Il CEO di SpaceX, Elon Musk, rispondendo ai tweet di alcuni utenti, ha spiegato che la sua compagnia sarà in grado di trasportare circa un milione di persone su Marte entro il 2050.
Per Musk, Starship, il nuovo prototipo di nave stellare in progettazione da parte di SpaceX, riuscirà a compiere tre voli interplanetari al giorno caricando un peso pari a 100 tonnellate a tratta, per un totale complessivo di un megatone all'anno.
Starship design goal is 3 flights/day avg rate, so ~1000 flights/year at >100 tons/flight, so every 10 ships yield 1 megaton per year to orbit
— Elon Musk (@elonmusk) 17 января 2020 г.
A tali ritmi, ipotizzando di arrivare a produrre circa 100 Starship l'anno, il magnate ha ipotizzato che potrebbe essere possibile far arrivare circa 100000 persone ad ogni sincronizzazione orbitale tra la Terra e Marte.
Building 100 Starships/year gets to 1000 in 10 years or 100 megatons/year or maybe around 100k people per Earth-Mars orbital sync
— Elon Musk (@elonmusk) 17 января 2020 г.
Rispondendo alla domanda di un utente, che gli chiedeva se a questo ritmo SpaceX potrà essere in grado di inviare un milione di persone l'anno sul pianeta rosso, la risposta di Musk è stata piuttosto eloquente: "Sì".
Musk e la colonizzazione di Marte
Sin dal 2018, Elon Musk ha cominciato a formulare i propri piani di colonizzazione di Marte, accendendo i riflettori su una possibilità che l'imprenditore ritiene tutt'altro che fantascientifica.
Oltre ad aver rivelato la sua intenzione personale di trasferircisi, qualora esso diventasse colonizzabile, nei mesi scorsi il CEO di SpaceX è salito all'onore delle cronache per due idee, all'apparenza alquanto bizzarre, da attuare per creare la vita sul pianeta rosso.
La prima di esse consisterebbe nel bombardarlo con degli ordigni nucleari ad alto potenziale, trasformando così in vapore l'acqua intrappolata nei ghiacciai dei poli di Marte, liberando anidride carbonica e creando un effetto serra che alzerebbe la temperatura del pianeta.
La seconda ipotesi del filantropo sarebbe invece quella di utilizzare degli immensi riflettori satellitari, in modo da scaldare i poli del pianeta rosso a tal punto che possa venir rilasciata una quantità di anidride carbonica sufficiente alla formazione dell’effetto serra, imitando l’atmosfera terrestre.