Probabilmente alcuni di loro nella vicina Albania furono privati degli organi che poi venivano spediti via aerea verso destinazioni sconosciute. Cosa sappiamo davvero del “traffico di organi” in questa area dell’Europa?
Il 19 luglio Ramush Haradinaj, capo di governo del Kosovo autoproclamato ed ex comandante dell’organizzazione terroristica (secondo Belgrado) dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (UÇK), si è dimesso perché chiamato a rispondere dinanzi al Tribunale speciale che giudica i crimini commessi dall’UÇK. Il 24 luglio è stato interrogato come imputato all’Aia, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. In seguito ha dichiarato che la legge gli vieta di rispondere alle domande che gli sono state poste.
Il fratello di Ramush, Daut Haradinaj, che ha un passato militare simile, stando a Milaim Zeka, segretario del Partito Euratlantico del Kosovo, avrebbe anch’egli ricevuto la notifica, ma non ha ritenuto opportuno parlarne pubblicamente. Tali voci sono state diffuse il 15 agosto.
Il dossier dell’Aia sull’ex premier kosovaro
Daut Haradinaj ad oggi non si è ancora presentato di fronte alle istituzioni giuridiche internazionali, mentre il caso del suo fratello maggiore Ramush è stato esaminato ben due volte dal Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia (TPIJ), nel 2005 e nel 2008, e Ramush venne assolto entrambe le volte.
L’ex comandante militare era accusato di aver gestito in prima persona le operazioni di deportazione violenta di serbi e zingari, di fermo coatto di persone, di espropriazione di immobili, di omicidi, stupri e altri crimini, fra cui rappresaglie sugli albanesi kosovari sospettati di collaborare con l’esercito jugoslavo. Il Tribunale stabilì che i membri dell’UÇK avevano commesso crimini atroci, ma Haradinaj non era stato coinvolto.
Va detto che Haradinaj era imputato proprio per avvenimenti accaduti durante la guerra in Kosovo, nella fattispecie per crimini di guerra e contro l’umanità commessi tra il 1° marzo 1998 ed il 30 settembre dello stesso anno. Dunque, rimane un caso irrisolto la scomparsa di cittadini kosovari dopo la fine dell’aggressione NATO contro la Jugoslavia e dopo la ritirata delle Forze armate e della polizia jugoslave dall’inizio dell’estate del 1999 fino al settembre del 2000.
In concomitanza con l’interrogatorio dell’ex premier kosovaro, l’agenzia di stampa serba SRNA ha ricordato il rapporto, sulle deposizioni dei testimoni del 30 ottobre 2003 che fu redatto da Eamon Smith, capo della Missione ONU a Pristina e Skopje, e indirizzato a Patrick Lopez-Terres, capo della Direzione Indagini del TPIJ, e supervisionato da Paul Coffey, capo del Dipartimento Giustizia della Missione ONU in Kosovo (UNMIK).
Del documento non si parla da tempo. E non lo si conoscerebbe nemmeno se non fosse per il libro pubblicato nel 2008 da Carla del Ponte, ex procuratrice capo del TPIJ, dal titolo “La caccia: io e i criminali di guerra” in cui per la prima volta si parla pubblicamente degli organi destinati al mercato nero in Kosovo e Albania e della cosiddetta “casa gialla” nel nord dell’Albania che probabilmente veniva usata come base per operazioni illegali.
In seguito, sulla base delle stesse testimonianze e di ulteriori prove raccolte durante la perizia effettuata alla “Casa gialla” nel 2004, venne redatta dal senatore svizzero Dick Marty la relazione presentata poi all’ Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa alla fine del 2010.
Delle informazioni che evidentemente coincidevano con il contenuto del rapporto di Eamon Smith già nel 2008 era in possesso anche Human Rights Watch.
Nel 2011, dopo l’intervento di Dick Marty all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, in Rete è comparsa una scansione del documento originale dell’UNMIK. Di questo documento hanno scritto diversi media serbi ed anche internazionali.
Ma perché parliamo oggi di questo documento?
Il cambio di condotta dell’UÇK
“Ramush e Daut (i fratelli Haradinaj) nel luglio del 1999 richiesero ai comandanti locali dell’UÇK di organizzare il sequestro dei serbi presenti nel territorio da loro controllato e la loro deportazione in Albania. Continuammo a uccidere e torturare i serbi, ma tutto sotto il controllo dei fratelli”, racconta uno dei testimoni, la cui deposizione è riportata nella relazione UNMIK del 2003.
“Daut Haradinaj si recò a Tirana diverse volte per verificare come andassero le cose. Anche Ramush si recò un paio di volte a Tirana. Non so esattamente tutti i dettagli sul suo coinvolgimento. Lui passò questi affari al fratello, ma sicuramente sapeva tutto”, dice un altro dei partecipanti al trasporto dei prigionieri dal Kosovo in Albania, membro di basso rango dell’UÇK, le cui parole sono anch’esse riportate nel rapporto menzionato più sopra.
L’inattesa preoccupazione dei fratelli Haradinaj affinché venisse salvaguardata l’integrità fisica dei serbi kosovari sequestrati fu una sorpresa anche per gli stessi membri dell’UÇK. Uno di loro ricorda:
“A Prizren ci ordinarono di non picchiare i prigionieri e di comportarci bene con loro. Fu la prima volta che sentii qualcosa di simile e fui sorpreso perché prima di allora ci era sempre stato concesso di picchiarli come volevamo, di spezzare loro braccia e gambe”.
“Fate prima rapporto a me di tutti quelli che catturate, ci ordinò Dukadjin, comandante della regione”, ricorda un altro testimone.
Durante la guerra degli anni ’90 i leader dell’UÇK suddivisero il territorio del Kosovo e della Metochia in 8 aree operative. L’area di Dukadjin comprendeva i villaggi più a ovest. Qui erano attivi circa 2500 combattenti suddivisi in 3 brigate. Il comandante di una di queste era Daut Haradinaj. A comandare l’area operativa era Ramush Haradinaj in persona, stando alle dichiarazioni rilasciate da un testimone al Tribunale Internazionale per l’ex Jugoslavia nel 2011.
Otto testimoni che hanno dichiarato di aver deportato in Albania gruppi di prigionieri fanno luce sulla ragione di quell’improvvisa attenzione dei comandanti dell’ UCK per la salute di quelli che fino al giorno prima erano nemici.
Ma che cos’hanno raccontato esattamente proprio loro che hanno deportato prigionieri vivi e seppellito quelli morti in Albania?
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