Il Coronavirus ha spaventato non solo la gente ma anche i mercati. La Borsa di Milano risulta di avere il peggior risultato al mondo, in un giorno ha fatto tonfo del 16,9%, il peggior crollo nella sua storia.
I decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) promulgati l’8 e il 9 marzo e quello promulgato, terzo in quattro giorni, la sera dell’11 marzo, hanno spaventato la gente. In alcuni posti hanno causato un vero panico, la corsa e le code ai supermercati. Ma forse volevano a tutti i costi fermare la gente a casa, per non espandere la diffusione del virus.
“Evitare ogni spostamento delle persone fisiche […] salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute” dice Dpcm.
All’inizio nessuno crede alla possibilità di andare in galera, ma poi arrivano le notizie da tutte le città di fermi e di sanzioni. Parte la campagna sui social #iorestoacasa. In tanti, incluso il Presidente Conte, pensano di assoluto divieto di uscire se non per i tre motivi di cui sopra. A Milano e hinterland si chiudono i parchi. I sindaci fanno appelli alla gente di non uscire. Giorno dopo giorno si vedono più persone con le mascherine sia monouso che pesanti di uso multiplo, anche all’aperto (qualche scienziato ha parlato che sono inutili anzi fanno male all’aperto, servono solo alle persone malate, per non infettare gli altri). Che comunque non si trovano da nessuna parte.


Negozi chiusi, città deserte, funzionano solo le edicole, i tabacchi (si scherza per vendere più sigarette per beccare il virus nel modo peggiore), le farmacie e i negozi alimentari. Le aziende che possono, hanno messo le persone in modalità smart working (lavorare da casa via internet), altri cercano di limitare al minimo gli spostamenti e cercare di rispettare le norme di sicurezza: distanza minima di 1 metro, disinfestazione etc. Qualcuno contento – non si deve spostare e perdere magari tre ore di viaggio andata ritorno per andare al lavoro. Ai dipendenti di alcune aziende però arriva la circolare: “ogni settimana dovete usare due giorni di ferie”, o “un giorno di ferie”. Ovviamente non puoi né andare al mare o in montagna in vacanze… Quindi ferie obbligatorie a casa. Ma la gente capisce la situazione e accetta senza reclamare.




Praticamente tutti i supermercati fanno entrare poche persone alla volta, uno ad uno, si creano le file fuori (quasi piacevoli quando c’è bel tempo, un po’ meno quando piove). Distanza di almeno un metro, ma di fatto se c’è la possibilità la gente resta a due o tre metri. Nelle file si parla poco, si scherza di meno.
Esco attentamente per motivi di lavoro, passo per la scuola, ovviamente chiusa per un mese, vado alla chiesa. C’è un cartello sulla porta che annuncia che sono sospese tutte le celebrazioni eucaristiche festive e feriali; la messa la si può seguire alla TV oppure in streaming su Youtube. Niente matrimoni e funerali aperti solo ai parenti stretti. La porta di metallo si apre. Entro, la chiesa è vuota, anzi ci sono due persone che pregano. Lasciamoli pregare.
Strada vuota. Vedo una donna che porta le borse pesanti della spesa, con mascherina e guanti. Le chiedo se c’è la fila fuori dal supermercato. Risponde di sì, “ho dovuto aspettare 40 minuti prima di entrare”. Allora mi affretto, perché devo fare la spesa anche io. Fila di circa cento metri ma molto tranquilla, perché la gente tiene la distanza anche di tre o quattro metri. Trentaquattro minuti, e sono entrato dentro. C’è la solita frutta e verdura, gli scaffali sono pieni. Forse mancano i prodotti in offerta o sottocosto, ma non c’è panico, i carrelli della gente sono pieni, ma come per una spesa regolare settimanale. Compro pasta, olio, aglio, passata di pomodoro, acqua. Mi hanno detto, che non c’e alcool nei supermercati. Vado vedere: quello per la pulizia manca, superalcolici invece non mancano.

La gente sta creando i modi per divertirsi a casa. Oltre alla solita pulizia, si danno alla cucina, con le ricette per quali ci vuole più tempo (e non avevi mai prima). C’è paura di ingrassare, si gira la vignetta “Conte, chiudimi anche lo stomaco!”. Venerdì la gente ha fatto un bellissimo flashmob: hanno cantato dai balconi delle canzoni e suonato gli strumenti (in tanti hanno cantato l’inno di Mameli).
"Le temperature stanno diventando miti, ma non usciamo il sabato e la domenica. Stiamo a casa anche se c’è il sole. Sabato scorso la situazione era agghiacciante, con gente nei parchi e per strada. Se resistiamo otto giorni, io penso che forse arriviamo a una svolta", annuncia l’assessore al Welfare di Lombardia Giulio Gallera. E la pioggia è corsa in aiuto al suo appello.
Sabato ore 12. Un altro flashmob: dai balconi un immenso e caloroso applauso ai medici e agli infermieri impegnati nella lotta quotidiana al virus. Loro sarebbero felici di stare a casa, ma non possono.