A Roma nasce “Vox Italia”: nuovo partito politico

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A Roma il 14 settembre è nato ufficialmente un nuovo partito politico “Vox Italia”: la Voce dell’Interesse Nazionale. L’embrione di un partito che dovrebbe intercettare il malcontento generale di quei cittadini italiani, in un qualche modo, mortificati, anche traditi dagli ultimi eventi politici della scena nazionale.

Una “voce” per tutti coloro che non si sentono allineati al pensiero unico dominante e nemmeno più rappresentati dagli attuali partiti politici, indistintamente di destra o di sinistra, tutti ormai asserviti ai poteri mondialisti del neoliberismo e della globalizzazione e per risentir parlare d’interesse nazionale.

© Foto : fornita da Diego FusaroDiego Fusaro
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Diego Fusaro

Nel salone dell’Hotel Quirinale gremito di partecipanti giunti da tutta Italia per assistere all’assemblea costituente di Vox, Sputnik Italia è riuscitо ad avvicinare Francesco Toscano, presidente del movimento, per una descrizione dello stato attuale del partito:

“Faccio parte di un ufficio collegiale insieme all’avvocato Giuseppe Sottile, che all’interno dell’ufficio di presidenza svolge il compito di segretario organizzativo e all’avvocato Marco Pipino con funzioni di segretario amministrativo. Questo è il gruppo provvisorio che provvederà a costruire lo statuto e che darà il via ai lavori. Una volta poi che il movimento sarà in grado di camminare con le proprie gambe, i prossimi rappresentanti verranno eletti con metodo democratico da un’assemblea. Questo è un inizio da noi avviato sulla base del pensiero di Fusaro che abbiamo recepito e trasferito in politica. Il nostro obiettivo è quello di costruire un partito, un movimento, che riscopra l’importanza della vita democratica non solo dentro le istituzioni ma anche dentro i partiti”.

Nel corso della kermesse è stato più volte ribadito che “Vox” non ha alcun legame con l’omonimo partito spagnolo, ma nasce dall’idea di riempire uno spazio assente nella scena politica italiana quello “socialista e sovranista”; concetti adeguatamente ripresi e approfonditi dall’ideologo del movimento il filoso Diego Fusaro durante il suo atteso intervento ricco di nutriti richiami filosofici.

Nella lunga dissertazione Fusaro ha tracciato con molta chiarezza i principi di “Vox” indicandone le basi teoriche. Eccone alcuni:

Superamento della dicotomia “destra-sinistra”

“Il nostro motto è valori di destra e idee di sinistra proprio per sparigliare le carte, nel senso che questa dicotomia “destra-sinistra” è totalmente fuorviante oggigiorno a tal punto che noi rivendichiamo appieno le idee della sinistra classico-marxista, non quella “fucsia” e arcobaleno, ma quelle di sinistra “rosse”, che hanno a cuore: lavoro, diritti sociali, lotta per l’emancipazione, solidarietà. Rivendichiamo appieno anche i valori di destra della borghesia come: la religione, la trascendenza, il senso della patria, il senso dell’appartenenza a un’identità. La trascendenza intesa come forma di resistenza. Il capitale ha dichiarato guerra a tutte le religioni della trascendenza che non si pieghino all’ordine costituito.. La religione della trascendenza è quella che ci dice che il sacro è indisponibile, non è in vendita, proprio per questo che è sacro ed è per questo che determina l’odio e la rancura dei pretoriani del pensiero unico..

Se lo stato sovrano nazionale è annichilito sotto i colpi della finanza speculativa e sotto i colpi del procedere verso istituzioni post-nazionali ed insieme post-democratiche (che nell’odierna contemporaneità vanno sempre a pari passo) è del tutto evidente che non c’è spazio per fare politiche liberal-populistiche o socialiste, ma vinceranno necessariamente le politiche liberiste. In questa congiuntura storica cessa la dicotomia “destra-sinistra”; la nuova dicotomia della politica, a mio giudizio, diventa tra “basso” e “alto”, tra popolo e classe dominante globale ed elitaria, o, se preferite con le grammatiche hegeliane, tra “servo e signore”

Da questo punto di vista destra e sinistra servono di più a mantenere una sorta di protesi ideologica di amministrazione del consenso delle plebi martoriate dal globalismo e insieme divise.. Destra e sinistra sono evidentemente superate anche in ragione del fatto che la dicotomia “destra-sinistra” ha vigenza fintanto che destra e sinistra propongono visioni del mondo alternative, ma cessa di esistere quando destra e sinistra hanno la medesima visione, cioè mercato assoluto e subalternità all’atlantismo incondizionato. Da questo punto di vista si ha quel sistema che chiamo “alternanza senza alternativa”, dove quale sia la parte vincente vince sempre il banco del capitale liberista”.

Fine del governo “5 stelle – Lega”

Il governo giallo-verde (in base ai rispettivi colori simbolo di 5 stelle e Lega ndr.), che piacesse oppure no, era un governo sicuramente non gradito alla elite dominante, l’aristocrazia finanziaria. Bastava vedere le reazioni scomposte dei mercati, i nervosismi costanti dello spread e naturalmente la rancura incontenibile da parte degli apolidi della finanza liquido-globale che ultimamente tuonavano contro il governo giallo-verde, la cui colpa inespiabile era quella di essere un governo con un pieno mandato democratico. Un governo che in una certa misura rappresentava “il basso” contro “l’alto” perché combinava tra loro un’istanza di tipo identitario legata alla Lega con un’istanza più socialisteggiante legata ai 5 stelle. Ora il sistema liberista adoperandosi in ogni guisa è riuscito infine a dissolvere questa saldatura. Non solo! È riuscito a far si che si riproponesse la vecchia dicotomia “destra-sinistra” operando in maniera tale che il partito 5 stelle rifluisse verso le sinistre “fucsia” e cosmopolite, ossia del liberismo no-border e la Lega di Salvini rifluisse verso le destre liberiste sovraniste “verde-bluette”. In comune hanno esattamente il fatto che quale sarà la parte al governo, anche in alternanza, vincerà sempre il banco liberista”.

Richiamo alla costituzione italiana

“Il governo “giallo-fucsia” non avrà nulla di “rosso”. Di “rosso”, ci sarà solo il sangue degli italiani e dei lavoratori… Si giura fedeltà all’Unione Europea e insieme si dice di voler fare politiche a sostegno del lavoro. Questo è impossibile per la contraddizione che non lo consente. Giurare fedeltà all’Unione Europea significa giurare fedeltà al modello cosmopolita liberista costruito dagli architetti del mundialismo per colpire le classi lavoratrici. L’Unione Europea è l’unione delle classi dominanti europee contro le classi lavoratrici..

Coniugare sovranismo e populismo: sembrerà un programma rivoluzionario, forse eversivo, in realtà sono gli articoli fondamentali della nostra carta costituzionale. L’Art. 1 che altro è se non una magnifica tematizzazione di un sovranismo populista socialista, che ammette la democrazia come sovranità “del” e “nel” popolo! L’Italia è una sovranità popolare nello stato, che può esercitarsi ed esistere nella misura in cui c’è la sovranità dello stato. Il popolo può essere sovrano nello stato nazionale..”.

Il concetto di “glebalizzazione”

Il segreto degli agenti del mundialismo è stato quello di destrutturare la sovranità dello stato per colpire in tal maniera la sovranità popolare nello stato. Quindi hanno neutralizzato insieme sovranismo e populismo per favorire il globalismo capitalistico, la globalizzazione, che io chiamo “glebalizzazione”, cioè il massacro organizzato delle classi lavoratrici e dei ceti medi mediante il solito inganno delle “sfide” della globalizzazione, che in realtà sono le sciagure della “glebalizzazione”. Non troverete una chance emancipativa per il lavoratore di Fiat-Mirafiori dalla globalizzazione. Egli dovrà “competere” (la parola magica della neo-lingua), con chi in Bangladesh produce il medesimo lavorando 24 ore al giorno senza diritti sociali e alcun riconoscimento sindacale”….

La globalizzazione è una “glebalizzazione”, è un “competitivismo sans-frontière” al ribasso di cui si giovano sempre e solo i signori del capitale. Le due leve del globalismo: delocalizzazione e deportazione di schiavi dalle parti del mondo più basse.. Il capitale abbatte ogni differenza identitaria, colore della pelle, però crea una differenza sempre più grande, di cui nessuno dice però, che crea una forma di disuguaglianza sempre più crescente tra i “primi” e gli “ultimi”.

Gli stessi che oggi lottano contro i muri e contro i confini sono quelli che così facendo stanno creando un muro sempre più alto tra i primi e gli ultimi. La “open” cosmopolitica che è una chance per i signori del capitale, per gli ammiragli della finanza, è una dannazione per le masse nazionali popolari, su tutti i profili: identitario, culturale, lavorativo, esistenziale. Significa appunto “massacro di classe” non più “lotta di classe”; diventa “lutto” di classe”.

Diego Fusaro ha concluso il suo articolato intervento con due citazioni dal sapore programmatico, una di Karl Marx: “Anche la teoria diventa rivoluzionaria quando s’impadronisce delle masse”, l’altra di Ezra Pound: “schiavo è chi aspetta qualcuno che venga a liberarlo”.

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