Altro che Europa unita. Atro che solidarietà europea. Ora l’ipocrisia è caduta. Lo scontro sull’immigrazione tra l’Italia e l’asse franco-tedesco dimostra non solo l’inconsistenza delle istituzioni di Bruxelles trasformate in strumento dell’egemonia di Parigi e Berlino, ma anche la pericolosità dell’arma migratoria utilizzata per piegare politicamente ed economicamente chi non s’adegua ai diktat della coppia Macron e Merkel. Per capire la profondità dello scontro partiamo dalla durissima lettera con cui il ministro degli interni Matteo Salvini annuncia di non voler partecipare al vertice dei ministri degli interni europei di lunedì 22 luglio a Parigi.
“L'Italia - scrive Salvini - non è più il campo profughi di Bruxelles, Parigi, Berlino. E non è più disposta ad accogliere tutti gli immigrati in arrivo in Europa”.
Il nuovo conflitto
In quelle due frasi si cela il senso del nuovo conflitto venuto allo scoperto durante il vertice dei ministri degli interni di Helsinki del 17 luglio. A quel vertice Matteo Salvini si presenta con un documento preparato d’intesa con Malta, l’altro paese in prima linea sul fronte degli sbarchi dalla Libia. Il documento punta a superare i blocchi di un trattato di Dublino che condanna il paese di primo arrivo a tenersi tutti i migranti irregolari e a gestire le pratiche di asilo di quelli regolari. La proposta italo maltese prevede la redistribuzione immediata di tutti i migranti regolari e irregolari in centri d’identificazione situati vari paesi europei e l’avvio di negoziati, gestiti da Bruxelles, con i paesi d’origine considerati sicuri (come ad esempio il Senegal) per l’avvio di rimpatri ed espulsioni automatici. Il tutto con l’aggiunta di nuovi limiti all’attività delle Ong e di nuove regole sul soccorso e sul salvataggio in mare per “impedire abusi” in grado di favorire un'immigrazione “illegale e incontrollata”.
La trappola franco-tedesca
La punizione perfetta
Due “campi profughi” dove grazie alla regola del porto “più sicuro” e “più vicino” verrebbero fatti convergere tutti i migranti e da cui, grazie alle regole di Dublino, non sarebbe più possibile ripartirli. Ma la mossa franco-tedesca ha ovviamente un intento politico ed economico. Costringendo Roma ad una lotta permanente con l’immigrazione e con le Ong, pronte in queste ore a riprendere l’attività con la nave Ocean Viking gestita dalle francesi Msf e Sos Mediterranée, significa immobilizzare l’Italia, prostrarla economicamente e ghettizzarla politicamente. La punizione perfetta per l’unico paese dove i cittadini hanno votato in massa contro le regole di un’Europa piegata alla volontà di Parigi e Berlino.
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