Dazi sì, ma dopo lo shopping di Natale – D. Trump spiega così la situazione con la Cina

© AP Photo / Jason Lee/PoolBandiere Cina USA
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che la sua amministrazione ha deciso di rinviare l'introduzione di nuovi dazi sulle merci dalla Cina, in modo da non danneggiare gli acquirenti americani prima di Natale. Solo una tregua?

Ieri, martedì 13 agosto, il Dipartimento del Commercio statunitense aveva annunciato che avrebbe ritardato l'introduzione dei dazi del 10% in precedenza annunciati dal presidente su alcuni beni cinesi, compresi smartphone, laptop e giocattoli, fino al 15 dicembre. Il Dipartimento non aveva tuttavia specificato il volume dei prodotti esclusi dall'azione dei dazi.

Secondo Trump, apprendiamo oggi, gli Stati Uniti stanno facendo questo per il periodo natalizio al fine di evitare un impatto negativo sugli acquisti dei consumatori degli Stati Uniti.

Il presidente americano all'inizio di agosto aveva annunciato l'introduzione di dazi del 10% su merci provenienti dalla Cina per un valore totale di 300 miliardi di Dollari.

Naturalmente già ieri le borse avevano iniziato a volare sperando magari che la notizia fosse preludio ad un vero e proprio accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina, capace di mettere freno alla paventata e non del tutto improbabile minaccia di una crisi economia mondiale prossima ventura. Le piazze finanziarie europee avevano chiuso tutte in rialzo con Milano addirittura a +1,36% e Wall Street oltre il 2% spinta da Apple, e i tecnologici ovviamente. Anche il petrolio risulta in salita al 4%.

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Lo stesso Donald Trump aveva per altro riferito di contatti proficui tra il segretario del Tesoro Steven Mnuchin e il vicepremier cinese Liu He. Lo slittamento consente agli importatori americani di rifornirsi adeguatamente per lo shopping natalizio risparmiando ai consumatori americani i conseguenti aumenti che il gioco dei dazi avrebbe provocato a domino.

È altresì prevista per settembre una nuova tornata di trattative tra le due superpotenze economiche e, pur con le dovute cautele, molti operatori economici confidano in buoni risultati.

A parte la motivazione formale – far risparmiare gli americani – molte sono le indiscrezioni che attesterebbero che dietro la decisione ci siano state le pressioni delle stesse aziende americane e della US Chamber of Commerce che temono che la guerra commerciale che oramai va avanti con Pechino possa portare ad una vera e propria recessione capace di coinvolgere prima di tutti proprio gli Stati Uniti.

A luglio Donald Trump gongolante su Twitter scriveva di come la crescita in Cina nel 2° trimestre dell’anno fosse la più bassa degli ultimi 27 anni ‘grazie’ proprio ai dazi USA:

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Va tuttavia ricordato che pur essendo la crescita cinese nel periodo in considerazione la più bassa da tanto tempo, è comunque al 6,2%, una cifra impensabile per le economie occidentali e che dopo i dazi su 250 miliardi di import su beni industriali e componentistica già in vigore e l’annuncio di questi nuovi dazi cui si sarebbe dovuto dare atto dal 1° settembre, lo stesso Dipartimento del Tesoro americano aveva pubblicamente accusato Pechino di svalutare volontariamente lo Yuan al fine di riallineare a proprio vantaggio la bilancia dei pagamenti USA-Cina.

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