"Quando è stato reso noto che la Svezia avrebbe raggiunto questo obiettivo (l'embargo sugli armamenti alla Turchia, ndr), diversi paesi hanno dichiarato: "Cosa possiamo fare, dobbiamo sostenere l'embargo sulle armi, abbiamo bisogno di regole proprie? Ma si pone la questione sulla necessità di reagire, non solo di giudicare", ha spiegato Linde.
Come sottolinea la Sveriges Radio, la mancata unanimità sull'embargo è dovuta al fatto che alcuni paesi sono stati spaventati delle minacce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di "aprire le porte" ai milioni di rifugiati che potrebbero raggiungere l’Europa.
Tuttavia, il titolare del ministero degli Affari Esteri svedese sostiene che lei e i suoi colleghi riusciranno ad accordarsi su un primo piccolo passo verso misure più severe nei confronti della Turchia.
“Potrebbe essere raggiunta un’intesa e l’Ue creerà un gruppo di lavoro per una rapida esaminazione delle possibili restrizioni”, ha riferito il ministro svedese.
Iniziativa di sospendere le forniture di materiale bellico alla Turchia
La Svezia è stato il primo paese a dichiarare la necessità dello stop di forniture di armi alla Turchia, che sta conducendo l'operazione militare Fonte di Pace nel nord della Siria. Il ministro degli Esteri svedese Ann Linde ha annunciato questa esigenza poco dopo l’avvio dell’operazione. Svezia, come Paesi Bassi, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Germania e Francia infatti hanno già interrotto le vendite di armi alla Turchia.
Posizione dell’Italia
Il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha dichiarato sabato scorso che avrebbe sollevato la questione dell’embargo sulle esportazioni militari verso la Turchia consiglio europeo dei Ministri degli Affari Esteri in programma oggi.
“Chiederemo che tutta l'Unione europea blocchi la vendita di armi alla Turchia, e lo chiederemo con tutti i paesi europei”, ha affermato Di Maio.
Nella serata di ieri il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha dichiarato che c’è una necessità di fare un appello alla Russia e agli Stati Uniti “perché loro probabilmente hanno gli strumenti per intervenire e fermare la guerra”.
Il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte in precendenza aveva definito le azioni delle forze turche in Siria come “riprovevoli”.