La Cina ricorrerà a misure di ritorsione se Washington darà seguito ai piani per imporre dazi alle merci cinesi, dal momento che queste misure compromettono gli sforzi per risolvere le controversie commerciali bilaterali mediante i negoziati, ha annunciato il ministero delle Finanze cinese.
"Questa decisione della parte americana è una grave violazione dell'intesa che i presidenti dei due Paesi avevano raggiunto in Argentina ed Osaka. È una mossa che si discosta dalla risoluzione delle controversie attraverso le consultazioni. La parte cinese sarà costretta ad attuare contromisure", si afferma nella dichiarazione, senza specificare quali sarebbero state le misure di ritorsione.
All'inizio di questo mese il presidente Trump aveva fatto sapere che erano stati pianificati nuovi dazi al 10% sulle altri merci cinesi importate negli Stati Uniti pari a 300 miliardi di dollari, andando così a tassare tutto l'export cinese verso l'America. Tuttavia l'inquilino della Casa Bianca è sembrato ritornare sui suoi passi martedì, dicendo che l'amministrazione avrebbe rinviato i dazi su circa il 60% delle merci per evitare di danneggiare i consumatori statunitensi prima delle vacanze di Natale.
Ultimi sviluppi della guerra commerciale sino-americana
A luglio Donald Trump gongolante su Twitter scriveva di come la crescita in Cina nel 2° trimestre dell’anno fosse la più bassa degli ultimi 27 anni ‘grazie’ proprio ai dazi USA.
China’s 2nd Quarter growth is the slowest it has been in more than 27 years. The United States Tariffs are having a major effect on companies wanting to leave China for non-tariffed countries. Thousands of companies are leaving. This is why China wants to make a deal....
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 15, 2019
Va tuttavia ricordato che pur essendo la crescita cinese nel periodo in considerazione la più bassa da tanto tempo, è comunque al 6,2%, una cifra impensabile per le economie occidentali, e che dopo i dazi su 250 miliardi di import su beni industriali e componentistica già in vigore e l’annuncio di questi nuovi dazi cui si sarebbe dovuto dare atto dal 1° settembre, lo stesso Dipartimento del Tesoro americano aveva pubblicamente accusato Pechino di svalutare volontariamente lo Yuan al fine di riallineare a proprio vantaggio la bilancia dei pagamenti USA-Cina.