Mattia, il 38enne considerato il primo paziente ad aver contratto il coronavirus in Italia, ha vinto la sua battaglia. Dopo 30 giorni può considerarsi guarito. Da 11 giorni è stato staccato dalla macchina respiratoria e a poco a poco ha recuperato tutte le sue funzioni vitali, abbandonando uno per volta i macchinari a cui era legato e che gli fornivano quelle armi nella guerra contro la malattia.
Ancora non può incontrare la moglie se non attraverso il vetro di un reparto ospedaliero, per precauzione e perché la donna è all'ottavo mese di gravidanza. Il più grande desiderio di Mattia è quello di lasciarsi questo incubo alle spalle e assistere alla nascita della figlioletta, che avverrà a breve.
"L' unico desiderio che ho è potere assistere alla nascita di mia figlia. I dottori mi assicurano che ce la farò", dice Mattia dopo il primo incontro con la moglie, avvenuto ieri.
Intanto il sangue di Mattia, aiuterà a salvare molte vite.
"Abbiamo isolato gli anticorpi prodotti dai primi contagiati nel Lodigiano - spiega Fausto Baldanti, primario di virologia all'ospedale Policlinico San Matteo di Pavia, che ha seguito il caso di Mattia. "Il loro plasma - continua - come già in Cina, aiuterà a salvare molte vite. E' pronto un test più rapido e completo del tampone, che rivela anche la concentrazione del virus: saperlo rende le terapie più efficaci e tempestive".
Mattia dovrebbe poter lasciare l'ospedale e tornare a casa a riabbracciare i suoi cari la prossima settimana. Si era presentato all'ospedale di Codogno il 18 febbraio, senza i sintomi evidenti della malattia, tanto che era tornato a casa. Ma due giorni dopo le sue condizioni si sono aggravate ed è stato ricoverato in rianimazione.
Venerdì 21 febbraio è stato conclamato come primo caso di Covid-19 in Italia, contagiato per via endogena.