Dopo le prime indiscrezioni diffuse tra i manifestanti nelle scorse ore, è arrivata la conferma dal diretto interessato. Il primo ministro libanese, Saad Hariri, in carica dal 2016, ha annunciato le proprie dimissioni in seguito alle manifestazioni che da giorni continuano in tutto il Paese e nella capitale Beirut.
"Conto sul palazzo (presidenziale ndr) Baabda per presentare le dimissioni del governo in risposta ai numerosi libanesi scesi in piazza", ha scritto Hariri sul proprio profilo Facebook.
أنا طالع الى قصر بعبدا لتقديم استقالة الحكومة تجاوباً مع الكثير من اللبنانيين الذين نزلوا الى الشارع #لبنان_أولاً #سعد_الحريري #لبنان_ينتفض
— Saad Hariri (@saadhariri) 29 октября 2019 г.
Secondo quanto riportato da Reuters, il premier libanese avrebbe ammesso di trovarsi "in un empasse" e ha rivolto un appello al popolo libanese di "preservare la pace".
Proprio negli stessi minuti in cui Hariri annunciava le proprie dimissioni, decine di persone armate di bastoni hanno aggredito dei manifestanti pacifici assembrati nel centro di Beirut. Un corrispondente di Sputnik sul posto ha segnalato che alcuni di loro, così come alcuni giornalisti, sono rimasti feriti.
Le forze dell'ordine e l'esercito sono stati costretti ad intervenire per ristabilire l'ordine per le strade della capitale libanese.
The Prime Minister of Lebanon has just announced his resignation after two weeks of protest.
— Joshua Potash 🆘 (@JoshuaPotash) 29 октября 2019 г.
These are the streets of Beirut right now.
pic.twitter.com/pl3F1hFxgX
Le proteste in Libano
La recente ondata di proteste in Libano è partita dopo l’annuncio del governo di introdurre nuove tasse, tra le quali anche un’imposta sull’utilizzo dell’applicazione di messaggistica WhatsApp e l'aumento delle accise su sigarette nazionali e importate. Dopo l’inizio delle manifestazioni il governo ha parzialmente ritirato le proposte di nuove tasse, ma questo non ha fermato il malcontento dei cittadini nei confronti del governo, incapace di dare una risposta sulle emergenze che affligono il paese da alcuni anni a questa parte: occupazione, smaltimento irregolare dei rifiuti, afflusso di profughi dalla vicina Siria.