Questa settimana ricorre il sesto anniversario degli eventi verificatisi in Crimea i quali hanno portato la penisola a entrare a far parte della Russia. L'Istituto polacco per gli affari internazionali (Polski Instytut Spraw Międzynarodowych) ha richiamato l'attenzione su questa data. In particolare, in un recente rapporto pubblicato dall'organizzazione si legge che dopo la "annessione" della Crimea, Mosca ha iniziato ad alimentare la propria presenza militare nel Mar Nero riuscendo così ad ottenere la superiorità sulla NATO.
Il Moskva in fase di riparazione, ma gli assi nella manica non finiscono qui
Com’è composta la moderna Flotta del Mar Nero? Rispetto agli anni 2000 si è notevolmente rinnovata e ora non ricorda più i tempi della seconda guerra in Ossezia del Sud dell'agosto 2008.
L'ammiraglia della flotta è rimasta l’incrociatore missilistico Moskva del progetto 1164, un natante equipaggiato con 16 lanciatori per i potenti missili antinave P-1000 Vulkan, nonché con un sistema di difesa contraerea S-300F. Il natante di epoca sovietica è in fase di riparazione presso il cantiere di Sebastopoli già da qualche anno, ma, una volta terminati i lavori, riacquisterà di diritto il proprio status di unità principale di combattimento. I missili P-1000 Vulkan sono tra i più efficaci nello sfondamento della difesa dei gruppi di attacco di portaerei. Inoltre, sono anche in grado di infliggere colpi in territorio nemico fino a 700 km di distanza.

I natanti di superficie di punta della Flotta del Mar Nero sono, a mio avviso, le tre fregate del progetto 11356R Admiral Grigovorich, Admiral Essen e Admiral Makarov. Si tratta di natanti di recente costruzione, equipaggiati con il sistema Kalibr-NK e alcuni sistemi d’artiglieria e antimissilistici. Rappresentano uno degli elementi fondamentali della flotta, in grado sia di distruggere obiettivi terrestri a grandi distanze sia di condurre operazioni militari contro obiettivi aerei e navali.
La caratteristica principe dei natanti di questo progetto è la dotazione di un sistema informatico di combattimento in grado di aggregare i dati provenienti da un gran numero di fonti diverse. Questo permette a questi natanti di assurgere al ruolo di centri informatici per l’intera flotta e, in particolare, per quegli altri natanti che non presentano a bordo sistemi così avanzati. Natanti di questo progetto risalgono ancora agli anni ’70 e ’80 e sono presenti in tutte le flotte della Marina militare russa.
Le Karakurt sono natanti compatti che vantano, di fatto, un’importanza strategica: infatti, con l’aiuto dei Kalibr riescono a distruggere obiettivi terrestre siti anche a 2000 km o più di distanza. Unitamente alle fregate e ad altri natanti della flotta, i quali rendono possibile il puntamento a distanza delle unità di combattimento e assicurano la difesa dagli attacchi aerei, queste corvette costituiscono un elemento chiave della flotta.
Sommergibili con missili Kalibr distintisi nel conflitto siriano
Menzione a parte meritano i sommergibili. I sommergibili della Flotta del Nord tra gli anni ’90 e gli anni 2000 lasciavano parecchio a desiderare: infatti, erano presenti alcuni sommergibili obsoleti degli anni ’70 e un esemplare di moderno sommergibile diesel-elettrico B-871 Alrosa. Questa versione è una variante dei ben noti sommergibili 877 KILO che sono presenti in tutte le flotte della Marina militare di Russia, Cina, Iran e Polonia. Questo sommergibile è stato inserito negli armamenti della flotta a partire dal 1990 e, a mio avviso, non può più essere considerato al passo con i temi.
Tra il 2014 e il 2015 la Flotta del Mar Nero cominciò a inserire nei propri armamenti i sommergibili 06363 i quali furono messi a punto appositamente per la flotta russa dal cantiere navale Admiralty Shipyard di San Pietroburgo. I 06363 sono i sommergibili non nucleari russi più all’avanguardia, sono equipaggiati sia con il sistema missilistico Kalibr (per l’impiego di missili da crociera mediante siluri) sia con i più moderni sistemi informatici.
I missili Kalibr, distintisi durante le operazioni antiterroristiche condotte in Siria, possono essere impiegati per distruggere obiettivi terrestri, natanti e sommergibili nemici.
Già 10 anni fa si puntò sulla Flotta del Mar Nero
È proprio vero pensare che la “militarizzazione” russa del Mar Nero sia cominciata dopo la riunificazione della Crimea alla Russia? Proviamo a ragionarci.
Situazione analoga è quella relativa alle fregate del progetto 11356R. La costruzione di questi natanti destinati alla Flotta del Mar Nero fu avviata nel 2010 e già allora si pensò di destinare le prime 6 fregate del progetto alla Marina militare russa e, in particolare, alla Flotta del Mar Nero. Si prevedeva che tali natanti sarebbero stati dislocati a Sebastopoli dove, stando agli accordi internazionali allora in vigore, era sita una base della Marina militare russa.
Chiaramente, si cominciò a costruire le corvette del progetto 22800 Karakurt già dopo la riunificazione della Crimea alla Russia. E per farlo si impiegarono anche cantieri navali siti nella penisola. Questo è un dato di fatto. Tuttavia, a mio avviso, rispetto agli ammodernamenti apportati alla Flotta negli anni precedenti, questa non è che una piccola, sebbene tangibile, aggiunta.
Supremazia o ripristino della presenza?
Chiaramente, una flotta più forte e dotata di una solida difesa antimissilistica conferirebbe alla Russia maggiore sicurezza ai confini meridionali. Considerate comunque che la Flotta del Mar Nero alla sua composizione odierna è per numero di natanti da combattimento sensibilmente dietro alla Marina militare turca. Dunque, forse è prematuro parlare di “supremazia”. Bisognerebbe piuttosto parlare di ripristino della presenza della Marina militare russa nel Mar Nero.