Un problema comune attanaglia grandi e piccole città, quartieri centrali e di periferia, centri urbani e frazioni, da Nord a Sud seppur con dei distinguo: la figura del medico di famiglia sta lentamente scomparendo, ma questa volta non c'entra la mela che ce lo toglie di torno come recita il famoso proverbio: molti dottori sono andati in pensione o presto si accingono a riporre il camice bianco per essersi guadagnati la meritata pensione per raggiunti limiti d'età, ed i giovani sostituti sono troppo pochi per rimpiazzarli senza arrecare disagi ai pazienti.
In alcune realtà alcune famiglie hanno avviato raccolte firme per convincere il loro medico a restare fino a quando la legge lo consente, ma molto spesso i dottori preferiscono godersi la pensione, anche se a malincuore, dato che il lavoro è stressante e di recente è stato reso ancor più pesante dai troppi adempimenti burocratici.
Proprio sul fronte pensionamenti si registra adesso il picco. Finora andavano in pensione ogni anno circa 700-800 medici di base, ma nei prossimi tre o quattro anni si arriverà fino a 2.500 pensionamenti, col picco dei 3mila nel 2023. Spiegato con altre parole, secondo Silvestro Scotti, segretario della Federazione nazionale dei medici di medicina generale, nel giro di quattro anni si registrerà una carenza d'organico di 10-15mila medici.
Se si considerano i pediatri, prosegue Scotti, alcuni dati stimati parlano di una carenza complessiva di 16mila medici di famiglia. In molti casi gli italiani saranno costretti a cambiare ambulatorio. La situazione è particolarmente critica nel Nord, con alcune zone di Milano o di Torino già scoperte, mentre nelle regioni centrali solo ora l'emergenza ad intravvedersi.
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— fimmgnotizie (@fimmgnotizie) 9 dicembre 2019
Questa criticità si diffonderà a macchia d’olio anche nel Mezzogiorno. Ogni medico di base può avere al massimo 1.500 pazienti, tuttavia quasi tutti i medici di famiglia hanno già raggiunto il limite consentito.
Secondo la Federazione nazionale dei medici di medicina generale, una delle cause di questo problema grava sulle università, perché non puntano sulla medicina generale, ma all'idea della medicina specialistica. Più in generale si tratta di un problema di programmazione.