Secondo il direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, non ha senso parlare di picco dell'epidemia se "lo facciamo a livello nazionale". A detta sua il virus è diffuso a "macchia di leopardo" per il territorio italiano quindi si hanno dei livelli di incidenza maggiore in alcuni punti come nel bresciano e nel bergamasco, mentre ad esempio nel lodigiano "abbiamo superato per ora il peggio".
"Sarà una battaglia a singhiozzo" ha continuato Rezza, "e ogni volta che l'epidemia accellera in qualche parte d'Italia dobbiamo reagire".
Ha aggiunto poi che è impossibile per ora fare previsioni perché l'infezione è diffusa in maniera non uniforme e che la "fuga di decine di migliaia di persone al Sud potrebbe portare un incremento questa settimana" e che questo potrà essere contenuto se le regioni del Mezzogiorno avranno preso le giuste precauzioni.
Per quanto riguarda le statistiche nere sui ricoveri e i decessi Rezza ha spiegato che in Italia è presente una popolazione molto anziana e che quindi è comprensibile perché ci siano stati così tanti casi tra le persone anziane.
L'epidemiologo inoltre si è espresso sulla rete ospedaliera italiana dichiarando che "al nord è molto buona" e che nonostante ciò la situazione è drammatica. Quindi spera "che si possa integrare con altri posti in terapia intensiva" e "che questo avvenga anche al sud".
In conclusione Rezza ha parlato della possibilità di fare tamponi a tappeto sulla popolazione, come proposto dal Veneto, dicendosi però dubbioso affermando che "c'è un problema di fattibilità" e che in alcune regioni si ha difficoltà a fare i tamponi persino ai sintomatici.