In primo luogo, si osserva che tutte le navicelle spaziali inviate su altri corpi celesti sono sottoposte alla cosiddetta "quarantena planetaria", cioè devono rispettare i requisiti fissati dal Comitato per la ricerca spaziale (COSPAR), al fine di proteggere gli altri pianeti dai microrganismi terrestri e la biosfera terrestre da possibili agenti patogeni trasmissibili durante il rientro dallo spazio delle apparecchiature prima in orbita.
Così come avviene ora, tutte le merci trasportate continueranno ad essere trattate con biocidi che permetteranno di scongiurare il trasferimento di agenti patogeni. Ma si deve anche cominciare a effettuare ricerche in vitro per studiare gli effetti esercitati dal volo nello spazio e dagli elementi presenti sulla superficie lunare o marziana, quali l’assenza di campo gravitazionale e la radiazione di particelle pesanti. Possibile è altresì l’invio del virus influenzale su un satellite automatico di ricerca Bion-M o all’interno di studi simulati in vitro sulla Terra. Questo per evitare di inviare campioni di coronavirus e per osservare gli effetti che può avere nello spazio e durante un volo interplanetario.













