi e si è deciso di assumere scelte proporzionate. Attenzione, però. Come ha certificato lImperial College, se il governo non avesse adottato le zone rosse e le altre misure di contenimento l’Italia avrebbe avuto tra i 600 mila e gli 800 mila morti" - spiega Urbani.

Il "piano nazionale di emergenza", contenente gli orientamenti programmatici che poi hanno ispirato l'azione dell'esecutivo, presentava tre scenari possibili, uno dei quali troppo drammatico, con cifre che avrebbero messo in crisi qualsiasi sistema sanitario, per poter essere presentato al pubblico senza scatenare inutilmente il panico. Da qui la decisione di non renderlo pubblico ma mettere in campo da subito una task force.

Il governo non è intervenuto in ritardo sull'epidemia, “già dal 20 gennaio avevamo pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito. La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio”, rivela Urbani.

I morti in Lombardia

L'Italia "è stata investita da uno tsunami", ricorda il dg, che ha colpito in modo particolare la Lombardia con un brutale indice di mortalità. L'Italia è stato il primo paese europeo a dover affrontare il COVID-19, ma aveva un piano anti-contagi sin dal ricovero dei primi due cosi, la coppia di turisti cinesi ricoverata allo Spallanzani di Roma a metà gennaio. 

La strana polmonite cinese

I primi allarmi su una nuova malattia arrivano il 5 gennaio, scrive il Corriere, con una circolare della Direzione generale della prevenzione sanitaria con oggetto "Polmonite  da eziologia sconosciuta – Cina". Due pagine firmante dal direttore dell'Ufficio 5 di Prevenzione malattie trasmissibili e profilassi internazionale, Francesco Maraglino, in cui si elencano i sintomi clinici dei primi 44 pazienti di Wuhan: febbre, difficoltà respiratorie e lesioni invasive ai polmoni. 

A conclusione della circolare le raccomandazioni dell'Oms: "evitare restrizioni ai viaggi e al commercio con la Cina  in base alle informazioni attualmente disponibili su questo evento". Solo il 30 gennaio, dopo aver dichiarato lo stato d'emergenza nazionale, l'Italia blocca i voli diretti con la Cina.

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