"Sono stato eletto capo politico con l'80% di preferenze, non con il 100% ed è giusto che ci sia chi non è d'accordo ma far passare quelle 70 firme per 70 firme contro di me... Ci sono persone che potrei definire amiche e con cui lavoro ogni giorno che mi hanno chiamato e mi hanno detto che è un grande malinteso: 'non è contro di te ma per rafforzare il gruppo parlamentare'. Così il capo politico del movimento da New York ha commentato la rivolta di ieri di alcuni senatori pentastellati.
Nell'assemblea per la scelta dei nuovi capigruppo al senato, era arrivata la richiesta choc di modifica dello Statuto 5 Stelle per limitare i poteri in mano al capo politico del Movimento. I senatori hanno chiesto la costituzione di un direttorio con 10 "facilitatori", che comprenda i due capigruppo di Camera e il garante Beppe Grillo. La richiesta ha visto contrapporsi le due fazioni pro e contro di Maio.
L'accordo di La Valletta
Da New York, Di Maio ha commentato l'accordo raggiunto a Malta, che considera una vittoria da non enfatizzare. Infatti secondo il capo politico del movimento "il problema dei migranti non si risolve distribuendoli negli altri Paesi europei ma fermando le partenze e per questo siamo impegnati in vari colloqui sulla stabilità della Libia, per fermare il conflitto e evitare che il Paese diventi ulteriormente una rotta di migranti verso l'Italia".
Con l'accordo di Malta, aggiunge il ministro "adesso abbiamo un meccanismo di redistribuzione, a differenza di quando venivano fatti sbarcare, anche con il ministro Salvini, perché si sequestravano le navi e ce li dovevamo tenere tutti".