Mentre sembra ormai certa una rielezione del presidente Evo Morales, accreditato al primo turno di una percentuale vicina al 47%, scoppia la protesta in Bolivia con l'opposizione di destra guidata da Carlos Mesa che grida al broglio elettorale e fa sapere di non avere intenzione di riconoscere il risultato del voto.
In almeno tre città boliviane, Oruro, Tarija e Sucre, degli attivisti avrebbero appiccato il fuoco in alcuni seggi elettorali, dando luogo a diversi episodi di vandalismo e a scontri per le strade con le forze di polizia.
Nella tarda serata di lunedì, il quotidiano locale El Deber dava Morales avanti con uno scarto di oltre 10 punti percentuali su Mesa, citando i dati forniti dal Tribunale elettorale Supremo boliviano.
Le immagini dei disordini sono state riprese da diverse persone e ripubblicate su Twitter, che hanno accusato le opposizioni di destra di star mettendo in atto delle pratiche di stampo "fascista" per un risultato che non li ha "soddisfatti".
#Bolivia || Se encienden las calles luego de que oficialmente se anunciara a @evoespueblo como presidente de la República.
— 𝓜𝓸𝓻𝓲𝓽𝓪 (@RaytiPadilla) October 22, 2019
Así actúa el fascismo, no contentos con el resultado ahora se tiran a las calles a hacer estragos. Pero, #NoPudieronNiPodran #PLOMO19 pic.twitter.com/wRS6ohkjSD
Il sistema elettorale boliviano
Il sistema elettorale boliviano prevede che, per ottenere la vittoria al primo turno delle presidenziali, un candidato debba ottenere la maggioranza relativa, dunque superare il 50% dei consensi, oppure raccogliere almeno il 40% delle preferenze ma in questo caso è necessario che vi sia uno scarto di almeno 10 punti rispetto al candidato più vicino.
Evo Morales è il primo presidente indigeno della Bolivia ed è stato eletto ininterrottamente dal 2006; il suo rivale principale, Carlos Mesa, ha servito come presidente nel triennio 2003-2005.